I consiglieri comunali del gruppo “Per una grande Vicenza” – nella nota che pubblichiamo. – ritornano sull’acquisizione da parte di AGSM AIM della Compagnia Energetica Italiana Spa (CEI) (che controlla Compago, ndr). Operazione da svariate decine di milioni di euro che ha avuto una brusca frenata dopo le preocupate segnalazioni che gli stessi consiglieri Dalla Rosa, Spiller, Marobin e Colombara hanno avanzato nei mesi scorsi.
La richiesta di “per una grande Vicenza” è chiara e determinata: l’azzeramento dei consigli di amministrazione di AGSM AIM. Non senza una nota polemica nei confronti di Rucco che, da azionista, non ha saputo vigilare sull’operazione e che è coresponsabile della spartizione politica di cui è stata oggetto l’azienda.
Di seguito il comunicato integrale.
In un CDA di fine luglio un esplicito punto dell’ODG riporta i dettagli dell’operazione che di lì a poco sarebbe stata conclusa. Dettagli puntuali, l’acquisizione a tappe, gli importi, i vincoli. I rappresentanti di Vicenza prendono entrambi la parola. Il Vice-Presidente per invitare il CDA a prendere atto dell’operazione che rientra tra le deleghe di Quaglino, l’altro Consigliere avv. Sebastiano che esprime il medesimo invito oltre a considerare superati i dubbi del consiglio del 14 luglio e infine il CDA che unanimemente conferma l’interesse del gruppo AGSM-AIM della società per l’operazione in quanto strategica e che rientra negli obiettivi di piano.
Tutto ciò avviene prima del 24 agosto, data di firma del contratto, e nella piena consapevolezza dell’intero CDA sui contenuti e gli obiettivi dell’operazione.
Nel seguito si è cercato di dare corpo a versioni diverse:
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- – Quaglino ha fatto tutto da solo, il CDA non sapeva.
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- – Mano a mano che emergevano elementi che davano evidenza che il CDA sapeva, si è passati alla versione “sapeva in parte, in realtà non ha deciso”
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– Infine, sapeva ma non se la sentiva e ha solo preso atto.
Versione che contestiamo in toto.
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- Il CDA sapeva tutto, nei minimi dettagli, aveva piena consapevolezza della porta e delle implicazioni dell’operazione ben prima della fine di luglio
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- Il CDA quando delega dei poteri non rinuncia a quei poteri ma può in ogni caso avvalersene e bloccare l’operazione
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- In ogni caso il CDA non lo fa, anzi nella sua formula finale dà il via libera all’operazione
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- È pensabile che i Sindaci, in particolare quello di Vicenza, non sapessero?
- Il tentativo di scaricare tutto su Quaglino si infrange sugli atti formali della società che dimostrano l’esatto contrario
Aggiungiamo che se il CDA guidato dal Presidente Casali avesse investito in sostegno alle famiglie o in comunità energetiche ciò che si è speso in consulenze oggi avremmo molti vicentini e veronesi più sereni e meno preoccupati della loro bolletta. Altro che il milione e mezzo promesso, un pannicello caldo.
Nemmeno gli azionisti però, i Sindaci di Verona e Vicenza a cui è affidato il dovere di fare gli azionisti, possono chiamarsi fuori: sapevano e non hanno agito se non, forse, tardivamente.
Non c’è un solo colpevole ma un’intera catena di controllo che è mancata. Se si è firmato un contratto vincolante con Compago, si sono ingaggiati consulenti a caro prezzo, se si è messo una società nella posizione di rischiare di pagare molti danni di penale, è l’intera catena di governo che non funziona. Si chiama modello di governance: per AGSM AIM si traduce in bizantinismo societario e lottizzazione fino all’ultimo posto. Se i Sindaci sapevano ciò che stava accadendo se ne assumano le responsabilità, se non lo sapevano chiedano le dimissioni dei Consigli di Amministrazione. Quaglino è “un responsabile” ma non è l’unico.
Per una Grande Vicenza invita formalmente al Sindaco a chiedere esplicitamente le dimissioni di tutti i componenti del CDA per aver avallato un’operazione non condivisibile, a partire da quelli di nomina vicentina o in alternativa di attivarsi per la revoca degli amministratori del CDA di Agsm Aim nonché della controllata Energia.
L’operazione di acquisto da parte di AGSM AIM della milanese Compagnia Energetica Italiana Spa (CEI) per un controvalore di circa 67 milioni al lordo del debito: si tratta di una società con sede a Milano, Piazza Duse, appartenente a privati cittadini, nata come costola di ENOI spa nel 2012. Enoi aveva tra i suoi soci di controllo Gianni Pilo, a suo tempo sondaggista di Berlusconi e tra i primi a buttarsi nelle privatizzazioni della vendita di energia elettrica e gas. CEI si stacca da Enoi appunto nel per iniziativa di alcuni manager e diventa società controllata da due soci, marito e moglie Roberta Corno ed Enrico Pozzi. CEI opera nell’ambito del mercato libero, ovvero si occupa della vendita di energia elettrica e gas a famiglie, imprese e a grandi consumatori. Si stima che abbia circa 165.000 clienti. Per una grande Vicenza aveva descritto puntualmente l’operazione Compago qualche mese fa. Il Sindaco la conosceva probabilmente già e se non la conosceva lo abbiamo informato noi. Tutti i CDA di AGSM-AIM sapevano e, con il loro consenso formalizzato dalla controllata Energia, hanno avvallato un’operazione strategicamente sbagliata: non si acquista una società commerciale quando il mercato del gas e dell’energia elettrica è impazzito, non si valuta una società 67 milioni quando le quotazioni di quel settore di mercato stanno crollando, non si impegnano molte risorse finanziarie per un’operazione straordinaria quando garanzie bancarie e flussi di cassa stanno esplodendo, non si spendono milioni in consulenze quando la gente non riesce a pagare le bollette.
Anomalie? Tante. Innanzitutto, l’obiettivo: CEI, ci dicono esperti del settore, vende principalmente ai reseller, ovvero è il soggetto che si occupa di approvvigionare l’energia elettrica e il gas per un altro fornitore finale. Cioè la bolletta che la famiglia vede non è di CEI ma di un’altra società, la vera “proprietaria” del cliente. Altro aspetto contraddittorio: oggi c’è una difficoltà oggettiva a procurarsi energia a gas per coprire i propri clienti tanto che sembra che nemmeno AGSM AIM sia in grado oggi di coprire il 100% del suo
fabbisogno e quindi perché muoversi verso altri fabbisogni non semplici da gestire? È inoltre notorio che la vendita, perché appunto CEI è fondamentalmente una società commerciale, assorbe molta cassa e in un momento come questo con i prezzi alle stelle il rischio è di avere ulteriori situazioni difficili da gestire e anche “lontano” da casa visto che il un terzo dei clienti è al sud e la società è tutta milanese.
Per come sta andando il mondo gli investimenti dovrebbero andare tutti nella generazione di anergia, in particolare da rinnovabili, cercando una crescita sulla clientela molto legata al territorio e non dispersa su tutto il territorio nazionale come quella di CEI. Un errore strategico grave.
Il ridimensionamento di Quaglino sulle operazioni straordinarie è una foglia di fico, un mezzo capro espiatorio. No, noi non ci stiamo. Troppo facile e troppo comodo. Se Quaglino ha agito senza la dovuta diligenza e attenzione su un tema così delicato va mandato a casa, non ridimensionato in modo parziale e senza mettere in discussione la governance che gli ha consentito, nel silenzio assenso, ad arrivare a impegnare la società con rischio di salati contenziosi e la certezza di abbondantissimi costi di consulenza.
È inoltre di tutta evidenza che chi doveva controllare e indirizzare la società non lo ha fatto. Il Consiglio di Amministrazione di AGSM AIM Spa ha il compito di direzione, controllo e coordinamento del Gruppo e sapeva ciò che si stava muovendo, ciò che la sua controllata Energia stava portando avanti. Oggi scarica, lievemente in realtà, responsabilità che sono anche sue sul manager che guida il gruppo. Non è accettabile e noi non lo accettiamo. Tutti insieme hanno portato la società a sottoscrivere un contratto sbagliato su cui potranno essere richiesti danni ingenti, hanno accettato di spendere milioni in consulenze per un’operazione imbarazzante e incongrua.
Tutto ciò risulta oggi chiaro.
I consiglieri comunali
Otello Dalla Rosa, Cristiano Spiller, Alessandra Marobin, Raffaele Colombara (Per una grande Vicenza)