Caso De seta, Usb: “Abolire stage e alternanza scuola-lavoro”

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Giuliano De Seta caso
Giuliano De Seta

Anche alla luce dell’ultimo aggiornamento sul Caso De Seta bisogna abolire il sistema degli stage e dell’alternanza scuola lavoro. Lo afferma con convinzione Raniero Germano di Unione Sindacale di Base e Rete Iside Onlus.

Una rivendicazione cui ne seguono altre: più prevenzione e meno convegni, non solo multe ma sospensione dalle cariche aziendali dei datori di lavoro e dei dirigenti delle ditte che non applicano e violano il dgls 81, introduzione del reato di omicidio volontario sul lavoro.

È notizia di ieri (leggi qui) che l’Inail non riconoscerà alcune risarcimento ai genitori di Giuliano De Seta, il 18enne di Ceggia, studente al quinto anno dell’Itis di Portogruaro, che a settembre del 2022 ha perso la vita in una fabbrica di Noventa di Piave mentre svolgeva uno stage.

Su questa vicenda Raniero Germano dice: “Un nuovo, triste, capitolo del Caso De Seta, diciottenne ucciso durante uno dei cosiddetti stage formativi nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro. Il giovane è stato travolto da un blocco d’acciaio di più di una tonnellata, presso la ditta Bc Service di Noventa di Piave lo scorso 16 settembre.

Alla sua famiglia non sarà riconosciuto il risarcimento Inail a causa di un cavillo: lo status di Giuliano era quello di stagista, pertanto non si può accedere a un risarcimento da parte dell’istituto, previsto solo nel caso in cui la vittima sia un capofamiglia. Evidentemente, in Italia, studenti appena maggiorenni sono abbastanza grandi per poter lavorare, mettendo a rischio la loro vita in fabbrica, ma al contempo non vengono riconosciute loro le tutele che spettano invece ai lavoratori propriamente detti.

Stando alle prime ipotesi scaturite dalle indagini – aggiunge il sindacalista -, se nella ditta fossero state rispettate tutte le misure di sicurezza, Giuliano sarebbe ancora vivo. A nostro avviso, però, è lo stesso sistema dell’alternanza scuola-lavoro, ora PCTO, a essere profondamente sbagliato: non è lavoro né formazione, ma sfruttamento; rappresenta, inoltre, un concreto rischio per la salute degli studenti, soprattutto di istituti tecnici e professionali troppo spesso visti come luoghi di formazione di serie B.

Giuliano non avrebbe mai dovuto essere messo in una situazione di rischio simile. Semplicemente, non avrebbe dovuto essere in una fabbrica a lavorare senza stipendio e senza tutele, ma in un’aula di scuola a formarsi e imparare. Da anni, il sistema scolastico pubblico è costantemente sotto attacco, sotto-finanziato, svilito del suo ruolo sociale e formativo, mentre con alternanza e PCTO si punta a formare soltanto braccia da sfruttare, non cittadini consci dei propri diritti”.

L’attenzione poi viene posta sui dati della mortalità sui luoghi di lavoro: “Il 2022 – spiega ancora Germano – è stato l’ennesimo annus horribilis per la sicurezza sul lavoro. Secondo i dati raccolti da Unione Sindacale di Base e Rete Iside Onlus sono stati, infatti, almeno 1460 i morti di lavoro.

Una cifra, 4 al giorno, in aumento con quelli degli ultimi anni, testimonianza di come la salute e la sicurezza di lavoratrici e lavoratori siano considerati sacrificabili sull’altare del profitto, derubricati a danni collaterali nel sistema economico capitalistico.

Il 2023 non è iniziato meglio: 7 vittime in tre soli giorni, tutte sul posto di lavoro. L’unica cifra di morti di lavoro accettabile è zero. Per questo USB e Rete Iside continueranno a costruire il proprio percorso per l’introduzione nel codice penale del reato di omicidio sul lavoro”, conclude il rappresentante Usb.