Pescocostanzo e Roccaraso in Abruzzo, paradisi degli sciatori nel centro Italia

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Pescocostanzo, Panorama dall'Eremo di Sant'Antonio, ph. Simona Servillo
Pescocostanzo, Panorama dall'Eremo di Sant'Antonio, ph. Simona Servillo

Dopo la tappe di Sulmona e Pettorano sul Gizio, nel bellissimo e accogliente Abruzzo, prosegue il nostro viaggio in altre località amene di questa regione, cioè Pescocostanzo e Roccaraso, mete preferite di tutti i meridionali che amano divertirsi un po’ con la neve senza necessariamente raggiungere il Brennero, lo Stelvio o il confine francese.

Il borghetto di Pescocostanzo, in provincia dell’Aquila, si trova all’interno del Parco Naturale della Maiella, a 1395 metri sul livello del mare, ed è inserito a buon diritto, come tanti altri bellissimi centri abruzzesi, nel circuito del Club dei Borghi più belli d’Italia.

Pescocostanzo si raggiunge dopo aver attraversato lo spettacolare Altopiano delle Cinquemiglia, leggermente a nord di Roccaraso, da cui dista soltanto 6 chilometri. Il borghetto è tenuto molto bene, la pavimentazione del centro è stata rifatta di recente e lungo la stradina principale ci sono casine e chiesette ristrutturate e tirate a lucido per i tanti turisti che affollano la zona…fino a dare l’impressione di essere un luogo artificiale.

In realtà, il paesino vanta una storia di tutto rispetto, infatti la sua fondazione pare risalga addirittura al X secolo, a partire da un nucleo di edifici religiosi e civili legati a famiglie magnatizie e cardinalizie, non diversamente da altri centri italiani. Nel corso della storia il paese è stato più volte distrutto e ricostruito a causa della forte attività sismica della zona, ma è sempre riuscito ad imporsi nell’ambito della produzione artigianale e in quello culturale.

Pescocostanzo, Largo della Collegiata, ph. Simona Servillo
Pescocostanzo, Largo della Collegiata, ph. Simona Servillo

Interessante dal punto di vista paesaggistico e naturalistico è la prospettiva che dall’Eremo di Sant’Antonio di Padova sia apre sulla piana prospiciente il Monte Calvario, ai piedi del quale si trova Pescocostanzo. Se in pieno inverno il paesaggio rassomiglia ad un presepe, in primavera dev’essere davvero spettacolare la vista di immense distese di prati fioriti a ridosso delle montagne. Del resto, anche lo stesso Eremo di Sant’Antonio, collocato sullo sperone roccioso che domina il paesino è un gioiello architettonico del Duecento, caratteristico per la sua torre campanaria a vela.

Nonostante sia abbastanza conosciuto per le sue piste nella stagione sciistica, Roccaraso è, in realtà, un piccolo centro di solo 1500 abitanti circa, anche se in inverno la popolazione turistica sia abbastanza numerosa. Anche qui ci troviamo ad un’altitudine di tutto rispetto, infatti siamo a circa 1236 metri sul livello del mare e in inverno il freddo non si fa affatto desiderare, mentre in estate è il rimedio all’afa canicolare della litoranea.

Il primo insediamento di Roccaraso viene fatto risalire intorno all’anno 1000, quando alcuni agricoltori e pastori si stanziano nei pressi del torrente Rasinus, da cui deriva il nome Rocca Rasinus. Anche a Roccaraso l’attività sismica ha più volte distrutto o pesantemente danneggiato le architetture storiche presenti, tuttavia il colpo di grazia al centro abitato venne dato non dalla natura, ma dalla ferocia dell’uomo, infatti durante la Seconda guerra mondiale bombardamenti a tappeto ridussero il borgo medievale ad un cumulo di ruderi.

Proprio a causa delle vicende legate al Secondo conflitto mondiale, Roccaraso ricopre un valore inestimabile nella memoria storica dell’Italia, infatti, come Sulmona, è tra le Città decorate al valor militare per la guerra di Liberazione, insignita della Medaglia d’oro al valor militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la Seconda guerra mondiale. Vale la pena ricordare che a Roccaraso vennero esiliati molti antifascisti durante il regime di Mussolini e successivamente divenne un punto nevralgico del conflitto perché sul suo confine si stabilì la Linea Gustav, la quale divideva esattamente in due la penisola italiana tra il nord, sotto il controllo dei repubblichini della Repubblica Sociale Italiana, e il sud nelle mani delle forze alleate. Proprio in una frazione di Roccaraso, inoltre, si consumò l’Eccidio di Pietransieri il 21 novembre 1943, un efferato crimine con il quale i tedeschi ammazzarono 128 persone inermi, comprese donne, bambini e anziani, solo perché sospettati di intrattenere relazioni segrete con i partigiani, senza, tuttavia, esibire alcuna prova.

Solo dopo il secondo conflitto Roccaraso fu lentamente ricostruita, anche grazie ai finanziamenti statali e da qualche anno ha ripreso ad essere una grande attrazione paesaggistica e naturalistica, anche grazie al richiamo per gli appassionati di sport invernali.