Carlotta Rossignoli: non combattiamo sempre contro qualcuno; si cerchino nel Merito e nella competenza soluzioni comuni

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Specie a seguito della ridenominazione del Ministero dell’Istruzione, finalmente si torna a parlare di Merito.
Un concetto che dovrebbe unire nella spinta verso l’equità sociale, ma che purtroppo finisce per dividere, strumentalizzato dalla Società del giudizio, del sospetto e della sfiducia.

La caccia alle streghe oggi punta contro le eccellenze.
Valorizzare il Merito non vuol dire sostenere la politica dell’individualismo, che premia i migliori. Vuol dire consentire a tutti di conoscere e allenare i propri talenti, le proprie abilità. Qualunque essere siano e qualunque sia il livello di bravura o riuscita.
Ma le eccellenze non vanno demonizzate.
Non si dimentichi che sono le abilità di chi ha messo a disposizione del Paese la propria straordinarietà ad aver dato lustro e orgoglio all’Italia nei secoli e a traghettare verso il progresso. La Storia racconta di piccole e grandi imprese.

Ma, nel tempo dell’odio e della divisione sociale, l’invidia sembra sempre avere la meglio.
Così persone dall’incredibile determinazione come Bebe Vio o Samantha Cristoforetti, invece di essere ammirate quale modello di dedizione e forza, per trarne coraggio nelle sfide che sembrano più ardue, restano banalmente vittime di shitstorming mediatico per peculiarità fisiche o, ancora più banalmente, per il taglio dei capelli.
La macchina del fango, inarrestabile, è pericolosa e deleteria. L’invidia distrugge i talenti, trasforma il merito in vergogna.

Parimenti, la vicenda recente della giovane studentessa di medicina laureatasi con il pieno dei voti a soli 23 anni, anticipando gli ordinari tempi della laurea, è oggetto di clamore mediatico. Si grida allo scandalo paventando pretestuosamente un possibile malaffare accademico.
Insomma, essere davvero bravi non è possibile. E, se possibile, è sbagliato.

Vantiamo la genialità, ma siamo pronti a condannare chi ha un sogno e per quel sogno ha l’ardire di combattere, vincendo.
La verità è che l’affermazione del Merito spaventa, perché costringe ad abbandonare il conforto della mediocrità e le comodità del clientelismo.

Meritocrazia Italia sostiene da sempre che, in un Paese realmente meritocratico, l’importante non sia vincere la gara, ma potervi partecipare mettendo a valore le proprie abilità, perché le aspirazioni di tutti abbiano adeguata possibilità di soddisfazione. Ma chi vince la gara non sia messo alla gogna. Sia premiato. E gli sia consentito di mettere a disposizione della comunità le proprie competenze, di fare la propria parte.
Il Merito sia la chiave dell’inclusione.

Stop war.

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Fonte: Carlotta Rossignoli: non combattiamo sempre contro qualcuno; si cerchino nel Merito e nella competenza soluzioni comuni

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