Contro la militarizzazione delle scuole: un osservatorio per il monitoraggio

1074
Osservatorio contro la militarizzazione a Montecitorio
Osservatorio contro la militarizzazione a Montecitorio

Accogliendo l’invito del nostro collaboratore di redazione, il prof. Michele Lucivero del Liceo “Da Vinci” di Bisceglie (BT), abbiamo presenziato lo scorso giovedì 9 marzo a Montecitorio alla conferenza stampa per il lancio dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole, alla presenza dell’on. Elisabetta Piccolotti (Alleanza Sinistra-Verdi). I promotori dell’iniziativa hanno catalizzato l’attenzione su un aspetto di cui si parla poco attualmente, cioè la diffusa e silenziosa militarizzazione delle scuole, e ad accogliere l’invito insieme a noi di Vipiu.it, c’erano il collega de «L’Avvenire» (qui l’articolo) e molti altri giornalisti, tra cui quelli di Radio Onda Rossa e Radio Onda D’urto (qui l’articolo con l’intervista a Michele Lucivero).

L’appello, lanciato qualche tempo fa da esponenti di un sindacato sicuramente non allineato o filogovernativo, qual è quello dei COBAS Scuola, ma anche, incredibilmente da esponenti di punta dell’associazione cattolica Pax Christi, ha già raccolto importanti firme. Dal Dossier diffuso il sala stampa, e che noi abbiamo pubblicato, troviamo tra i sottoscrittori accademici/che, intellettuali e pacifisti/e come la prof.ssa Donatella Di Cesare, ordinaria di Filosofia teoretica presso l’Università di Roma La Sapienza, il prof. Angelo d’Orsi, storico e giornalista, già ordinario presso l’Università di Torino, lo stesso mons. Giovanni Ricchiuti, presidente nazionale Pax Christi, padre Alex Zanotelli, missionario comboniano e direttore responsabile della rivista «Mosaico di Pace», il prof. Tomaso Montanari, Rettore dell’Università per Stranieri di Siena, il prof. Lucio Russo, matematico presso l’Università Tor Vergata, il prof. Carlo Rovelli, fisico e saggista, il prof. Romano Luperini, critico letterario, il prof. Geminello Preterossi, filosofo del diritto e della politica, Mauro Biani, disegnatore satirico, la prof.ssa Gabriella Falcicchio del Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione, Università degli Studi di Bari, la prof.ssa Laura Marchetti, docente di Didattica generale all’Università Mediterranea di Reggio Calabria e docente di Didattica delle culture all’Università di Foggia, ma è solo una parte del lungo elenco di sottoscrizioni.

Nell’introduzione dell’on. Elisabetta Piccolotti si mette già in evidenza una militarizzazione della scuola nelle vesti di una insolita commistione di attività didattica e attività militare. Viene citato, ad esempio, l’impiego di alunni e alunne all’interno di fabbriche di materiale bellico ed esplosivo in Sardegna e nel Lazio sotto forma di percorsi di Alternanza Scuola-Lavoro o PCTO, argomento sul quale Alleanza Verdi-Sinistra ha già avviato un’interrogazione parlamentare. Inoltre, l’onorevole sottolinea l’incompatibilità tra la vocazione educativa e costituzionale della scuola con la retorica di guerra e di violenza con la quale la militarizzazione dei luoghi della formazione vorrebbe far familiarizzare le nuove generazioni.

Il nostro Michele Lucivero, invece, in qualità di membro del CESP (Centro Studi sulla Scuola Pubblica), un ente di formazione accreditato presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito, ha mostrato l’impegno che nasce dalla base per raccontare, attraverso una serie di convegni su tutto il territorio nazionale, una narrazione diversa sia in relazione alla guerra in corso, da cui anche molti giornalisti hanno preso ormai le distanze, sia in relazione alla diffusa e silenziosa militarizzazione all’interno delle scuole.

E il fatto che non si tratti di una paturnia ossessiva di pochi e poche docenti provenienti dalle file degli intransigenti antagonisti antimilitaristi, ma di un sentire diffuso nella società civile, è testimoniato dal fatto che in conferenza stampa non c’erano solo i COBAS Scuola, nella persona della prof.ssa Mariella Setzu di Cagliari a denunciare la militarizzazione nelle vicende del Poligono di Torre di Quirra, ma anche due studenti maggiorenni di una scuola liceale di Bracciano, in provincia di Roma, preoccupati della deriva militarista della scuola sin dalla gestione della pandemia, durante la quale i luoghi di formazione sono stati militarizzati per la vaccinazione obbligatoria. Dal loro intervento, molto duro nei toni, si evince una indebita invasione di campo su progetti educativi su bullismo, Costituzione e legalità da parte di militari e generali, progetti che potrebbero essere svolti da docenti e intellettuali, invece si deve subire passivamente e ideologicamente questa forma di militarizzazione diffusa.

Altrettanto interessante e ricco di riferimenti puntuali sulle vicende della militarizzazione siciliana è stato l’intervento del prof. Antonio Mazzeo, giornalista e Peace Researcher indipendente, molto informato sull’attività militare che si svolge tra le basi coinvolte nella guerra in corso, circostanza che, tra l’altro, determina la cobelligeranza dell’Italia, e gli istituti siciliani, che sgomitano per stilare accordi di Alternanza Scuola-Lavoro con i militari.

La conferenza stampa è stata chiusa dalla prof.ssa Rosa Siciliano, docente e direttrice editoriale della rivista cattolica «Mosaico di Pace», fondata da don Tonino Bello, la quale parla anche a nome del presidente di Pax Christi, mons. Ricchiuti per denunciare, a margine del processo di militarizzazione della scuola, la cultura di guerra che sta invadendo la nostra società civile, soprattutto in quei luoghi, come il sud Italia, in cui la disoccupazione dilagante può anche far apparire attrattiva la prospettiva di uno stipendio comodo e assicurato, ma che veicola morte e violenza, non necessariamente sicurezza e difesa.

Ciò che stupisce in questa strana convergenza di ambienti antagonisti di sinistra e di cattolici impegnati nella società civile è la lucidità delle analisi in vista del raggiungimento di un comune obiettivo, la pace, forse troppo trascurata dagli ambienti liberali e conservatori e, forse, proprio per questo ci troviamo costantemente alla prese con guerre in diverse parti del mondo.

Come Direttore di Vipiu.it, stimolato dagli interventi, ho ritenuto opportuno contribuire a chiarire criticamente un aspetto che mi sembra cruciale: la smilitarizzazione dovrebbe essere un processo globale che riguardi tutti gli Stati, giacché non fornire armi all’Ucraina, ad esempio, ma lasciare che le abbia la Russia, non risolve il problema della creazione, di fatto, di una situazione in cui vi sarebbe un aggredito e un aggressore, per cui ci sarebbe bisogno di un processo culturale, una coscienza in cui i popoli abbandonino l’idea dell’uso delle armi.

Nella sua risposta Rosa Siciliano ci riferisce, tra le altre cose, che in effetti ad oggi non c’è solo la guerra in Ucraina in corso, ma i bambini e le bambine che vivono in zone di guerra sono 149 milioni, più dei bambini e delle bambine che vivono negli USA. È certamente compito della scuola pubblica educare alla pace, alla noviolenza e alla convivenza civile. Non si può giocare sulla pelle dei ragazzi e delle ragazze che hanno meno opportunità di lavoro, «sulla pelle di un’Italia povera, come è quella del sud» il ricatto e la prospettiva di un lavoro sicuro nelle professioni militari o, quantomeno, bisognerebbe farlo spiegando loro «che le armi vengono fabbricate per ammazzare la gente».