Tradizione enogastronomica veneta, ok in Consiglio regionale alla legge: reazioni tiepide delle opposizioni

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Tradizione enogastronomica veneta

Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato la legge per la valorizzazione della tradizione enogastronomica veneta. Il testo è passato con 39 sì, mentre le opposizioni si sono astenute e hanno tentato di rinviare in commissione segnalando dubbi su efficacia, chiarezza e applicabilità di una norma ritenuta non prioritaria e a rischio di discrezionalità.

Ad ogni modo, l’intento della legge è promuove la cucina veneta. In sostanza il consiglio ha istituito il logo “Ristorazione tipica del Veneto” da concedere ai locali della ristorazione che propongono i piatti tipici della cucina veneta.

Ovvero a ristoranti, trattorie e agriturismi che valorizzano la filiera corta e offrono ai consumatori le ricette tipiche della tradizione regionale. A gestirlo sarà un concessionario, costituito dalle associazioni maggiormente rappresentative del settore della ristorazione. Aspetto da non sottovalutare: i titolari del logo regionale saranno iscritti in un registro e avranno una corsia preferenziale per l’accesso ai contributi regionali, oltre ad essere sottoposti a periodici controlli di qualità con annesse sanzioni.

Inoltre, allo scopo di promuovere le ricette tipiche regionali, sarà organizzata la “Settimana della tradizione enogastronomica veneta”. Per la promozione del logo e l’organizzazione della settimana della tradizione enogastronomica veneta lo stanziamento messo a bilancio è di 150 mila euro.

“Il Veneto – ha argomentato in aula il relatore Filippo Rigo, consigliere veronese dell’intergruppo Lega-Liga veneta – è tra le regioni con maggiore varietà e ampiezza del patrimonio agroalimentare. La cucina veneta è infatti caratterizzata da una vasta tipologia di piatti tipici di un’area geografica che abbraccia il mare, i laghi, la pianura e la montagna. E la ristorazione è fondamentale come fonte di attrazione turistica. La cultura enogastronomica veneta è poi essenziale per rafforzare il legame tra i prodotti tipici e i territori da cui essi provengono”.

“Questa legge – ha affermato Cristina Guarda di Europa Verde, correlatrice di minoranza – apre a percorsi di valorizzazione della prossimità, a beneficio delle filiere e delle comunità locali . L’importante è che burocrazia, tempi e disposizioni applicative non facciano cadere nel vuoto questa iniziativa”. A vuoto, tuttavia, la richiesta della Guarda di coniugare tradizione e innovazione riconoscendo nel registro anche le ricette che non utilizzano prodotti di origine animale, per rispetto delle abitudini alimentari di tutti i cittadini e dell’impatto ambientale dell’alimentazione umana, e di coinvolgere la competente commissione del Consiglio negli indirizzi e nei controlli su principi e criteri del registro.

Montanariello, Camani, Zanoni, Possamai, Bigon e Zottis  del Partito democratico hanno così commentato: “I ristoratori veneti hanno problemi contingenti e gravosi, legati ai rincari energetici e ad una situazione economica che sta mettendo molti ad un passo dalla chiusura. Pensare di risolvere queste difficoltà attraverso un adesivo che richiama alla tipicità, è cosa inutile e persino offensiva per chi chiede misure finanziarie ed immediate.

Servono piuttosto leve di defiscalizzazione invece di questa legge peraltro poco chiara che rischia di creare discriminazioni tra ristoratori. Si tratta di un provvedimento debole, l’ennesimo di un Consiglio che continua ad approvare leggi e leggine ma senza un disegno generale di riconoscimento della qualità e specificità dei prodotti del Veneto”.

“Non si può pretendere che la Regione abbia le leve per intervenire in una duplice crisi mondiale provocata da pandemia e guerra – ha replicato Marzio Favero di Lega-Lv –. Questa legge ha una finalità diversa: riconoscere e tutelare la ristorazione tradizionale, oscurata da nuove abitudini alimentari standardizzate. L’obiettivo è difendere una tradizione enogastronomica che rappresenta parte viva della nostra identità”.

In difesa dello spirito della legge sono intervenuti anche Giuseppe Pan (Lega-Lv) ed Enoch Soranzo (FdI), che hanno sottolineato il valore culturale e storico della cucina veneta e dei suoi mestieri, patrimonio identitario intergenerazionale da valorizzare e promuovere. Per Fabiano Barbisan (Gruppo Misto) il provvedimento incontra le esigenze di piccole attività ed esercizi che rischiano di sparire, se non adeguatamente conosciuti e valorizzati.

Per Elena Ostanel (Vcv) il logo adesivo sarà uno strumento poco utile per valorizzare qualità e sostenibilità e per incrociare preferenze e abitudini dei giovani consumatori, che utilizzano le app e i social. “Mi impegno a monitorare l’applicazione di questa legge – ha dichiarato –. La Giunta dovrà riferirci sui criteri adottati e su quali ristoratori si potranno fregiare del logo distintivo”.

Erika Baldin (M5S) ha definito l’iniziativa legislativa “poco coraggiosa, anche se utile” e ha ottenuto, con alcuni emendamenti, di vigilare su composizione e operato dell’organo di controllo e di mantenere aggiornato l’elenco delle ricette e dei piatti tipici della tradizione enogastronomica veneta.

Nelle stesse ore, il Consiglio regionale del Veneto ha approvato anche il Disegno di legge della Giunta regionale sulle concessioni di grandi derivazioni d’acqua (leggi qui l’articolo).