Ha giurato ieri mattina davanti al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il Governo guidato da Giorgia Meloni, la vincitrice assoluta delle elezioni politiche di settembre, la quale può già vantare un primato indiscutibile nella sua carriera, cioè quello di essere la prima donna ad assumere l’incarico di Presidente del Consiglio dei ministri. Chissà se si stratta di un segno premonitore nefasto, ma, per una strana ironia della sorte, Meloni giura proprio nel momento in cui la sua omologa conservatrice inglese Liz Truss, la terza donna premier nella storia del Regno Unito, rassegna le dimissioni…ma questa è un’altra storia.
La nostra, invece, una storia tutta italiana, è quella di un governo che nasce tra controversie e polemiche, molte delle quali strumentali, perlopiù inconsistenti, e presunti scandali per i nomi dei neonominati Ministri, cioè per la Nomenklatura, come la definivano in Unione Sovietica, insieme ai nuovi nomi che hanno assunto alcuni Ministeri, cioè per la nomenclatura che, nella sua pregnanza semantica, esprime un indirizzo di governo molto chiaro.
Intanto un dato emerge con una certa evidenza: si tratta di un governo con un asse geografico fortemente spostato verso il nord, dal momento che ben quindici ministri provengono da aree geografiche del settentrione, mentre quattro dal solo Lazio, come la stessa Meloni, e quattro dal sud, circostanza che ci sembra molto significativa nel darci un’indicazione sugli interessi che questo governo intende portare avanti per il nostro Paese. È uno sbilanciamento geografico in parte compensato, in realtà, dalla creazione di una struttura ad hoc, denominata Ministero per il sud e per la tutela del mare e affidata al siciliano Nello Musumeci in quota Fratelli d’Italia, che deriva da una evoluzione del Dipartimento per le politiche di coesione, completamente assorbito dal Ministero in oggetto.
Torna ad essere un ministero autonomo, dopo un periodo di deleghe affidate a vari sottosegretari, quello delle Politiche europee, che dovrà occuparsi anche di coesione e del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), affidato al pugliese Raffaele Fitto, transfuga berlusconiano, anch’egli in quota Fratelli d’Italia.
Rimane in piedi il Ministero per le Disabilità, già occupato da Erika Stefani e ora affidato ad Alessandra Locatelli della Lega, che, in realtà, aveva già ricoperto tale carica con il Governo Conte, quando, però, era legato anche alla Famiglia.
Ora, invece, di Famiglia, natalità e pari opportunità dovrà occuparsi Eugenia Roccella, femminista dalla storia un po’ atipica, anche lei, forse, folgorata (o fulminata?), come Lucetta Scaraffia, sulla via della Basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma e convertitasi al cristianesimo militante puro e duro. Proprio con Scaraffia, infatti, la neoministra Roccella, proveniente addirittura dalle file del Partito Radicale di Pannella, con il quale aveva condiviso importanti battaglie civili, ha pubblicato un testo dal titolo emblematico che suona così: Contro il cristianesimo. L’ONU e l’Unione Europea come nuova ideologia[1]. Non si tratta di un’opera contro il cristianesimo, ovviamente, anzi, la tesi principale è che l’ONU e l’Europa, con le loro farlocche politiche sulla dignità dell’uomo, con le loro ideologiche campagne sulla natalità, siano responsabili di un attacco al cuore della famiglia tradizionale e, di conseguenza, di un attacco al nucleo fondante del Cristianesimo, propagandando un fuorviante neopaganesimo. Si comprende facilmente, dunque, quale sarà l’andazzo delle politiche della famiglia e su quali binari viaggeranno le pari opportunità. Del resto il Ministero della Famiglia e della Disabilità era stato inaugurato con Lorenzo Fontana, il neo presidente della Camera, già con il Governo Conte I, per cui siamo nell’assoluta continuità ideologica e programmatica con l’impianto precedente…nulla di nuovo sotto il sole!
Più intrigante è, invece, la vicenda del neonato Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, già Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, affidato a Francesco Lollobrigida di Fratelli d’Italia, a causa di un ideologico pregiudizio di fondo che lo connota. È stato facile, infatti, per molti critici imprudenti associare alle politiche sovraniste di destra di questo governo anche l’accezione che viene data al Ministero dell’agricoltura, che assume nel suo nome il riferimento alla Sovranità alimentare. Peccato per i dileggiatori perché, in realtà, il concetto di Sovranità alimentare, sostenuto da una organizzazione internazionale chiamata La via Campesina, nasce soprattutto in riferimento al contesto sudamericano come strumento di lotta contro il capitalismo che ha messo mano nel settore alimentare, come grimaldello contro lo sfruttamento e la violenza sulle donne, a favore di una dimensione contadina familiare, incontrando anche il plauso di autori come Carlo Petrini di Slow Food, il quale aveva espressamente richiamato la Sovranità alimentare in un testo veramente rivoluzionario come Cibo e libertà. Slow Food: storie di gastronomia per la liberazione[2], in cui si faceva addirittura eco alla Teologia della Liberazione.
Infine, ma non per ultimo in ordine d’importanza, non possiamo non considerare l’evoluzione semantica che ha riguardato il Ministero dell’Istruzione e del Merito, affidato al giurista Giuseppe Valditara in quota Lega. Anche in questo caso vorremmo sottolineare l’assoluta continuità con i governi precedenti, non solo perché, circostanza sfuggita a molti e forse a quegli stessi critici imprudenti che oggi gridano allo scandalo, ormai già dal Governo Conte I con Lucia Azzolina sia scomparso da questo Ministero qualsiasi riferimento al fatto che l’Istruzione debba essere “pubblica”, come lo era stato per decenni a partire dalla scuola del Regno d’Italia con Francesco De Sanctis, ma anche e soprattutto perché il Merito era già diventato l’ossessione del Ministro Patrizio Bianchi, proveniente dal Partito Democratico. Abbiamo cercato di mostrare da tempo come Patrizio Bianchi avesse recepito pienamente l’indicazione presente nella Buona Scuola renziana, tesa a discriminare i buoni dai cattivi, i meritevoli dai fannulloni, cioè di innescare già a partire dai docenti un meccanismo fondato sulla retorica efficientistica della meritocrazia al fine, poi, di avere effetti anche sugli studenti e sulle studentesse, operando scremature tra bravi e meno bravi, talentuosi e meno dotati, tutto il contrario di ciò che dovrebbe essere l’Istruzione pubblica statale, che a noi, lavoratori della scuola, sta veramente a cuore.
Ad ogni modo, al di là delle polemiche strumentali sui nomi dei Ministri condotte dall’attuale centrosinistra democratico, diventato sempre più chic e sempre meno radicale, vorremmo ricordare a tuttə coloro che gridano allo scandalo per la nuova Nomenklatura del Governo Meloni con la solita tiritera della competenza, che tale strategia politica è totalmente fallimentare. Insistere sulle competenze dei ministri, che sulla carta sarebbero anche di alto profilo accademico e istituzionale, è un autogol clamoroso per una compagine che aveva messo a capo del MIUR Valeria Fedeli, sindacalista CGIL che non era nemmeno laureata.
Forse che questa cattiva abitudine di insistere sulle competenze obbedisce ad un comune sentire meritocratico che permette il ritrovarsi sullo stesso versante ideologico neoliberista sia del centrodestra sia del centrosinistra, quando, invece, bisognerebbe insistere sulle opzioni politiche, cioè sul fatto che questa sinistra, perdente, è totalmente incapace di fungere davvero da alternativa anticapitalistica, smarrendo anche la bussola di alcune battaglie che avrebbe dovuto intraprendere da tempo, come quella della Sovranità alimentare?
[1] E. Roccella, L. Scaraffia, Contro il cristianesimo. L’ONU e l’Unione Europea come nuova ideologia, Piemme, Torino 2005.
[2] C. Petrini, Cibo e libertà. Slow Food: storie di gastronomia per la liberazione, Giunti-Slow Food Editore, Firenze-Bra 2013.
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a cura di Michele Lucivero
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