Bonesso, “Le vie del potere sono emotive”, recensione di Sofia Dal Zovo

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Le vie del potere sono emotive di Bonesso
Le vie del potere sono emotive di Bonesso

Il potere diventa sempre di più ai giorni nostri sinonimo di piacere. Avere potere, dal punto di vista emotivo, elargisce sotto molte sfumature quel piacere che rappresenta l’edonia originaria timologicamente parlando. Infatti, citando Galimberti (2007) il piacere trae la sua radice originaria anche nella relazione prima di tutto con sé stessi: «che cosa è che mi fa stare bene?» e «cosa mi fa godere e mi dona benessere?»

Eppure, piacere non è sinonimo di amore, così come non lo è la parola potere. Le esperienze d’amore come emozione provocano gioia, non piacere (Izard, 1972), perché mirano a: rendere felice qualcuno che si ama, ci aiutano ad essere consapevoli del fatto che sapere chi amiamo si prende cura di noi a sua volta ed infine quando la persona amata desidera condividere un’esperienza positiva con noi, rendendoci partecipi e coinvolti.

Il potere dal canto suo poggia le sue radici nel dominio, dove fanno capolino ostilità, sospetto e controllo. Se unite alla legge della narrazione e del nemico funzionale il potere dal punto di vista emotivo-relazionale in realtà allontana intenzionalmente dall’altro, divide, sgretola la relazione togliendone l’anima: la trasforma e la rende servile, in una dimensione di schiavitù. Per cui il piacere che deriva dal potere è frutto di una idea tossica di relazione, priva di gioia e amore, ma densa di piacere. Il piacere intriso di superbia e narcisismo, il piacere di condizionare ed essere osannato, il piacere di sentirsi migliore degli altri.

In questo volume l’autore, Carluccio Bonesso, con sapiente e certosina analisi va a fondo delle personalità politiche più celebri che hanno usato il potere per plagiare folle di persone e servendosi di loro si sono macchiati di delitti crudeli e indicibili contro l’umanità stessa.
Ma che cosa si cela dietro un uso del potere così costante e sistematico al punto da non far ridestare emotivamente e cognitivamente le folle?

La più grande capacità di chi è asservito al potere è quella di conoscere diversi modi per erogare paura. Seguendo le basi della timologia, l’antitropismo della paura è funzionale all’evitamento del vero o presunto pericolo. Agli effetti della sopravvivenza è indispensabile affidarsi a qualcuno che possa tenere sotto controllo o sconfiggere le nostre paure. Un certo stato emotivo di repulsione e di apprensione in prossimità di qualunque cosa che possa rappresentare in qualche pericolo è sicuramente funzionale e nasce per istinto di conservazione, ed è proprio per questo motivo che chi ha potere ha prima di tutto tra le mani la fiducia delle persone, che si sono affidate a lui.

La via tossica emotivo relazionale di chi ha il potere è quello di essere perfettamente consapevole che può in qualsiasi momento erogare paura in ogni sua forma, soprattutto usando le vie di incertezza, ansia, e minacciare le persone facendo promesse di sicurezza, benefici e ricompense di ogni tipo se essi saranno sempre dalla sua parte.
Per il dominatore, cioè chi detiene il potere, è essenziale che gli altri sui quali esercita
condizionamento e manipolazione non escano mai da uno stato di timore, apprensione, inquietudine, il sequestro emotivo: che non si dimentichi mai “chi comanda”.
Chi detiene il potere, quindi, nutre di sospetti e di dubbi malsani, di sfiducia e di solitudine le persone che sono rimaste imbrigliate e che subiscono questa forma di potere.
Per esempio, è funzionale a colui che detiene potere dare un nome ed un volto al nemico: minoranze e diversi con il contributo delle ideologie si prestano facilmente allo scopo. Ovviamente c’è anche da costruire una verità funzionale all’intenzionalità del dominatore, ed è qui la frattura emotiva: il piacere di sapere che chi è dominato dal potere ha come alternativa la solitudine, la sfiducia, i sospetti sui pensieri e sulle azioni altrui e quindi chi detiene il potere diventa l’unica base certa.

La relazione basata invece sulla condivisione di potere e di responsabilità, di privilegi ma anche di doveri, di successi, ma anche di fatiche, pone come obiettivo il grande amore per il benessere collettivo e il bene comune, di cui le emozioni sono essenzialmente radicate nella felicità e nel coraggio.
Il sentimento dell’amore, se ci pensiamo bene, pone le sue basi nella felicità e nel coraggio e della consapevolezza di essere presenti a sé stessi, per meglio vedere e sentire gli altri.
La felicità: io riconosco di amare, riconosco che qualcosa è bene, che qualcosa è giusto, che
qualcosa ha senso. Qui io sta per il cuore dell’essere umano: desiderio, attesa dell’altro.
Il coraggio: la scelta di pensare, sentire e agire, prendere posizione e scegliere di mettersi in cammino per raggiungere la felicità nonostante la fatica, l’essere contro corrente per il bene di qualcuno e di sé stessi.

Ed ecco che queste due emozioni potentissime, sono in grado di toglierci dalle vie del potere come elementi passivi, servili e sottomessi, ridandoci dignità qui ed ora e competenze socio-emotive e meta-riflessive per riconoscere, smascherare e difenderci da chi il potere lo usa con cattiva e narcisistica finalità. Per allenare persone attente a disattivare l’influenza del potere degli altri sui di noi come dimensione tossica e di dominio è però necessaria un’alfabetizzazione emotiva fin dai primissimi anni di vita. Far vivere a bambini, insegnanti e genitori l’alfabetizzazione emotiva secondo il filone timologico
significa allenare la capacità di riconoscere o identificare le emozioni e la capacità di comprenderle e con consapevolezza, accettarle, lavorando sulle azioni che ad esse si collegano.

La strada per avere gli adulti che desideravamo avere quando eravamo bambini vicino a noi, allora, sarà davvero una possibilità reale, consapevole e di grande valore contro le vie tossiche e superbe del potere.

Libro di Carluccio Bonesso disponibile sul sito dell’editore Aracne di Roma qui.

Dalla Prefazione a cura di Sofia Dal Zovo

Sofia Dal Zovo
Sofia Dal Zovo

Sofia Dal Zovo è formatrice educativa nazionale e specialista di benessere emozionale per la scuola, fondatrice del centro LeRaise Pedagogia & Scuola. È Supervisore Educativo e Coordinatore di servizi per l’infanzia e istruttore Mindfulness per le realtà educative per ragazzi e docenti di ogni ordine e grado. Collabora con la Libera Università di Bolzano per la Didattica Inclusiva. Coordina un master sulla Didattica delle differenze e sull’inclusione. Cura una rubrica online e televisiva per genitori e insegnanti che si intitola “EduchiAmo” attiva su Youtube. È coautrice del libro L’Analfabetismo pedagogico: cos’è e come si cura (Aracne, 2019) e autrice dell’ultimo volume Mindfulness e benessere per le scuole (2020) e di numerosi articoli su riviste nazionali e internazionali.


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