Numero chiuso alla facoltà di medicina, Ministero punta al superamento. Zaia: “Lo dico da anni”

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Anna Maria Bernini

Numero chiuso alla facoltà di Medicina: il ministro dell’Università Annamaria Bernini ha istituito una commissione per studiare la modifica dell’accesso programmato.

La ministra ne ha parlato oggi in una lettera al Corriere della Sera, spiegando che la commissione dovrà fornire proposte al ministro entro la primavera. Intanto quest’anno l’accesso avverrà con il nuovo Test OnLine CISIA (Tolc), test per chi vuole iscriversi a un corso di laurea che richiede una valutazione delle conoscenze iniziali prima dell’iscrizione, come previsto dalla riforma dell’ex ministro Cristina Messa.

Su questa novità è intervenuto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia: “È da molti anni che denuncio i problemi causati dal numero chiuso per l’acceso alla facoltà di Medicina – ha detto -. Questo Governo, finalmente, dà un segnale concreto che interrompe il nulla di fatto. Spero che tutti prendano coscienza che un bravo chirurgo si seleziona sul campo dopo averlo portato in sala operatoria o che un bravo internista deve dimostrare il suo valore in corsia con il paziente. Di certo non a 19 anni con test di selezione con domande a eliminazione e risposte a crocette.

Oggi – ha aggiunto -, mi devo misurare con una carenza cronica di medici nelle nostre strutture sanitarie sia ospedaliere sia del territorio. La limitatezza degli accessi ai corsi di laurea – aggiunge il Governatore – ha progressivamente contrassegnato in negativo l’ultimo decennio.

Questa carenza ha condizionato anche gli ingressi dopo la laurea a tante Scuole di specializzazione come pediatria, anestesia, traumatologia o chirurgia, il cui diploma è requisito essenziale per accedere alle strutture del servizio sanitario regionale.

È indispensabile intervenire tempestivamente anche rilanciando l’attrattività di alcune specializzazioni sui neolaureati ma iniziando senza dubbio dal superamento di un sistema che con una selezione tanto prematura rischia non solo di negare il fabbisogno di professionisti indispensabili alla nostra sanità ma anche di escludere giovani che potrebbero rivelarsi clinici o chirurghi di grande talento”, ha concluso Zaia.