Una sconfitta come quella rimediata a Lecco dall’LR Vicenza non se l’aspettava nessuno. La serie positiva di nove gare in campionato più due in Coppa Italia aveva un po’ tolto lucidità alla visuale e la vittoria sul campo della capolista Pro Sesto, prima della pausa, aveva aggiunto troppa e aprioristica fiducia sulla risalita degli uomini di Francesco Modesto nella élite del girone.
Il pareggio con il Padova era stato curiosamente accolto dai più come un risultato tutto sommato positivo e le lacune e i limiti dimostrati nell’occasione dalla squadra biancorossa erano stati marginalizzati se non spazzati sotto il tappeto. Sbagliato, perché si sarebbe invece dovuto dare il giusto peso alla opaca prestazione del derby per trarne le opportune contromisure invece di andare alla ricerca di scusanti e di spiegazioni contingenti anziché strutturali.
Non sono state, poi, né opportune nè tempestive le dichiarazioni della dirigenza in tema di Calciomercato, che anticipavano una sessione invernale all’insegna di interventi minimi. È possibile e, anzi, probabile che il segnale arrivato alla squadra sia stato fin troppo tranquillizzante e che la certezza del posto sicuro abbia tolto qualche incentivo. Per carità, un po’ di appagamento è umano e non vanno sottovalutate le scorie dello sforzo sostenuto dai giocatori nella rimonta dal decimo al primo posto, che ha senz’altro lasciato qualche sedimento nelle gambe e nella testa.
La sconfitta di Lecco figlia della presunzione?
Più d’uno ha tacciato i giocatori di essere scesi in campo a Lecco con la presunzione di essere i padroni del campionato. Non condivido affatto questa analisi superficiale e semplicistica e, piuttosto, vanno difesi e tutelati i giocatori davanti ad un’accusa priva di fondamento e tutta da provare.
Si tratta di professionisti, in massima parte esperti e navigati, che non possono avere ben chiaro il quadro della situazione attuale dell’LR Vicenza, che è quello di una squadra che non ha ancora messo nulla al sicuro, che ha sì il miglior attacco del girone ma anche una difesa troppo permeabile, che non è affatto o non è ancora la dominante di questo campionato. I giocatori sanno bene tutto ciò e, se qualcuno avesse fatto loro credere qualcosa di diverso, meriterebbe un Daspo a vita.
No, a Lecco, l’LR Vicenza ha perso semplicemente perché ha trovato un avversario più forte, come si sapeva benissimo (e bastava sennò guardare le statistiche) e che ha approfittato della giornataccia dei biancorossi con una gestione intelligente della gara e del gioco. Si è accorto qualcuno della irrisoria facilità con cui i giocatori di Luciano Foschi ripartivano senza trovare filtri?
Magari con un mediano in più…
Modesto ha riproposto a Lecco il centrocampo con due esterni e due centrali e questa scelta è stata la premessa della sconfitta. Perché Greco non è risultato il cursore infaticabile protagonista della risalita, perché Dalmonte è stato costretto a fare il quinto in difesa come con il Padova, perché Cavion non è più il mediano completo dell’anno scorso, perché Jimenez avrà anche i numeri per essere un aspirante regista ma non si può pretendere che sia l’ideale anche nella fase difensiva.
Modesto ha preferito insistere con il doppio trequartista anziché schierare due attaccanti e rimpolpare il centrocampo con due mediani a supporto del regista, come sarebbe stato più logico e confacente all’avversario e alla gara. Forse l’allenatore confidava nella capacità realizzativa dei suoi attaccanti, nel solito Ferrari (che già nel derby si era salvato dall’insufficienza solo per il gol firmato), nelle punizioni di Stoppa. Invece qualcosa non ha funzionato e la squadra non è mai cresciuta nel corso della partita finendo per essere travolta in un quarto d’ora all’inizio della ripresa. I cambi non sono serviti e i subentrati non sono stati meglio dei titolari.
Ormai è chiaro che gli avversari sanno benissimo come va affrontato l’LR Vicenza e, quindi, tocca a Modesto inventare qualcos’altro per tornare competitivi e meno prevedibili. Va anche ricalibrata la preparazione atletica perché ultimamente i biancorossi sono tornati quelli lenti e poco reattivi dell’era Baldini.