Interventi normativi per ribadire la disciplina dell’onere della prova a carico delle banche, soprattutto per quanto riguarda l’autenticazione rafforzata. È una delle richieste contenute nella lettera che l’associazione Codici ha inviato al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in merito alla sentenza sul caso di phishing emessa dalla prima sezione civile della Corte Suprema di Cassazione composta dal Presidente Carlo De Chiara, dal Consigliere Relatore Marco Vannucci e dai Consiglieri Mauro Di Marzio, Antonio Pietro Lamorgese e Loredana Nazzicone.
“La Cassazione lancia l’ennesima scialuppa di salvataggio alle banche con una interpretazione contra legem – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici –. È un fatto grave e preoccupante, perché la giustizia ha ignorato di fatto la vittima della frode. Stabilendo che se un cliente di una banca viene truffato con il phishing la responsabilità è sua e non dell’istituto di credito, si introduce uno scudo per le banche e si abbandonano al proprio destino i consumatori. Un orientamento che, purtroppo, non sorprende, perché la sentenza della Corte di Cassazione riprende la posizione adottata in materia dall’Arbitro Bancario Finanziario, ribaltando l’onere della prova, nonostante si tratti di responsabilità di natura contrattuale. Al consumatore-vittima si chiede di fornire una prova che appare diabolica. Clamorosi sono, ad esempio, i casi di clonazione della carta avvenuta senza il furto della stessa, ma ricorrendo all’utilizzo del cosiddetto skimmer, una tecnica che consiste nel posizionare nelle strutture degli ATM uno strumento in grado di clonare la carta una volta che il cliente la introduce. Bene, il consumatore dovrebbe provare che l’ATM è stato manomesso, anche nel caso in cui si trovi all’interno della filiale, una zona coperta dal sistema di videosorveglianza dell’istituto che, quindi, ha gli strumenti per verificare i fatti. È chiaro che la prova richiesta alla vittima è praticamente impossibile da fornire”.
“C’è un altro aspetto da tenere in considerazione – prosegue Giacomelli – ed è quello dell’aumento dell’utilizzo dell’home banking. Spesso si tratta di una scelta obbligata, prima per le restrizioni introdotte per contrastare la pandemia, poi per la chiusura delle filiali. Un fattore che ha fatto lievitare le truffe bancarie. In un quadro del genere la strada da seguire dovrebbe essere quella di rafforzare le tutele dei consumatori, non lasciarli indifesi oltre che di fronte ai malviventi anche davanti agli istituti di credito”.
“È per questo – conclude Giacomelli – che abbiamo deciso di portare il caso all’attenzione del Ministro chiedendo un suo intervento affinché il sistema giustizia tuteli maggiormente i consumatori, che dopo la sentenza della Cassazione appaiono più indifesi. Inoltre, auspichiamo interventi normativi dove si ribadisce la disciplina dell’onere della prova a carico dell’istituto, soprattutto per l’autenticazione rafforzata. Siamo convinti della necessità di migliorare l’educazione finanziaria per rendere più consapevoli i consumatori, ma al tempo stesso non si può scaricare tutto il problema su di loro. È necessario anche implementare i sistemi di protezione utilizzati dagli istituti di credito per difendere i propri clienti dalle truffe, in quanto le lacune sono evidenti. Il tutto, come detto, partendo da una giustizia però equilibrata e rispettosa dei diritti dei consumatori”.
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Fonte: Codici
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