La Giunta per le autorizzazioni a procedere di Palazzo Madama ha detto no al Tribunale di Verona, che invece avrebbe voluto tanto processare la senatrice della Lega Cinzia Bonfrisco, accusata di aver favorito un amico imprenditore con la sua attività parlamentare in cambio di utilità varie, tra cui il pagamento di una vacanza in Sardegna. Un gesto di ?cavalleresca cortesia? si è difesa Bonfrisco. </br>
?Salvata? da un vasto fronte di senatori, da quelli della Lega a Forza Italia, passando dal Pd, che in particolare in Giunta ha ritenuto sussistente il fumus persecutionis ai danni della senatrice. Semaforo verde ai magistrati solo dai parlamentari del Movimento 5 Stelle, finiti però in minoranza.Ma di cosa era accusata la senatrice del Carroccio? Di aver favorito con interventi legislativi e attraverso l?organizzazione di incontri con vertici istituzionali l?imprenditore Gaetano Zoccatelli, direttore generale del Consorzio Energia Veneto (CEV). ?Con tale condotta ? secondo i magistrati di Verona che contestano i reati di associazione a delinquere e corruzione per atto d?ufficio ? la senatrice promuoveva il sodalizio criminoso fornendo un contributo decisivo allo sviluppo del CEV e alla sua espansione?. Grazie al ?concreto interessamento? all?iter legislativo che consentiva al Consorzio di rientrare tra le 35 grandi stazioni appaltanti, ?presentando un emendamento a sua firma? e ?parlando personalmente con la relatrice del disegno di legge in questione (Raffaella Mariani, ndr) al fine di garantire le modifiche favorevoli al CEV? e alle società Global Power Spa e E-Global Service Spa, riconducibili sempre a Zocatelli.Dal suo benefattore (già condannato per turbativa d?asta nell?ambito dell?inchiesta sugli appalti assegnati dal CEV proprio alle due società), la Bonfrisco ?indebitamente riceveva?, sempre secondo gli inquirenti, il pagamento del famoso soggiorno estivo in Costa Smeralda presso il Villaggio Tanca Manna per lei, la madre, il nipote e una sua amica dal 10 al 23 agosto del 2015; ma anche l?assunzione di una persona ?dietro sua richiesta presso la E-Global Service Spa il cui legale rappresentante era Zocatelli?; la corresponsione sempre dietro sua richiesta di un bonifico pari a 4.000 euro disposto il 26 maggio 2015 dall?imprenditore amico per finanziare la campagna elettorale di Davide Bendinelli, il ?delfino? della parlamentare candidato alle amministrative per il Consiglio regionale del Veneto. Argomenti che non sono bastati a convincere la Giunta del Senato. Dove serpeggiava il timore che il caso Bonfrisco e il suo interessamento nei confronti del CEV, potesse offrire ai magistrati il grimaldello per scardinare lo scudo dell?insindacabilità delle ?opinioni? garantita ai parlamentari dall?articolo 68 della Costituzione. Già nella scorsa legislatura, del resto, a favore della senatrice era stata messa in campo l?artiglieria pesante: non solo era stato sollevato il conflitto di attribuzione di fronte alla Corte Costituzionale rispetto alle istanze dei magistrati. Ma era stata rievocata persino la buonanima di Giuliano Vassalli.
Che nel 1971, in Giunta, ma a Montecitorio, era stato relatore di una pratica sul caso di un deputato balzato agli onori delle cronache perché accusato dalla Procura di Roma di aver accettato la promessa di una ingente somma di denaro: 275 milioni di vecchie lire, se fosse riuscito a far approvare due proposte di legge che avevano a che fare con gli apparecchi di gioco. Vassalli riusci a convincere tutti salvando il deputato dalle grinfie dei magistrati con un parere citato anche nel caso Bonfrisco. E in cui si legge: l?esercizio delle funzioni parlamentari ?è sempre obiettivamente lecito e non può essere oggetto di giudizi diversi da quelli di natura politica rimessi al Parlamento e al corpo elettorale?.