Sul Fondo Indennizzo Risparmiatori (FIR) ci affidiamo alle parole del sottosegretario al Ministero delle Imprese e Made in Italy con delega alla Consap, Massimo Bitonci. Lo abbiamo intervistato oggi, dopo aver riferito in questi giorni e costantemente sulle novità che cambiavano quasi ad ogni giro di lancetta e che che riguardano lo strumento ideato per l’indennizzo di oltre 140.000 risparmiatori italiani azzerati dal crac di sei banche in cui avevano investito acquistandone o sottoscrivendone le azioni.
Ecco cosa ci ha detto alla luce della pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto legge Milleproroghe che, in un suo passaggio (articolo 3 – comma 7, ndr), affronta il problema e pone le basi per la sua soluzione.
Sottosegretario Bitonci, qual è allo stato attuale il futuro del Fir, in riferimento ai circa 500 milioni di euro non ancora ripartiti tra i circa 140.000 inizialmente indennizzati col 30% e alle domande di accesso agli indennizzi ancora da valutare dei circa 7.000 risparmiatori soci delle sei banche risolte (le due venete BPVi e Veneto Banca oltre a Banca Etruria, Carife, Banca Marche e Carichieri)?
Massimo Bitonci – “Intanto mi preme sottolineare l’ottimo risultato ed il grande lavoro che è stato fatto in questi anni. A partire dal 2018, quando da sottosegretario all’Economia insieme al collega Alessio Villarosa, all’epoca deputato del Movimento 5 Stelle, ho seguito l’iter del Fir fino al Governo Conte I. Ottimo lavoro soprattutto della Commissione che ha lavorato bene e si è riunita anche oggi quando siamo prossimi alla fine dell’anno.
Qualche dato: attualmente ciò che è stato pagato a circa 145.480 risparmiatori ammonta a 1 miliardo 29 mila 731 euro. Residuano dal fondo 545 milioni di euro circa dei 1.575.000.000 milioni stanziati recuperandoli dai fondi dormienti e, quindi, non dalle tasche dei cittadini.
Quanto al futuro del Fir, le rispondo che questo futuro c’è. Ne ho parlato con il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti e sia chiaro: c’è molto lavoro da fare, soprattutto in termini di modifica della legge. Ma ora abbiamo il tempo per farlo.
Siamo attenti e lo abbiamo dimostrato in queste settimane, facendo prima ritirare l’emendamento che prevedeva la chiusura del Fondo, poi inserendo nel Milleproroghe la proroga fino al 30 giugno 2023 della Commissione tecnica del Fir, come si può verificare sulla Gazzetta Ufficiale pubblicata oggi.
I risparmiatori possono stare tranquilli perché ora abbiamo altri 6 mesi per intervenire. Ma è bene che sappiano che ci sono dei nodi da sciogliere, soprattutto da un punto di vista normativo, per presentarci in Europa con un dettato normativo adeguato, come quello precedente che ha avuto l’ok della Commissione europea. Un parere favorevole su quello che, ricordiamo anche questo, ancora oggi è l’unico caso a livello mondiale di ristoro di risparmiatori di banche private fallite.
Per quanto riguarda le domande non ammesse le dico che non a caso ho parlato ieri di proroga in continuità. La commissione continuerà a lavorare sulle domande che devono essere valutate e le anticipo che proprio di recente sono arrivati riscontri dall’Agenzia delle Entrate circa l’ok a situazioni che in precedenza erano state valutate negativamente”.
Quanto al dettato normativo, a cosa state pensando? L’avanzo potrebbe essere recuperato grazie a opportuni emendamenti in sede di conversione in legge del Milleproroghe?
Massimo Bitonci – “Guardi, il Milleproroghe è, appunto, una proroga di molte situazioni tra cui, come detto, quella della commissione Consap. Per le modifiche al dettato normativo che servono si può pensare a un possibile futuro decreto. Ma questo passerà attraverso un lavoro preparatorio da fare assieme alle associazioni, concordando la procedura ed il quantum.
Deve però essere chiaro che non si può semplificare una cosa complessa. C’è una norma che è chiara, per un ulteriore riparto bisogna modificare la norma che ora prevede ‘quel’ tipo di riparto e si possono recuperare le posizioni di chi non aveva la documentazione a posto”.
Facciamo un passo indietro sul Fir, sottosegretario Bitonci. In Finanziaria è stato approvato un Odg a firma del deputato Pd Enrico Letta che invitava il Governo a prorogare la Commissione tecnica fino al 31 dicembre 2023, quindi di ulteriori 6 mesi rispetto a quanto poi stabilito nel Milleproroghe, per esaminare le domande in sospeso e valutare se prevedere indennizzi ‘equi’ ai risparmiatori. Non era forse questa la via migliore e più immediata per reinserire i 545 milioni circa ancora avanzati dal Fir meno gli importi eventualmente da liquidare per le domande per ora respinte?
Massimo Bitonci – “Anche qui devo essere estremamente chiaro: ora governiamo noi, non il Partito democratico. Hanno governato fino a poco tempo fa (nel Conte 2 senza la Lega ma con la Lega nel governo Draghi, per la precisione, ndr), potevano fare molte cose. Ora, ci siamo caricati noi il problema. E poi, la questione è che, se mi passate il modo di dire, un ordine del giorno (che è un invito non vincolante al governo, ndr) non si nega a nessuno. Ma quel che conta veramente è che mentre si facevano ordini del giorno c’era chi lavorava per inserire la proroga già nel testo del Milleproroghe, ancor prima dell’Odg di Letta”.
Provo allora ad essere più diretto, interpretando il sentimento delle famiglie italiane interessate agli sviluppi della vicenda, molte delle quali sono venete, circa il 40%, ma le altre, tra soci delle due ex grandi banche venete e delle altre banche più piccole del nord-centro Italia, sono più o meno sparse su tutto il territorio italiano. Non sarebbe stato il caso di approvare un emendamento in Finanziaria in cui si chiariva che con la proroga per le domande non accolte la commissione tecnica avrebbe anche valutato la suddivisione dei 545 milioni residui che la legge 145 afferma che possono essere ridistribuiti tra gli aventi diritto?
Massimo Bitonci – “Anche qui la riporto al dettato normativo: il Fir scadeva e noi abbiamo fatto una proroga. Dal 1º gennaio si può lavorare alla modifica che, particolare non trascurabile, deve avere come detto anche l’ok della Commissione Europea.
L’iter è questo: discutiamo con le associazioni per trovare la quadra, elaboriamo la norma e richiediamo l’ok della Commissione Europea.
Quanto ai cittadini veneti fornisco qualche dato: ne sono stati indennizzati 55.257 per un complessivo di 595.601.000 euro circa: è la quota più importante del Fir, più del 50% del Fondo è andato ai risparmiatori veneti. E di queste somme, la parte più grossa è andata a Vicenza: 252.908.000 di euro. Poi Treviso con 212.244.000 di euro.
Insomma, nelle aree dove si trovavano le sedi della maggior parte delle filiali è andato l’importo più consistente e, complessivamente, il 97% delle domande venete ha avuto ristoro. Ripeto, è stato fatto a mio giudizio un ottimo lavoro da parte della commissione Consap, tenendo sempre in mente che agevolare al massimo i risparmiatori era un diktat. Che dire poi del fatto che prima del 2018 il fondo inizialmente progettato non era dotato di risorse di questo livello”?
Ieri, dalle nostre pagine, abbiamo riportato alcune dichiarazioni del deputato del Movimento 5 Stelle Enrico Cappelletti critiche col suo lavoro per prorogare la Commissione tecnica e tenere una porta aperta a futuri sviluppi. Al di là della polemica politica da parte di un esponente della minoranza, che nelle discussioni sulle manovra ben poco poteva incidere, c’è secondo noi una certa confusione su quanto stabilisce la legge 145, che istituisce il FIR, sugli eventuali residui. Secondo autorevoli posizioni da noi consultate il dettato, per alcuni, prevede “la possibilità”, come scritto nel testo della legge 145, ma per altri “l’obbligatorietà” di distribuire i residui tra gli aventi diritto. Cappelletti propende per l’obbligatorietà. La sua posizione qual è?
Massimo Bitonci – “La mia posizione è che la questione è un altra. La norma è stata costruita nel 2018, emanando al legge 145 al fotofinish proprio il 30 dicembre di quell’anno, tenendo conto delle regole introdotte con il Bail-in bancario. La legge sta in piedi per questo: perché in Europa hanno accettato l’analogia tra chi ha perso le quote e la tutela dei conti correnti bail-in fino a 100 mila euro. Non trovo corretto cavalcare l’argomento e rendere determinate dichiarazioni sapendo che la tutela è prevista fino ai 100 mila euro. È solo così che abbiamo portato a casa il ristoro, altrimenti avremmo ottenuto un parere negativo. Anche di questo dobbiamo tenere conto nel pensare la nuova norma, mi ripeto: c’è la possibilità, ma poi dobbiamo incassare l’ok di Bruxelles. Come è noto, io ho contribuito a costruire l’attuale norma e posso dirle che non c’era un impianto alternativo. Chi parla adesso, non conosce la ratio e la genesi di quella legge. Comunque, alle parole io preferisco i fatti: la Lega ha sempre fornito tutto il supporto necessario per difenderla a livello europeo. L’impegno c’è sempre stato, anche sulle proroghe e con emendamenti. A maggior ragione ora che, come avete giustamente ricordato, c’è l’impegno sulla vicenda promesso dalla premier Meloni e da Forza Italia (leggi qui)”.
In tutta la vicenda, hanno giocato un ruolo importante le associazioni nate proprio per tutelare i risparmiatori e soci azzerati delle sei banche, anche se spesso hanno proceduto in ordine sparso, a nostro parere errando. Sottosegretario Bitonci sulla strada finale del Fir saranno riunite e ascoltate al Ministero dell’Economia e delle Finanze?
Massimo Bitonci – “È da quando ho iniziato a occuparmi del Fir che ho un contatto praticamente quotidiano con le associazioni dei risparmiatori soci delle banche “risolte”, attraverso incontri, mail e messaggi. Proprio in questa settimana ne ho discusso col ministro Giorgetti, mio collega di partito, che si attiverà per sentire le associazioni così come si è attivato per portare avanti la proroga del Fondo Indennizzo Risparmiatori in un quadro oggettivamente complesso”.