Manifatturiero, Confartigianato: Veneto prima regione italiana per peso occupazione

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Il Veneto è la prima regione in Italia in termini di occupazione nel manifatturiero superando le Marche, come informa Confartigianato Imprese Veneto.

“Il miracolo Veneto – afferma il presidente Roberto Boschetto commentando dati elaborati dall’Ufficio Studi della Federazione – si regge, anche, sulle sapienti mani dei 632 mila collaboratori delle nostre imprese manifatturiere. Un numero cresciuto di 48 mila posizioni tra il secondo e terzo trimestre 2022 e che consolida la prima posizione della nostra regione in questa speciale classifica davanti alla regione Marche. Il sorpasso del Veneto è avvenuto nel 2021 e ci ha portato ad essere la prima regione italiana per peso dell’occupazione nel manifatturiero – estesa, comprensiva di estrattivo, energia e utilities – posizione confermata nel 2022 (Ultimi tre trimestri a settembre 2022). Tra le 238 regioni Ue, il Veneto passa dal 27° posto del 2012 al 22 del 2021”. 

La manifattura sta fornendo un contributo al buon andamento del mercato del lavoro in tutto il Paese, registrando un aumento dell’occupazione del 2,1% su base annua (media annua al terzo trimestre 2022). Tra le maggiori regioni manifatturiere, il maggiore dinamismo si registra in Toscana, Veneto, Lombardia. In particolare la nostra regione segna un completo recupero (+3,2%) dei livelli pre pandemia. Il peso del lavoro nelle imprese manifatturiere italiane è pari ad un quinto (20,2%) del totale dell’occupazione ma in Veneto la quota di occupati nel manifatturiero è superiore ad un q\uarto dell’occupazione del territorio 28,6%.

“Nei dodici mesi di guerra –prosegue– la manifattura ha contribuito alla resilienza dell’economia regionale, grazie al buon andamento dell’export e dell’occupazione. Nonostante una crescita dei prezzi alla produzione più contenuta di 1,4 punti alla media dell’Eurozona, nei primi 9 mesi di guerra (marzo – dicembre 2022) le esportazioni manifatturiere venete crescono del 17%, 3,3 punti in più del +13,7% registrato dalla Germania”.

La crisi energetica ha stimolato le imprese ad uno switch verso input di energia meno costosi, oltre che a marcati incrementi di efficienza energetica: tra febbraio e dicembre 2022, nonostante il consumo industriale di gas crolli del 17,0%, la produzione manifatturiera mostra una tenuta (-0,3%).

“Ci sono due “spade di Damocle” che incombono sulla tenuta della manifattura –denuncia Boschetto– da un lato gli effetti della stretta monetaria: il maggiore costo del credito – si registra aumento dei tassi di interesse sui nuovi prestiti di 246 punti base tra febbraio e dicembre 2022 – rallenta gli investimenti, influenza negativamente la propensione ad innovare e la dinamica della produttività, ostacolando i processi di transizione green e digitale delle imprese. Dall’altro la crisi demografica che si riverbera sul mercato del lavoro, riducendo gli attivi e incrementando la difficoltà di reperimento. Nell’arco degli ultimi 5 anni i giovani under 35 attivi sul mercato del lavoro – occupati e in cerca di occupazione – si sono ridotti in regione del -3,5% equivalente ad un calo di 19 mila unità. Una contrazione che influisce sul sempre più difficile incontro tra domanda e offerta di lavoro. Nel 2022 –conclude Boschetto– delle 303.650 entrate previste nelle micro e piccole imprese (MPI) con meno di 50 dipendenti in regione il 47,6% sono stati difficili da reperire. Una quota superiore rispetto al 42,7% osservato a livello nazionale, ed equivalenti a 144.537 lavoratori e sono proprio nella manifattura i comparti con la maggiore difficoltà di reperimento: Metallurgia e prodotti in metallo, apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche e medicali, macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto, legno e mobili e Tessili, abbigliamento e calzature”.