L’equità sociale, Meritocrazia Italia: passa dalla riscoperta dei doveri

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Giano bifronte
Giano bifronte

Un progetto politico è credibile quando poggia su una solida base valoriale.
Meritocrazia Italia punta alla miglior attuazione del disegno costituzionale, accorta opera di mediazione, che pone la Persona al centro di ogni riflessione e subordina la tutela degli interessi economici alla soddisfazione di bisogni di natura esistenziale.
Il primo compito dello Stato è quello di rimuovere le differenze sociali, quelle che precludono l’accesso alle opportunità e mortificano l’effettività dei diritti sociali, all’educazione, alle cure, alla giustizia, al lavoro.
Diritti oggi rivendicati a voce alta.
Si finge di dimenticare, però, che il primo passo per la costruzione di una società realmente equa e di un benessere stabile e condiviso è nel riconoscimento dei doveri.

Diritti e doveri sono due facce della stessa medaglia.

Una comunità degna di essere detta tale è una comunità nella quale a ciascuno è consentito di fare la propria parte e, pure, nella quale ciascuno sente che fare la propria parte è un dovere nei confronti della comunità.
Non è migliore degli altri, più meritevole, chi raggiunge per primo il traguardo o realizza obiettivi importanti partendo da una iniziale posizione di privilegio o maggior favore. Non vi sarà Merito fino a quando le opportunità saranno riservate soltanto a coloro che hanno la fortuna di nascere in una famiglia benestante o in contesto di serenità sociale.

Anche la Politica deve prendere atto di questo. Lo deve fare chiunque ambisca a ricoprire ruoli rappresentativi, di funzione pubblica.
Soltanto rispolverando la valenza strategica del rispetto dei doveri, la classe politica ritrova il senso della propria missione e può davvero raggiungere l’obiettivo del ripristino di adeguati equilibri sociali.

Compito di un Movimento culturale è sollecitare una consapevolezza nuova, quella dell’importanza della partecipazione attiva. E della sinergia.
Chi ha il privilegio di poter studiare in istituti prestigiosi, chi, per sorte, ha dovuto affrontare meno difficoltà di altri nella realizzazione delle proprie aspirazioni metta la propria fortuna al servizio della collettività. Non scelga l’isolamento elitario, non alimenti la realtà delle lobby, non cerchi la conferma dell’agio. Non contribuisca ad accrescere quella divisione sociale che condanna i più a restare indietro. Perché vincere una gara falsata non dà soddisfazione. Il Merito, quello vero, è una cosa diversa.

Ma la logica dell’élite affascina e, purtroppo, vince. Non è un caso che, nonostante il forte bisogno di stabilità, nulla si sia ancora mosso e nulla sembra muoversi per la riforma della legge elettorale, di un meccanismo che consente a pochissimi di decidere per tutti, in spregio a ogni idea di effettiva democrazia. Nessuno si scandalizza davvero se le decisioni più importanti sono assunte nell’interesse di una qualche categoria di potere, e non nell’interesse di tutti i cittadini. Nessuno ha tempo per quello che conta davvero, per quello che non ha a che fare con la cura del proprio orticello, che non ha impatto sul quotidiano nell’immediato. Nessuno riesce davvero a indignarsi dinanzi al teatro delle continue alleanze e dei giochi di potere.

Questo è il momento di reagire. Di rivendicare l’attuazione del piano di legalità costituzionale, che impone la collaborazione di tutti. Perché nulla di ciò che accade si riduce mai alla sola sfera individuale. Ogni gesto finisce per incidere irrimediabilmente anche sui diritti altrui, in positivo o in negativo.
Il benessere collettivo è nella responsabilità di tutti.
Presentarsi alle urne non basta. Il voto non esaurisce i doveri del cittadino responsabile. Occorre assumere operosamente l’impegno della partecipazione, riscoprendo il proprio ruolo nella società. Soltanto con la presenza costante e fattiva è possibile correggere le regole del gioco.

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Fonte: L’EQUITÀ SOCIALE PASSA DALLA RISCOPERTA DEI DOVERI – 20 NOVEMBRE 2022

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