Il 30 dicembre 2022 è entrata in vigore nella sua completezza la cosiddetta riforma Cartabia (d. lgs. 10 ottobre 2022 n. 150), nel termine concordato dal Governo con la Commissione Europea, che era uno degli obbiettivi del PNRR (leggi dello stesso autore «Brevi osservazioni sulla Riforma Cartabia dell’ex magistrato Giovanni Schiavon: condivisibile ma non basterà per cambiare il “sistema”» e del prof. avv. Rodolfo Bettiol «Politica e giurisdizione: l’intervento dell’avv. prof. Rodoldo Bettiol sulla riforma della Giustizia del ministro Marta Cartabia», ndr).
Una riforma dell’allora Governo Draghi (in esecuzione della legge delega 27 settembre 2021 n. 134), entrata in vigore in due tranches: la prima, quella contenente disposizioni immediatamente prescrittive, nell’ottobre 2021; la seconda, quella, appunto, entrata in vigore il 30 dicembre scorso, destinata a rappresentare la modificazione più significativa sul processo penale e sul sistema sanzionatorio.
È in questa seconda parte di riforma che trova collocazione una previsione che ha destato, in questi giorni, grande scalpore nell’opinione pubblica, per il rischio che alcuni reati, pur oggettivamente gravi, possano essere portati a processo solo a querela di parte.
Come conseguenza, alcuni probabili autori di gravi furti, perché colti in flagranza, o di delitti, in cui avrebbe dovuto essere contestata l’aggravante mafiosa, non hanno potuto essere assoggettati a custodia cautelare per mancanza di querela, appunto.
Ad esempio, nei giorni scorsi, nel parcheggio di un aeroporto veneto, un ladro, con precedenti specifici, era stato sorpreso a scassinare alcune auto, ma le forze dell’ordine, pur avendolo sorpreso sul fatto, hanno dovuto lasciarlo andare per mancanza del presupposto processuale (la querela, appunto).
Negli uffici di via Arenula è allora scattato l’allarme, dopo le vibrate proteste di una scandalizzata opinione pubblica (e anche di magistrati dell’antimafia, convinti che, in quel contesto malavitoso, ben pochi, per paura, presenterebbero querela); è stato subito emesso un comunicato, annunciante un intervento normativo urgente per eliminare la segnalata criticità applicativa della riforma ed è stato testualmente scritto: “sono in corso le valutazioni necessarie a riconsiderare alcune scelte di rendere procedibili a querela reati contro il patrimonio in contesti mafiosi e altre ipotesi di reato che, per il contesto in cui maturano, rendano indispensabili provvedimenti cautelari di urgenza”.
Si è annunciato, quindi, “sponsor” il ministro trevigiano Carlo Nordio, un imminente decreto legge per ottenere una modifica della recentissima riforma, che renda procedibili di ufficio reati che, ora come ora, lo sarebbero solo a querela (come: lesioni personali stradali gravi o gravissime, sequestro di persona semplice, furto, danneggiamento, violenza privata, truffa, frode informatica, appropriazione indebita). E non può non venire alla mente di tutti il recentissimo grave episodio di quei (bravissimi) carabinieri che, pur avendo sorpreso in flagranza alcuni ambientalisti che avevano imbrattato la facciata del Senato, non hanno potuto far nulla, per assenza di querela del soggetto danneggiato.
È pur vero che la riforma Cartabia prevede un periodo per il suo assestamento, con l’inserimento di possibili aggiustamenti correttivi, ma è comunque, preoccupante questo ondivago legiferare causato dall’evidente pressapochismo di chi deve scrivere le leggi.
Lo stesso ultimo comunicato ministeriale non lascia ben sperare nella parte in cui fa riferimento, molto vagamente, ad “altre ipotesi di reato che, per il contesto in cui maturano, rendano indispensabili provvedimenti cautelari d’urgenza”.
Ci rendiamo anche conto che gli uffici legislativi dei ministeri devono anche esprimersi nel solco delle specifiche indicazioni della Commissione Europea, per timore di vanificare l’erogazione dei fondi del PNRR, ma non era difficile prevedere, fin dalla prima scrittura della riforma, che la pretesa della querela per la procedibilità di certi delitti, oggettivamente gravi, avrebbe creato le criticità che, in questi giorni, sono sotto gli occhi di tutti.
Ma neppure si può procedere con queste continue incertezze e con questi repentini cambiamenti (leggi «Perseguibili d’ufficio lesioni o sequestro di persona con aggravante mafiosa? Zanettin: “Ragionevole ma stop populismo giudiziario ed eccessi legislativi”»), attuati sempre con la normativa di urgenza: per la disperazione anche degli editori di testi legislativi e di chi è costretto a comprarli…