Barbon (DonneImpresa): “Serve una svolta culturale per sostenere il lavoro e l’imprenditoria femminile”

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Imprenditoria femminile
Barbara Barbon, Presidente di Donne Impresa Confartigianato Veneto

Barbara Barbon, Presidente di Donne Impresa Confartigianato Veneto, fa il punto sull’Imprenditoria femminile, in vista della Giornata internazionale della donna.

“Le imprenditrici e in generale le donne venete ed italiane fanno ogni giorno i conti con la carenza di politiche a favore dell’occupazione femminile e con un welfare che non aiuta a conciliare il lavoro con la cura della famiglia. Basta con gli interventi-spot: il futuro del nostro Paese dipende anche da quanto e come investiremo, con misure strutturali e stabili, per favorire la piena e duratura partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Anche grazie al PNRR abbiamo una ’occasione imperdibile. Perché sostenere le donne contribuisce a valorizza una parte qualificata del capitale umano. Le donne indipendenti sono maggiormente istruite: sono laureate quattro imprenditrici e lavoratrici autonome su dieci (41,1%) e la quota è quasi il doppio del 21,4% degli uomini. Senza dimenticare che migliorare le condizioni lavorative delle donne sostenendo la natalità è fondamentale anche per contrastare gli effetti di un inverno demografico che stiamo vivendo da anni”.  

Sono circa 97mila le imprese femminili del Veneto, pari al 20,5% del totale delle imprese attive a fine 2022. Sebbene la nostra Regione si tra le prime per numero assoluto di imprese femminili attive, il tasso di femminilizzazione risulta tra i più bassi. Guardando però alle sole imprenditrici artigiane risultiamo al secondo posto, dietro alla Lombardia (65.381), per numero di donne che ricoprono cariche imprenditoriali nelle imprese artigiane. Siamo 36.098 (-0,8% rispetto al 2021, registrando quindi una contrazione più contenuta rispetto al totale imprenditori artigiani (-1,8%).

“Sono consapevole che “battiamo” sempre sullo stesso argomento – prosegue Barbon – ma, il nostro Paese, deve attivare strumenti di conciliazione ma non sembra esserci la giusta attenzione. Anche le straordinarie risorse messe in campo dal PNRR (che prevede entro il 2025 nuovi 264.480 posti in asili nido e scuole infanzia (0-6 anni), con una dotazione complessiva di 4,6 miliardi di euro di risorse, di cui 3 miliardi dal PNRR) rischia di “naufragare” per alcune criticità organizzative della Pa che compromettono il raggiungimento dei risultati. In Italia sono 3.400 i Comuni con una grave carenza di asili nido (tasso di copertura compreso tra 0 e 11%) che non hanno partecipato ai bandi PNRR; di questi il 50% sono troppo piccoli, a rischio sovradimensionamento (meno di 18 bambini tra 0 e 2 anni), mentre 1.700 comuni sono risultati inerti. In Veneto i comuni che non hanno partecipato sono stati 130: di questi, solo il 28,5% sono piccoli, mentre il restante 71% sono risultati inerti. Eppure nella nostra regione mancano oltre 8 mila posti per il raggiungimento del livello essenziale di prestazione.

Ma non basta – aggiunge -. Serve anche rafforzare la spesa sul welfare per famiglie e giovani (oggi a fronte di 17,1 euro dedicati agli anziani 1 solo euro è per giovani e famiglie). Ma dato che in Veneto a fronte di 240mila over 65 anni non autosufficienti ci sono, complessivamente, 36.933 posti letto a loro destinati significa che nell85% dei casi, sono i familiari ad occuparsene. Da qui l’importanza di agire anche sulla leva della fiscalità prevedendo la detraibilità delle spese sostenute per l’acquisizione di servizi a supporto dei lavori di cura e conciliazione vita-lavoro, questo nella consapevolezza che il riconoscimento di detti costi rappresentano un concreto incentivo di crescita alle donne imprenditrici. Nello specifico – conclude Barbara Barbon -, riteniamo utile intervenire sull’incremento del limite di detraibilità dei costi sostenuti per gli addetti all’assistenza domestica e familiare: si rende necessario ampliare la portata delle agevolazioni fiscali, già presenti nell’ordinamento tributario, al fine di rendere concreta la conciliabilità tra lavoro e famiglia, anche nei confronti delle donne imprenditrici. Nell’ottica di rendere uniforme la normativa del settore si propone lo stesso trattamento fiscale, per le spese relative a tutte le figure professionali che possono coadiuvare la famiglia, sia sotto il profilo della detraibilità del costo sostenuto per la retribuzione, sia per quanto concerne la deducibilità dei contributi previdenziali datoriali”.