Erika Stefani lascia il Ministero per le Disabilità. Ricomincia a lavorare in Commissione per l’Autonomia

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Erika Stefani
Erika Stefani è stata ministro degli Affari Regionali e per le Disabilità

Erika Stefani, vicentina di Trissino, avvocato, senatrice per la terza legislatura consecutiva della Lega, è stata ministro per le Disabilità nel Governo Draghi e per gli Affari Regionali nel Governo Conte 1. Nel prossimo Governo Meloni non lo sarà più e, infatti, è appena stata stata eletta segretaria del Senato all’interno dell’Ufficio di Presidenza. Il nuovo incarico è incompatibile con quello di ministro ed ha dovuto rassegnare anticipatamente le dimissioni ma solo qualche giorno prima del passaggio di consegne al nuovo Governo. Oggi è già nel suo nuovo ufficio al Senato, dove si è trasferita in mattinata con un frettoloso trasloco.

Cosa lascia sulla scrivania del nuovo ministro? “Che non sarò io, è già sicuro. La carica di segretaria del Senato è incompatibile e ora, infatti, non rispondo da ministro. Non so nemmeno se il Ministero per le Disabilità resterà autonomo o sarà accorpato a quello della Famiglia o delle Pari Opportunità o delle Politiche Sociali. Io ho creato un binario dal quale non si può più scendere, perchè la Legge Delega che ho fatto approvare l’anno scorso è già inserita nel Pnrr e dev’essere obbligatoriamente attuata e, nella fase di attuazione, ci sarà un cambio di panoramica con il mondo della Disabilità. Questa è l’eredità che lascio, che diventa anche un obbligo per il nuovo ministro. Se non si attua la legge, si perdono i fondi del Pnrr. Inoltre ho inaugurato un nuovo modus operandi: ogni scelta che è stata fatta all’interno dell’Ufficio delle Disabilità è stata non solo condivisa ma costruita insieme con il mondo associativo. Tornando alla sua domanda lascio anche un metodo di lavoro e i decreti attuativi della Legge Delega, che non ho potuto presentare per la caduta del Governo. Chi arriva al mio posto trova già il lavoro fatto per una settimana.”

Senatrice Stefani, pensa che nel Paese la sensibilità per la Disabilità sia aumentata? “C’è sicuramente una maggiore sensibilità e spero che sia anche merito del lavoro che abbiamo fatto, ma non è ancora sufficiente. Ci sono retaggi di tipo culturale, non c’è una cultura della Disabilità. Ma non il solo ricordiamoci che ci sono i disabili, bisogna che, a monte, qualsiasi tipo di iniziativa sia progettata e organizzata pensando che c’è il mondo della Disabilità e che ne beneficeranno anche gli anziani, le famiglie con bambini. Nel mio mandato spero di essere stata d’aiuto perchè, insediando un’autorità politica, abbiamo scatenato l’interesse della politica su questo tema, c’è stata quasi una corsa a chi fa meglio. In questo Governo sulla Disabilità hanno lavorato anche molti altri ministri. Ho avuto un’enorme richiesta, che nemmeno siamo riusciti a evadere del tutto, da parte di Comuni, Regioni, associazioni per creare iniziative dedicate.”

Tutto questo lavoro fatto con una struttura un po’ all’osso. “In realtà non c’è il Ministero, tecnicamente non lo è, ha la qualifica di Ufficio: un dirigente di prima fascia, pochi funzionari e i collaboratori nominati dal ministro. Abbiamo davvero lavorato in pochi. Siamo riusciti a ottenere risultati perchè ho creato i Gruppi di lavoro con esperti e mi sono rivolta al mondo associativo, in particolare le Federazioni per il superamento dell’handicap e quella tra le Associazioni Nazionali dei disabili, che ringrazierò sempre, e poi tutto l’Osservatorio, che è una macchina straordinaria. Io ho avuto forse la capacità di ascoltare e di trasformare in azione parlamentare e governativa gli spunti provenuti da loro.”

Senatrice Stefani, che voto si dà come ministro per la Disabilità? “Il voto non lo posso dare a me stessa, vedo però che c’è stata una buona parte di cittadini che hanno riconosciuto che in questo anno, ed un anno è poco per lavorare in un ministero, siamo riusciti ad ottenere grandi risultati anche se in molti non ci hanno risposto perchè molte Regioni, purtroppo, non hanno la capacità di progettare e dare risposte e questo è un grande scoglio. Dobbiamo necessariamente colloquiare con esse perchè la competenza in materia è loro e verso di loro bisogna operare una moral suasion. Altre Regioni hanno lavorato bene e ho ripartito centinaia di milioni di fondi a sostegno di loro progettualità.”

Come sono stati i rapporti, anche personali, con il presidente Draghi e con gli altri ministri? “Draghi è un uomo con caratteristiche intellettuali e di approccio ai problemi assolutamente straordinarie. Una persona molto umile, rispettosa con cui ho lavorato molto bene. Parrebbe strano ma sono riuscita a collaborare anche con gli altri colleghi. Sarà che non riesco a farmi odiare da nessuno, ma se si pensa che il mio ministero di riferimento, dove ci sono i fondi e sono sviluppate le politiche sociali, era quello del Lavoro del ministro Orlando, che non è proprio della Lega. Ho fatto approvare all’unanimità e in quattro mesi scarsi la Legge sulle Disabilità perchè ho operato sulla costruzione della legge, sul convincimento e sulla mediazione.”

Senatrice Stefani, le è piaciuta di più l’esperienza precedente come Ministro agli Affari Regionali (e quindi all’Autonomia) o questa alle Disabilità? “Sono due cose completamente diverse. Nel primo hai un rapporto con le istituzioni, con la Conferenza delle Regioni, con l’Associazione dei Comuni, con l’Unione delle Province, invece nel secondo mandato parli con i cittadini e ho dovuto affrontare problemi di singole persone.”

Lei è stata il primo ministro per la sola Disabilità nella storia della Repubblica, ha aperto un percorso. “Sì, avevo già altre idee e le consegnerò al nuovo ministro: un fondo unico per dare risorse alle Regioni virtuose, procedere con il meccanismo dei Leps, i Livelli Essenziali delle Prestazioni in ambito Sociale, dando indicazioni alle Regioni sulla erogazione dei servizi. Io ci sarò sempre, sarò sempre lì per la parte legislativa.”

Senatrice Stefani, continuerà a lavorare sull’Autonomia? “Probabilmente andrò in Prima Commissione proprio per seguire l’Autonomia. Il 5 settembre del 2019, il giorno in cui ho lasciato il Ministero degli Affari Regionali, avevo pronta la bozza di intesa sulle ventitre materie ma mancava il placet superiore. Oggi non può essere utilizzata perchè dipendeva dai ministeri che c’erano a quel tempo mentre domani ci saranno nuovi interlocutori con sensibilità e conduzioni diverse sulle singole materie. Il ministro Gelmini lascia una bozza di Legge Quadro, mai passata in Cdm e quindi al vaglio politico e che non è mai stata formalizzata. So che richiamava in molte parti la mia bozza d’intesa nella sua parte generale: come è finanziata l’Autonomia, quali sono i meccanismi per il trasferimento delle risorse, quali sono i calcoli di quelle risorse, come è fatto il passaggio da una normativa regionale e differenziata a una legislazione nazionale generale e astratta. La Legge Quadro ha recepito alcune soluzioni della mia bozza d’intesa, come i meccanismi di finanziamento: all’inizio si parte con la spesa storica e poi si arriverà ai fabbisogni e ai costi standard.”

Quindi, il percorso dell’Autonomia potrebbe ripartire da subito dalla Legge Quadro Gelmini? “No. Ufficialmente non abbiamo mai visto la bozza Gelmini, so che è stata discussa con le Regioni e io dico sempre che quello che va bene alle Regioni è un documento condivisibile. Le Regioni, anche il Veneto, hanno fatto trattative senza partigianeria e nel rispetto delle istituzioni e dei principi di unità nazionale. Non è che il presidente Zaia, quando ha fatto le sue proposte, voleva ridurre alla fame, che so, la Calabria.”

Senatrice SStefani, è stata anche in Commissione Giustizia ed ha presentato anche alcuni Ddl di riforme del Codice Penale. Come mai non è mai stato fatto il suo nome per quel Ministero? “Ho sempre risposto alle chiamate, è un ministero molto impegnativo e sono certa che, se mi avessero chiamata, avrei anch’io potuto costruire i percorsi per affrontare le varie problematiche. Sono stata cinque anni in Commissione anche perchè sono un avvocato e adesso posso tornare alla professione, visto che il ruolo di Ministro era incompatibile ed ero sospesa. Ora avrà anche tempo per farlo e posso appoggiarmi al mio studio a Vicenza dove ho colleghi molto bravi.”

 

 

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Gianni Poggi
Gianni Poggi risiede e lavora come avvocato a Vicenza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista. Le sue principali esperienze giornalistiche sono nel settore radiotelevisivo. È stato il primo redattore della emittente televisiva vicentina TVA Vicenza, con cui ha lavorato per news e speciali ideando e producendo programmi sportivi come le telecronache delle partite nei campionati del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi, i dopo partita ed il talk show «Assist». Come produttore di programmi e giornalista sportivo ha collaborato con televisioni locali (Tva Vicenza, TeleAltoVeneto), radio nazionali (Radio Capital) e locali (Radio Star, Radio Vicenza International, Rca). Ha scritto di sport e di politica per media nazionali e locali ed ha gestito l’ufficio stampa di manifestazioni ed eventi anche internazionali. È stato autore, produttore e conduttore di «Uno contro uno» talk show con i grandi vicentini della cultura, dell’industria, dello spettacolo, delle professioni e dello sport trasmesso da TVA Vicenza. Ha collaborato con la testata on line Vvox per cui curava la rubrica settimanale di sport «Zero tituli». Nel 2014 ha pubblicato «Dante e Renzo» (Cierre Editore), dvd contenente le video interviste esclusive a Dante Caneva e Renzo Ghiotto, due “piccoli maestri” del libro omonimo di Luigi Meneghello. Nel 2017 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza il documentario «Vicenza una favola Real» che racconta la storia del Lanerossi Vicenza di Paolo Rossi e G.B. Fabbri, distribuito in 30.000 copie con il quotidiano. Nel 2018 ha pubblicato il libro «Da Nobile Provinciale a Nobile Decaduta» (Ronzani Editore) sul fallimento del Vicenza Calcio e «No Dal Molin – La sfida americana» (Ronzani Editore), libro e documentario sulla storia del Movimento No Dal Molin. Nel 2019 ha pubblicato per Athesis/Il Giornale di Vicenza e Videomedia il documentario «Magico Vicenza, Re di Coppe» sul Vicenza di Pieraldo Dalle Carbonare e Francesco Guidolin che ha vinto nel 1997 la Coppa Italia. Dal 9 settembre è la "firma" della rubrica BiancoRosso per il network ViPiù, di cui cura anche rubriche di cultura e storia.