Al termine di una intensa giornata di dibattito il Consiglio regionale del Veneto – informa una nota – ha approvato con 26 voti a favore, 10 contrari e 1 astenuto il Piano socio-sanitario 2019-2023. Nelle dichiarazioni di voto Patrizia Bartelle (IiC-GM) ha ribadito il suo voto negativo: ?Noi siamo i vinti, non ha vinto il servizio sanitario pubblico, ha vinto piuttosto la casta dei superburocrati e la maggioranza ha abdicato alla sua funzione di legislatore ma si è limitata ad approvare e far proprie decisioni prese altrove fuori da quest?aula?.
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Articolato l?Intervento di Claudio Sinigaglia (Pd) che ha voluto in ogni caso ?sottolineare il percorso costruttivo che abbiamo condiviso già dal confronto in Commissione. Per questo esprimo soddisfazione, perché abbiamo contribuito alla stesura del piano portando significative modifiche. Tuttavia rimangono punti di perplessità – ha detto Sinigaglia – come quelle relative alla riorganizzazione ospedaliera. Ad ogni buon conto questo è solo il primo tempo di una partita che vedrà poi l?applicazione del Pssr?. Il presidente della V Commissione Fabrizio Boron (ZP) nel ringraziare i consiglieri e quanti hanno collaborato all?iter del Psser ha sottolineato come ?l?approvazione in aula di un Piano così importante in soli due giorni di dibattito – ha detto Boron – dimostra che quando si lavora per i veneti e a favore dei veneti prevale il senso di responsabilità dei consiglieri?.
?È un Piano sociosanitario che non dà risposte ai temi fondamentali che avevamo posto in Quinta commissione e per questo il nostro voto è contrario?. Stefano Fracasso, capogruppo del Partito Democratico e il consigliere Claudio Sinigaglia, relatore di minoranza del provvedimento, commentano il no al Pssr 2019-2023 approvato in serata dall?aula di Palazzo Ferro Fini. ?Sono stati accolti alcuni emendamenti per dare risposte alle fasce più deboli della popolazione che vanno a sommarsi alle proposte recepite in Commissione, tuttavia sulle questioni più importanti non ci siamo. A partire dalla non autosufficienza: la garanzia del contributo sanitario per tutti ancora non c?è, si rimanda alla legge di riforma delle Ipab, che stiamo aspettando dal 2000. Ma la situazione è già grave adesso, con seimila persone prive di impegnativa e costrette a pagare per intero la retta della casa di riposo. Anche sul futuro delle Medicine di gruppo, che dovrebbero essere un punto di riferimento sul territorio, permane la confusione progettuale, così come è nebulosa e priva di qualsiasi certezza la riorganizzazione dei plessi ospedalieri. Inoltre – continuano Fracasso e Sinigaglia – è doveroso rivedere l?applicazione del superticket fonte di disuguaglianze e di scivolamento dei ricavi a favore del privato, laddove è più conveniente fare esami lì, anziché nel pubblico. Resta poi tutta da verificare la possibilità di assicurare la piena copertura del personale medico: gli emendamenti della maggioranza, che abbiamo votato, possono essere utili per la fase emergenziale, ma ci sono problemi strutturali ormai ineludibili a livello nazionale e non solo: turnover, rinnovo del contratto fermo da 10 anni, tetto alla spesa. Siamo convinti che serva un piano straordinario di assunzioni e anche il Governo potrebbe fare la propria parte: 9 miliardi spesi per un indefinito reddito di cittadinanza, quando ne basterebbe 1,2 per rimpiazzare in termini numerici i medici in uscita dal sistema sanitario pubblico. È un tema prioritario da affrontare con la massima urgenza per evitare un?ulteriore fuga di professionisti verso il privato – concludono i due consiglieri del Partito Democratico – fuga che va a scapito soprattutto dei più deboli che non possono permettersi una sanità a pagamento?.
«In tutta la Regione tra dieci anni mancheranno medici di famiglia e ospedalieri, stando ai dati diffusi dalla Federazione dei medici di medicina generale: di fronte al gran numero di pensionamenti, infatti, non ci saranno sufficienti giovani medici messi a disposizione ogni anno dalla Scuola regionale di formazione in medicina generale. Ecco perché abbiamo approvato un Ordine del giorno per invitare la Giunta regionale ad attivarsi, in collaborazione con il ministero della Salute e le Aziende sanitarie, per avviare ogni iniziativa finalizzata all?innalzamento dell?età pensionistica, per quei medici del Servizio sanitario nazionale che lo vorranno, per poter così garantire la tenuta dei servizi sanitari a fronte del permanere della carenza di medici da inserire sia negli ospedali, sia negli ambulatori». Così Sonia Brescacin, consigliere regionale del gruppo Zaia Presidente, spiega l?ordine del giorno da lei presentato durante l?odierna seduta del Consiglio regionale del Veneto e approvato con 28 voti a favore, 5 contrari e 4 astenuti .?Con una soluzione simile ? continua Brescacin ? si potrà valorizzare l?esperienza e la competenza di quei bravi professionisti che, a 65 anni, in buona salute e con un bagaglio di competenza ed esperienza acquisita nel corso di una lunga carriera, possono ancora offrire molto al Sistema sanitario nazionale che, altrimenti, si troverà in uno stato di grave difficoltà».