I 178 milioni concessi da BPVi a Zonin dal 2013 al 2015 sono i 180 di indebitamento della Zonin spa? Risponda Intesa: se sì, renda il credito a BPVi in Lca come fa con poveracci

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“Se la Banca Popolare di Vicenza negli ultimi venti anni – scrivevamo il 22 aprile 2016 – è stata sempre più frequentemente chiamata come la Banca di Gianni Zonin, lo abbiamo fatto spesso anche noi, giornalisticamente e come denuncia, ma il Prospetto informativo sull’offerta pubblica per l’aumento di capitale iniziato il 21 aprile fa apparire quella denominazione come la più appropriata visto che, lo sottolinea anche VeneziePost, “negli ultimi tre anni il cda della vicentina e il responsabile divisione crediti ha avallato operazioni con parti correlate per capitali ingenti. La maggior parte però hanno un unico destinatario, l’ex dominus della banca. Per il solo Zonin, la sua casa vinicola, le sue tenute in tutto sono 178 milioni di euro di finanziamenti concessi dal 2013 al 2015″.

Mentre sfogliavano la seconda edizione di “Vicenza. La città sbancata“, la raccolta dei nostri articoli che dal 13 agosto 2010 mettevano in guardia sullo tsunami in arrivo per la banca, mentre altri ne lodavano le imprese (cfr. “BPVi. Bugie Popolari Vicentine“) invitando a diventarne soci i risparmiatori ora azzerati, per preparare la terza edizione che fra poco sarà disponibile dopo che le prime due e una ristampa sono andate esaurite, ci siamo imbattuti nell’articolo di cui abbiamo riproposto l’inizio.

Ce ne sono di fatti di quegli anni da noi riportati e, forse, dovremmo rileggerlo con attenzione tutto il nostro libro perché quel fatto, lì scritto e da noi stessi dimenticato, ci ha fatto collegare a quei 178 milioni concessi a Zonin dalla “sua banca”, e ora molto probabilmente in capo  a Intesa Sanpaolo, che la banca dei soci (più un bonus miliardario) l’ha presa a 50 centesimi, la motivazione dell’arrivo in soccorso di Alessandro Benetton con circa 50 milioni di aumento di capitale per il 40% dell’azienda visto che, scriveva Giovanni Pons nell’articolo da noi ripreso il 13 maggio scorso,  “il fatturato nel 2017 ha sfiorato i 200 milioni ma il problema è che per costruire questo piccolo impero del vino italiano Zonin si è dovuto accollare più di 180 milioni di indebitamento. I quali, rapportati a un ebitda (margine lordo) di circa 27 milioni porta a un multiplo di oltre 6 volte, troppo alto e obbiettivamente sostenibile. Bisogna ridurlo almeno a 3,5 volte…“.

Se il 13 novembre, annunciando il matrimonio di interessi tra le Cantine Zonin, ora promosse col brand Zonin 1821, e i Benetton, scrivevamo che fosse «legato soprattutto, come sostengono vari analisti, al peso di oltre 180 milioni di indebitamento, meno sostenibile da quando le banche non hanno più come “garante”, pratico e relazionale, Gianni Zonin, l’ex presidente della Banca Popolare di Vicenza…», ebbene, forse, abbiamo commesso anche noi, come decine di migliaia di risparmiatori, un errore di ingenuità perché quell’indebitamento di 180 mln non era legato a garanzie “pratiche e relazionali” di papà Gianni ma era proprio il finanziamento di 178 milioni concessi dal 2013 al 2015 alle aziende del presidente dalla banca del presidente.

Tutto regolare, forse o di sicuro salvo ulteriori ingenuità, ma a noi quei 178 milioni “prestati” a Zonin da paiono una vergogna in più di questa terribile vicenda tanto più se Intesa li avesse presi in carico come “crediti buoni” invece che lasciarli almeno alla BPVi in Lca per farli cedere alla Sga, lì dove sono finiti i debiti di tanti poveracci senza che intervenga un Benetton a salvarli…