Siamo in grado di pubblicare in anteprima e, probabilmente (non si sa mai), in esclusiva l’emendamento 50.03 firmato dai relatori della Legge di bilancio, ovviamente gradita a Giorgia Meloni e a Giancarlo Giorgetti, sulle posizioni sospese del FIR (Fondo Indennizzo Risparmiatori), cioè i possibili suoi beneficiari da recuperare e i 500 milioni residui del 1.575 stanziati dalla legge 145 attingendo non a denaro pubblico (tasse) ma ai fondi dormienti (conti correnti e premi assicurativi dimenticati dai cittadini da 10 anni, che poi diventano 20 con la… burocrazia).
L’emendamento che dovrebbe “passare”, essendo formulato dai relatori di maggioranza della Finanziaria, interessa
- 1 – chi vorrebbe essere riammesso agli indennizzi dopo “errori” o difetti di compilazione delle proprie richieste di indennizzo;
- 2 – chi, la maggior parte dei 133.000 azzerati dalle banche (BPVi, Veneto Banca, Banca Etruria, Banca Marche, Carige e Carichieri) già ammessi al recupero del 30% al massimo di quanto perso (fino a 100.000 euro), vorrebbe che fossero redistribuiti fra di loro i circa 500 milioni di euro residui del Fondo Indennizzo Risparmiatori
- 3 – e chi nel Governo e, in primis, tra i funzionari del Mef, vorrebbe appropriarsene per assegnare quel mezzo miliardo a qualcuno dei provvedimenti promessi in campagna elettorale e che non trovano spazio in una manovra “povera” di risorse.
Ecco il testo per la parte che riguarda gli indennizzi (in fondo” la parte per le spese)
«L’attività di attribuzione degli indennizzi del Fondo indennizzo risparmiatori, istituito dall’articolo I, comma 493, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, si conclude il 31 dicembre 2022. La Commissione tecnica, nominata con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze il 4 luglio 2019 pubblicato per comunicato nella Gazzetta ufficiale del 26 luglio 2019, resta in carica fino al 30 giugno 2023 esclusivamente per la gestione dei contenziosi concernenti le prestazioni del Fondo ed il completamento delle attività del Fondo».
Attendiamo sviluppi e, perché no?, emendamenti all’emendamento, ma a una prima lettura sembrerebbe
- creato un binario per recuperare i soggetti di cui al punto 1
- cancellata gran parte dei 500 milioni residui del FIR attesi da chi, punto 2, ha già lecitamente incassato il 30% con i limiti di cui allo stesso punto
- incassato il sorriso di chi, tra governo Meloni (FdI) e dirigenti del Mef, di cui è ministro Giancarlo Giorgetti (Lega), è a caccia anche delle briciole (in questo caso di due volte poveri disgraziati, i soci della banche mal gestite e peggio controllate dagli organi preposti dello Stato) per dispensare qualche bonus qui e là, tra i tanti promessi in campagna elettorale ben sapendo, però, che di soldi non ce n’erano.
Un’ultima speranza, magari figlia del concepimento tardivo di un nuovo sub emendamento, è affidata ora a un ripensamento al fotofinish del serio e capace ministro Giorgetti, che, magari ricordando le promesse fantasmagoriche ai risparmiatori del suo leader Salvini insieme al desaparecido collega di governo giallo-verde Di Maio, potrebbe far estendere il significato dei “contenziosi” da gestire fino al 30 giugno 2023 a quelli che potrebbero (dovrebbero) nascere sui 500 milioni residui del FIR e da distribuire come previsto, ma anche qui in maniera non univoca, dalla legge 145.
Forza Giorgetti, non dimenticare le speranze (i diritti?) di oltre 135.000 famiglie che non chiedono soldi “nuovi” ma una parte di quelli loro che hanno perso fidandosi delle banche e dei controllori che rispondono al Mef!
A meno che…
A meno che non fosse vero quanto scrisse Il Fatto Quotidiano il 7 aprile 2019 e noi riportammo (“Truffati dalle banche inascoltati, Il Fatto: “Così perdiamo”, Salvini strapazza Giorgetti“) che era già lui, Giancarlo Giorgetti, allora sottosegretario alla presidenza del consiglio del governo giallo verde, ad ostacolare proprio Salvini nel trovare la quadra per accelerare gli indennizzi ai risparmiatori azzerati dalle banche spalleggiando i tecnici del Mef, di cui ora è ministro…
Per completezza ecco la parte del testo dell’emendamento FIR sulle spese e competenze, che, quelle sì, mai vengono formulate in modo non chiaro.
«Sono autorizzate le spese fino all’importo massimo di 200.000 euro per gli emolumenti dei componenti della Commissione da definire con decreto del Dipartimento del tesoro e fino all’importo massimo di 750.000 per i costi sostenuti da Consap in relazione alla Segreteria tecnica della medesima Commissione, secondo il Disciplinare stipulato ai sensi dell’articolo 8 del decreto del Ministro dell’economia e delle finanze del 10 maggio 2019».