“I numeri del 110% in Veneto sono straordinari e soprattutto tangibili. Basti pensare che solo negli ultimi due mesi (novembre e dicembre) spinte certamente anche dalla tagliola introdotta da Governo che limitavano il 110% alle domande pervenute entro dicembre, il numero delle asseverazioni è letteralmente esploso: + 4.500 pari ad investimenti per 709 milioni di euro”.
Lo afferma Roberto Boschetto, Presidente di Confartigianato Imprese Veneto. “Purtroppo – prosegue – il rovescio della medaglia è la difficoltà sempre più accentuata da parte delle imprese di cedere i crediti acquisiti. Da una riparametrizzazione delle ultime stime nazionali, in Veneto potrebbero esserci 1miliardo e 400 milioni di euro incagliati “in pancia” a migliaia di imprese che rischiano seriamente di chiudere per mancanza di liquidità”.
“Da mesi lanciamo l’allarme sul 110% in Veneto – afferma Boschetto – ma sino ad ora non sono arrivate dal Governo soluzioni realmente applicabili. Forse, una parte del problema si potrà risolvere grazie al contributo delle Regioni e degli Enti locali. Sardegna, Piemonte, Basilicata e Provincia di Treviso – questa è stata la prima in Italia a prevedere l’opportunità – hanno già avviato iniziative in tal senso.
Ovviamente auspichiamo che possano scendere in campo anche la Regione del Veneto e tanti altri Enti locali, ne abbiamo parlato con ANCI del Veneto in un recente incontro avuto con il Presidente Conte, con un programma di acquisto dei crediti d’imposta legati al Superbonus da utilizzare in compensazione degli oneri fiscali che hanno in capo. A tal proposito ci sentiamo di suggerire, proprio per la natura locale degli Enti, in un’ottica di federalismo concreto, – sottolinea Boschetto – che venga previsto nei bandi sia di acquistare crediti relativi a lavori svolti in Veneto (non soggetti a contenziosi) e soprattutto che le banche che cedono il credito si impegnino ad acquistarne di nuovo per lo stesso importo -o una parte consistente di esso- da imprese del territorio”.
“Si tratta di una operazione virtuosa, legata al territorio e che non avrà alcun costo per l’Ente che la intraprende – conclude Boschetto – ma, purtroppo, si rischia che le cifre che potranno essere messe in campo non siano sufficienti. Noi da tempo, sulle procedure di cessione dei crediti fiscali chiediamo: 1) di stabilire una uniformità di comportamento da parte degli istituti bancari, promuovendo di concerto con ABI ed Agenzia delle Entrate, la creazione di una sorta di codice univoco di condotta nelle procedure di acquisizione; 2) di definire in maniera inequivocabile e, soprattutto, non suscettibile di cambiamenti ad effetto retroattivo, il confine della responsabilità del cessionario che diviene solidalmente responsabile, in caso di acquisto di crediti, quando ometta “il ricorso alla specifica diligenza richiesta” (serve un elenco esaustivo di documenti ed azioni da intraprendere in via preliminare rispetto all’acquisto); 3) consentire all’acquirente del credito, di poter utilizzare anche negli anni successivi, ciò che, per incapienza, non è riuscito a compensare. Infine sui crediti posseduti dalle imprese e definiti “incagliati”, 4) proponiamo di individuare un compratore di ultima istanza per quei crediti che, sottoposti a verifica preventiva, risultino sani ma non ceduti dalle imprese a terzi per mancanza di acquirenti. Stabilire una sorta di procedura guidata, e garantita, di liquidazione di tali crediti, altrimenti, di fatto, incedibili. Oppure, riconoscere la possibilità di una deducibilità fiscale”.