Meta citata in giudizio per stress psicologico: un caso dal Kenya

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Daniel Motaung Kenya Meta
Daniel Motaung

Un giudice keniota ha respinto il tentativo della società madre di Facebook, Meta, di essere rimossa da una causa che denunciava l’abuso, lo sfruttamento e la violazione dei diritti dei lavoratori presso il suo centro di moderazione dei contenuti di Nairobi, gestito da una società appaltatrice.

In difesa, gli avvocati di Meta hanno sostenuto che la società non ha una sede legale in Kenya e non opera in quel Paese.

La causa è stata intentata da Daniel Motaung, un ex moderatore di contenuti per Sama, appaltatore di Meta, che sostiene di aver sofferto di disturbo post-traumatico da stress a causa della costante esposizione a immagini disturbanti.

Motaung afferma, inoltre, che Sama ha sottoposto i lavoratori a condizioni di lavoro irragionevoli, tra cui retribuzioni basse e irregolari, violazioni della privacy e della dignità e un supporto inadeguato per la salute mentale.

Al centro del caso c’è la questione se le grandi aziende tecnologiche possano essere ritenute responsabili delle condizioni di lavoro nelle operazioni di moderazione dei contenuti gestite da appaltatori esterni, che la società chiama per rimuovere contenuti grafici, violenti o sessualmente espliciti, compresa la pornografia infantile, dalle piattaforme online. La visione ripetuta di questo genere di immagini può causare stress psicologico.

La sentenza del tribunale potrebbe avere implicazioni ben oltre il Kenya: Facebook impiega circa 15.000 lavoratori a livello globale, per lo più tramite società esterne, e YouTube e altri prodotti di Google si affidano a circa altri 10.000 dipendenti per controllare le loro piattaforme, secondo un report del 2020 del Centro Stern per le imprese e i diritti umani della New York University.

Fonte: The Vision