Guardia Medica Vicenza, Sbrollini: “Via dai Pronto Soccorso casi non urgenti”

909
Daniela Sbrollini opzione donna 18app mollicone guardia medica vicenza
Daniela Sbrollini

La senatrice vicentina Daniela Sbrollini, vicepresidente della 10 Commissione Sanità al Senato, interviene sui fatti recenti capitati alla Guardia Medica a Vicenza.

“I cittadini hanno diritto ad un adeguato servizio a tutela della salute. L’organizzazione della medicina sul territorio deve liberare il Pronto Soccorso dai casi che non sono urgenti e che sono gestibili al di fuori dei presidi ospedalieri. Sono due punti fermi sui quali la sanità Nazionale sta mostrando seri limiti di efficienza – afferma la sentaricie di di IV-Azione -. Sono estremamente preoccupata perché questi servizi stanno mostrando ogni giorno carenze anche nella nostra regione, non solo per il servizio di guardia medica a Vicenza.

Gettare la croce addosso agli operatori – prosegue la Sbrollini – è un modo sbagliato per affrontare la situazione con l’intento di risolverla. Oltre che sbagliata è anche ingiusta. C’è carenza di personale, sia medico che infermieristico. Molto è legato al sistema del numero chiuso che ha ingessato il sistema formativo senza tenere conto della programmazione e del turnover. Ma ci sono anche altre cause che non si vogliono prendere in considerazione.

Purtroppo l’impoverimento di risorse della medicina territoriale porta la gente a riversarsi su pronto soccorso e continuità assistenziale. Non risolvere questo problema innesca inevitabilmente quelli successivi. Le medicine di gruppo non sono sufficienti, i medici di medicina territoriale non bastano. L’ipotesi di concentrare, prima gli ospedali, poi i pronti soccorso, quindi le medicine di gruppo, ora le guardie mediche hanno creato intasamenti ed ingolfamenti. A questo si aggiunge un eccessivo ricorso alla burocrazia. Regole spesso cambiate repentinamente, comunicate sì, ma in modo disordinato e differenziato da posto a posto disorientano i pazienti”.

Chiude la senatrice: “Quando un cittadino si sente in difficoltà per motivi improvvisi di salute fa fatica a cercare cartelli di istruzione o informazioni sui siti. Una call telefonica che non risponde crea insofferenza e spesso il panico. Forse serve anche maggiore calma e reciproca comprensione tra cittadini e operatori sanitari.

Però chi organizza questi servizi deve tenere conto di una componente fondamentale. Chi li usa si sente in emergenza. E deve essere aiutato a vivere questa esperienza di disagio senza dover affrontare decaloghi burocratici, attese sfiancanti, rimbalzi di responsabilità.

Se i sanitari cercano di evitare questi servizi, se i primari di Pronto Soccorso lasciano, se il malessere serpeggia tra gli operatori sanitari ovunque, se i cittadini si sentono spesso abbandonati, se i sindaci implorano di avere medici di base nei loro territori, evidentemente molte cose non vanno. Quante altre grida di allarme servono“?