Processo di appello Veneto Banca 28 novembre, l’accusa: tre anni e 221 mln di confisca per Consoli, imputato unico…

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Processo di appello Veneto Banca: Massimo De Bortoli, designato Pm anche in appello
Processo di appello Veneto Banca: Massimo De Bortoli, designato Pm anche in appello

Presso l’aula Bunker di Mestre (VE) davanti al collegio (col presidente reggente della corte d’appello Carlo Citterio) si è tenuta il 28 novembre 2022  la quarta  udienza del processo di appello Veneto Banca contro l’unico imputato Vincenzo Consoli, suo ex ad e dg, appellatosi dopo la condanna a 4 anni in I° grado a Treviso (qui la cronaca e alcuni commenti su ViPiu.it di tutte le udienze di I° grado a Treviso, qui tutte le udienze del processo di appello Veneto Banca) .

È il giorno dell’accusa che illustra con la sua requisitoria la sua tesi sulla supremazia di Consoli su Cda, Internal Audit, Compliance e Collegio Sindacale della banca.

Per il pm De Bortoli l’appellante ha, invano, tentato di sminuire le “ risultanze” delle perizie, per il pm, di Luca Terrinoni, e, per la banca in Liquidazione coatta amministrativa, di Jmp oltre che i rilievi di BCE e Banca d’Italia, trattandosi non di mere valutazioni, ma di dati analizzati dai funzionari degli istituti di vigilanza nell’ambito delle loro funzioni. Il termine “valutazioni” usato per il pm impropriamente dalla sentenza di I° grado del tribunale di Treviso non muta il quadro probatorio che rimane inalterato ed il relativo materiale, testimonianze incluse, è pertanto utilizzabile per la decisione.

La Procura ha poi ribadito che il tribunale ha, al contrario di quanto sostenuto dalla difesa, preso in considerazione la perizia dell’accusa fatta da un funzionario della Banca d’Italia, Luca Terrinoni, con qualifica di dirigente all’epoca della sua stesura.

Una delle prime questioni riscontrate per De Bortoli è quella riguardante le azioni acquistate con finanziamenti, una questione molto importante, anche se non decisiva.

Su 430 milioni di euro di capitale autofinanziato, Veneto Banca ne aveva dichiarati solo 15.

Ma la questione principale, sostiene l’accusa, riguarda la svalutazione dei crediti: non venivano classificati come deteriorati i crediti che invece lo erano, omettendo di postare a perdita tale cifra nei bilanci.

La Procura ha, poi, affermato che sono stati riscontrati casi di immobili senza valutazioni ai fini delle garanzie, finanziamenti ad imprenditori che facevano operazioni speculative prive di garanzie ed altro.

In tale contesto, con una situazione contabile peraltro non completa, vennero forniti a Banca d’Italia e Consob informative non corrette, che neppure avrebbero consentito l’aumento di capitale, insufficiente a coprire il deficit della banca.

Per quanto riguarda l’elemento soggettivo del reato, ha poi ribadito la Procura, la difesa ha affermato che Consoli non sapesse nulla della questione dei finanziamenti e dei crediti, il tutto in ragione del fatto che Veneto Banca era una struttura organizzata e, quindi, l’imputato non poteva sapere tutto.

Ma Consoli, ha ribattuto De Bortoli, è stato a capo della banca dal 1997 al 2014 e la sua supremazia emergeva già nel 2009 dall’ispezione della Banca d’Italia, in cui si è riscontrato come vi fosse un accentramento esecutivo e che vi era un’organizzazione basata su rapporti fiduciari con una diretta dipendenza dall’AD. Nel senso di un ruolo centrale di Consoli va per il pm anche la testimonianza dell’ex presidente Trinca

Maristella Cerato, intervenuta per la Procura dopo De Bortoli, pur riconoscendo l’intervenuta prescrizione per i reati di aggiotaggio e di falso in prospetto, ha insistito, ribadendo che Vincenzo Consoli non era estraneo ai fatti contestati, sulla misura di confisca per 221 milioni stabilita in primo grado (l’eventuale introito, va ricordato, andrebbe a favore non degli azionisti ma dello Stato che la pm ritiene danneggiato, ndr).

Con riferimento al trattamento sanzionatorio, infine, il reato più grave è costituito dal capo di imputazione di cui al n. 4, per cui a seguito della sua prescrizione la procura ha chiesto la condanna a 3 anni di reclusione, di cui due anni e due mesi per il capo 2, ostacolo alla vigilanza, che si prescriverà a fine 2023, ritenuto più grave, e 8 mesi a titolo di continuazione per il capo 1, sempre attinente all’ostacolo alla vigilanza che si estinguerebbe a metà 2024.

La prossima udienza del Processo di appello Veneto Banca è fissata per il giorno 6 dicembre 2022.

Avv. Fulvio Cavallari in collaborazione con avv. Camilla Cusumano