Infermieri prescrittori, Nursing Up chiede adeguamento a standard europei

670
Infermieri riordino sanità veneto prescrittori
Infermieri

Infermieri prescrittori di farmaci: il sindacato di categoria Nursing Up chiede che l’Italia si adegui a quanto avviene in gran parte dell’Europa.

Da anni decine di Paesi europei, con modalità differenti, attribuiscono agli infermieri la responsabilità di prescrivere farmaci ai pazienti. Tra queste Spagna, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Olanda, Norvegia, Polonia, Svezia e Regno Unito.

“La normativa – spiega il sindacato – cambia da Paese a Paese e i requisiti formativi e prescrittivi sono diversi tra loro, ma le motivazioni che hanno avviato tali, importanti riforme in Europa, sono piuttosto comuni: aumento delle cronicità, implementazione del lavoro multiprofessionale e maggior offerta formativa universitaria per gli infermieri.

I paesi prevedono un’ampia varietà dei requisiti richiesti agli infermieri prescrittori. Per alcuni di questi l’abilità e la competenza nella prescrizione sono parte integrante della formazione infermieristica, laurea triennale, magistrale o specializzazione ad hoc”.

“Guardando all’Italia e alle attuali condizioni del nostro sistema sanitario – commenta Antonio De Palma, presidente del Nursing Up – rispetto a quanto accade negli altri Paesi del Vecchio Continente, non possiamo non sentirci un po’ come Cenerentola.

Nonostante le differenti modalità di azione da Stato a Stato, e nonostante gli incarichi relativi alla prescrizione dei farmaci da parte degli infermieri, siano un percorso graduale e non scontato, non si può non parlare di progressi, che qui in Italia rappresentano ancora dei grandi tabù.

E’ lecito chiedersi come mai nel nostro Paese siamo rimasti decisamente indietro rispetto ad altre nazioni nonostante le nostre fonti normative siano anche più avanti di quelle di altri Paesi europei.

L’Italia, così come gli altri Stati europei sopra citati, avrebbe dovuto porre in atto le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alle citate Direttive Europee entro il 25 ottobre 2013. Ma ciò di fatto non è mai avvenuto.

E mentre gli altri Paesi oggi corrono velocissimi, verso la sempre più crescente autonomia degli infermieri, nella piena comprensione che tutto questo giova non poco alla tutela della salute dei pazienti e alla qualità dei rispettivi sistemi sanitari, in Italia ci muoviamo al ritmo di un pericoloso e preoccupante passo del gambero”, conclude De Palma.