Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Per la nostra Premier Meloni, meglio evitare…

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Giorgia Meloni Adunata Alpini a Vicenza
Giorgia Meloni

Quando il Governo Meloni si è insediato, non pochi hanno storto il naso, pensando alla classe dirigente che Giorgia si portava appresso e che sarebbe andata a ricoprire i più importanti incarichi istituzionali e dirigenziali. Si diceva che un partito come Fratelli d’Italia, che passa dal 4% al 26% in pochissimi anni, non poteva avere le donne e gli uomini giusti per occuparsi di tali posizioni, a maggior ragione se zeppo di vetero o post fascisti e nostalgici vari.

Così, torme di giornalisti “di regime” da Porro a Senaldi, da Sallusti a Specchia, Minzolini, Borgonovo si affrettarono a sentenziare che la questione del Fascismo nel 2023 era ridicola e la classe dirigente Meloniana (Generazione Atreyu, con buona pace dell’incolpevole Michael Ende) era più che pronta e preparata alla prova del fuoco.

Ecco, mica tanto. Da quella che canta Faccetta nera alla radio, a quello che fa le cene elettorali col Barone Nero, alla coppia di fatto Del Mastro-Donzelli – che divuga ai quattro venti atti secretati – a quello che se la prende con Peppa Pig, passando per il presidente del Senato coi busti di Mussolini, fino al tizio vestito da Nazista ed alla difesa dei picchiatori di Azione Studentesca a Firenze (solo una rissa, so’ ragazzi…) sono riusciti a concentrare in pochi mesi tali e tante figure barbine, che avrebbero affossato chiunque, anche diluite nel corso degli anni.

Giorgia invece resta lì, stolida e inossidabile, almeno per ora, mentre attorno a lei il fascismo del 2023 (ridicolo certo, prima ancora che preoccupante) riciccia fuori da tutte le parti.

Ultimo in ordine temporale, ma non certo per merito, Claudio Anastasio, Meloniano di ferro, messo a fare il Top Manager (Sic..) di 3-I Spa, società che gestisce i software di Inps, Inail e Istat.

Lo sventurato, neppure il tempo di avere la chiave d’accesso alle e-mail aziendali, si è messo ad inviare una delirante lettera – immaginiamo con intento goliardico – ai componenti del consiglio di amministrazione, parafrasando e copiando il famoso discorso di Benny Mussolini, con cui il Duce si prendeva la responsabilità morale e politica dell’omicidio Matteotti e diceva, in buona sostanza, che avrebbero dovuto ringraziarlo, per non avere fatto di peggio. Immagino che non lo ringraziarono, considerando come andò in seguito.

E immagino che neppure Giorgetta Meloni nostra avrà ringraziato il povero Anastasio, per la geniale trovata, visto che il Top Manager (RiSic..) si è dimesso oggi in modo irrevocabile, con una lettera scarna e tombale, in cui nemmeno provava a buttar lì uno straccio di giustificazione.

Altra leggendaria figura di palta, in cui le opposizioni hanno gozzovigliato, come neppure ai tempi di Salvini e del Papeete. Persino Calenda ne è uscito da brillante invocando “Uno normale. Vi prego, uno normale”.

Molti nemici, molto onore, si potrebbe dire, rimanendo in tema di citazioni in camicia nera, ma qui il vero problema sono… gli amici!