La Commissione d’inchiesta Covid-19 della Regione del Veneto ha concluso i suoi lavori suscitando commenti da parte delle opposizioni.
“Con il lavoro svolto dalla Commissione d’inchiesta è stato compiuto un atto istituzionale doveroso, rispettoso della dignità di chi ha perso la vita nei terribili mesi che hanno segnato soprattutto la seconda ondata della pandemia in Veneto e degli operatori sociosanitari che hanno sacrificato tutta la loro vita per tutelare la salute altrui”.
Questo il commento di Francesca Zottis, consigliera regionale del Partito Democratico e presidente della Commissione speciale d’inchiesta sull’andamento in Veneto dei contagi e dei decessi da SARS-CoV-2 durante la pandemia con particolare attenzione alla seconda “ondata” che aggiunge: “Quella fu una tragica quanto imprevedibile fase. Ma, nel tirare le somme, la Commissione ha anche fatto emergere le fragilità del sistema sanitario.
Fragilità che hanno pesato fortemente sul sistema Veneto. Carenze, in termini di mezzi e investimenti, che richiedono oggi risposte e soluzioni incisive. L’auspicio è che il Consiglio e la Giunta regionale accolgano le critiche e le proposte fatte, investendo concretamente e completando così un lavoro che ha come risultato finale il miglioramento della nostra sanità. Un bene primario e comune irrinunciabile”.
La chiusura dei lavori della Commissione d’inchiesta Covid-19 della Regione del Veneto è stata commentata anche da Arturo Lorenzoni, portavoce delle opposizioni.
“Oggi sono stato alla ultima seduta della Commissione Speciale d’inchiesta sulla Seconda Ondata della pandemia, avviata un anno e mezzo fa in Consiglio regionale. Un lavoro lungo e molto utile per evidenziare ciò che è accaduto in quel periodo drammatico, in cui il Veneto ha avuto la mortalità da Covid-19 più alta d’Italia.
Sono state votate due relazioni distinte, la prima votata dalla maggioranza e la seconda dalla minoranza, ricche di dati, ma profondamente diverse nella lettura dei fatti. Sono grato alle colleghe Zottis (Pd), presidente della Commissione, Baldin (M5S), Bigon e Camani (Pd) e Ostanel (VcV), che hanno prodotto un documento capace di evidenziare le incongruenze delle scelte operate dall’amministrazione regionale nell’autunno 2020.
La discussione si farà in aula nei prossimi giorni. Molte delle domande che ponemmo allora sono tutt’ora inevase. I dubbi che personalmente avevo su quanto accaduto, sono ora decisamente maggiori”.
Commenti espressi anche dalle consigliere regionali di minoranza Vanessa Camani (Pd), Elena Ostanel (VcV) ed Erika Baldin (M5s), componenti della commissione speciale d’Inchiesta sulla seconda ondata della pandemia in Veneto, commentano “la chiusura formale di un lavoro che, tra numerose audizioni e 13 sedute, è durato complessivamente 19 mesi”.
Vanessa Camani, correlatrice del provvedimento per l’Aula e presentatrice della relazione di minoranza, evidenzia che “i numeri di contagi, ricoveri e decessi, che hanno travolto il Veneto a cavallo tra l’autunno 2020 e l’inverno 2021, sono impressionanti: 8.282 morti da ottobre a marzo. Peggio di noi solo la Lombardia, con 13 mila decessi ma con il doppio della popolazione. Le misure adottate dalla Regione Veneto in quei mesi non sono state oggettivamente sufficienti per contenere la diffusione del virus. Malgrado questo bilancio disastroso e gli appelli di scienziati e organizzazioni sociali, il presidente Zaia non ha mai spiegato perché non abbia mai voluto a.ssumersi la responsabilità politica di adottare misure di contenimento più stringenti, unico vero antidoto contro la pandemia”.
Elena Ostanel invece sottolinea come “abbiamo assistito per troppo tempo a reiterate negazioni dell’evidenza, a reti unificate, dalla sede della Protezione Civile di Marghera. Sappiamo che i dati forniti per il calcolo dell’RT su asintomatici non sono stati sempre tempestivi e corretti. Sappiamo che ci sono state contraddizioni pesanti tra i numeri delle Terapie intensive dichiarate e quelle realmente attive. Sappiamo che l’esclusivo screening nei contesti sanitari con i tamponi rapidi non era in linea con le linee guida nazionali. Cosa sarebbe successo se i dati fossero stati caricati tempestivamente e si fosse scelto lo screening del personale sanitario con tamponi molecolari?”.
Erika Baldin, dal canto suo, pone l’accento sul fatto che “chi ha visto un parente morire abbandonato all’interno di una casa di riposo ha diritto alla verità. Come mai quegli anziani non sono sempre arrivati nelle terapie intensive? E come mai i vertici della Regione, compreso Zaia, come emerso dalle intercettazioni rivelate dalla trasmissione Report, hanno scelto deliberatamente di non ascoltare gli allarmi del professor Crisanti sull’uso dei tamponi rapidi negli ospedali e nelle Rsa, ignorando e anzi screditando il suo studio poi pubblicato sulla rivista Nature? Una cosa è certa: questa vicenda non si chiude qui. Vedremo già nei prossimi giorni cosa emergerà dall’inchiesta della Procura di Padova che coinvolge i vertici della sanità veneta”.
“Per la prima volta arriva in Consiglio regionale una relazione di minoranza a conclusione dei lavori di una commissione d’Inchiesta – ricordano in conclusione Vanessa Camani, Elena Ostanel ed Erika Baldin – Questo dimostra quanto sia necessario fare chiarezza. Lo faremo tra un paio di settimane in aula, confidando nella presenza del presidente Zaia”.