Firme false per la lista di Fratelli d’Italia a Vicenza? Un imbarazzato silenzio. Marco Bortolan: “Ecco perché ho denunciato”

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raccolta firme
Marco Bortolan

Un imbarazzato silenzio, quello dedicato dai diretti interessati dopo la notizia dell’esposto sulle firme false per la lista di Fratelli d’Italia a Vicenza. Ovvero il caso sollevato dall’avvocato vicentino Marco Bortolan, un ex del partito della Meloni (fu candidato alle comunali del 2018, ndr), che ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Vicenza.

Come riferito dal collega Francesco Ferasin su Il Fatto Quotidiano (leggi qui), Bortolan ha denunciato un tentativo di frode nella raccolta delle firme presumibilmente per la presentazione della lista di Fratelli d’Itala alle elezioni comunali di Vicenza. A tentare l’irregolarità sarebbe stato Daniele Pedrazzoli, noto big di FdI in città. Bortolan – come avrete avuto modo di leggere anche attraverso il link fornito qualche rigo più su -, ha consegnato come prova del tentativo due audio Whatsapp di Pedrazzoli con i quali chiedeva all’amico ed ex compagno di partito “Mi basta nome, cognome, data di nascita, luogo, iscrizione nelle liste elettorali di Vicenza e poi farò io la firma. Sono già a tre firme. Veloce, manda!”.

Un vero e proprio caso, insomma, che esplode nel bel mezzo della campagna elettorale per il ballottaggio vicentino tra Rucco e Possamai e che pone più di un quesito. Quella raccolta firme farlocca si è poi concretizzata? Cosa sarebbe successo se la magistratura fosse intervenuta prima del voto? Ma anche: perché viene fuori soltanto adesso o, se vogliamo, perché viene fuori proprio adesso?

Al primo quesito spetta alla procura berica rispondere, ma gli altri avremmo voluto fortemente rivolgerli ai diretti interessati: al protagonista della vicenda firme false (presunte) e agli altri che vengono tirati in ballo, nell’ordine: Daniele Pedrazzoli, Silvio Giovine e Francesco Rucco. Gli ultimi due vengono citati dall’accusatore, in sostanza, come persone informate dei fatti.

Avremmo voluto sentirli e dar loro la possibilità non tanto di difendersi da un procedimento che al momento è solo eventuale, giusto dirlo, ma di esprimere la loro opinione sul caso che li vede coinvolti. Insomma, quel che è la base del giornalismo: il diritto di domandare e il dovere di rispondere.

Avremmo voluto, scrivevamo, ma i tre o loro rappresentanti per la comunicazione hanno preferito non rispondere alle nostre telefonate e ai messaggi nei quali si spiegava il motivo del contatto: avere una dichiarazione, rispondere a delle domande. Non piace, ma fa parte del gioco.

A rispondere al telefono è stato invece Marco Bortolan, con il quale abbiamo approfondito il contenuto del suo esposto. Il legale vicentino ci ha chiarito, ad esempio, la tempistica dei fatti: gli audio di Pedrazzoli sono di martedì 11 aprile 2023 (4 giorni prima della consegna delle firme, ndr), ma l’esposto è stato presentato soltanto dieci giorni dopo.

Perché cosi tanto tempo? Ci ho messo qualche giorno – risponde Bortolan -, è vero. Ho avuto mille scrupoli, ero combattuto, io ho un buon rapporto con Pedrazzoli, ma poi ho capacitato che era importante che quanto successo non ricadesse su di me, che magari finissi per essere indagato. Ma ammetto che l’ho fatto anche per la voglia di portare alla luce un comportamento che ritengo sbagliato. Che poi, se uno ci pensa, raccogliere 350 firme non è che ci voglia chissà quale impegno. Su una trentina di candidati per lista, basterebbero i parenti stretti. Poi invece ci si riduce all’ultimo“.

Un atteggiamento diffuso, dai piccoli comuni ai grandi centri. Ma è difficile non notare le tempistiche dell’uscita di questa notizia. Guardi – risponde ancora l’autore dell’esposto – di certo la tempistica non l’ho decisa io, anzi mi sorprende che sia uscita così tardi, mi aspettavo venisse fuori subito. Quanto meno – ha aggiunto – in tempo utile per il primo turno di voto. Mi faccia però chiarire una cosa: io non ho nessuna intenzione di nuocere al partito dal quale sono uscito, e non è una ripicca. Io sono rimasto convinto nell’area di centro destra e tra l’altro sono un amico di Pedrazzoli ed eravamo nella stessa corrente minoritaria del partito“.

C’è poi l’episodio del colloquio con Francesco Rucco. Il sindaco uscente di Vicenza dice a Bortolan di sapere del fatto, chiede spiegazioni, e poi avrebbe affermato che la questione era in mano Silvio Giovine, assessore di Vicenza e deputato di FdI. Con Rucco io ho ottimi rapporti personali, anche se magari politicamente abbiamo vedute diverse. Ci siamo chiariti in quella occasione e a lui ho spiegato le ragioni del mio esposto, proprio come le ho spiegate a Il Fatto e, adesso, a voi di ViPiù. Rucco, quella sera, mi ha sorpreso dicendomi di essere a conoscenza della questione. Mi ha detto ‘Pedrazzoli mi ha chiesto consiglio su un avvocato perché crede di aver fatto una cavolata’, ma questa è una confessione de relato“.

Lei sa se gli intenti di Pedrazzoli che ha denunciato si sono poi effettivamente concretizzati?Guardi, non direttamente. Non so se ha poi raccolto le firme a quel modo. Ma so per certo che me lo ha chiesto, a me per primo, di mandargli il mio documento e i dati che poi alla firma ci pensava lui. Io gli ho risposto che non avevo nessun problema ad incontrarlo di persona il giorno seguente e a fare tutto in presenza, come per legge. Gli ho detto: È cosi che si fa“.

Ha manifestato a Pedrazzoli la sua intenzione di presentare l’esposto?Non ho detto nulla a lui, ma ho dato per scontato che dalla mia risposta contraria a compiere una cosa irregolare avesse compreso l’antifona. Tra l’altro ha usato anche dei toni perentori nell’avanzare quella richiesta insopportabile e, per di più, parlava al plurale“. Come se parlasse a nome del partito?L’impressione è quella, poi se agisse per iniziativa sua o per il partito non lo so. Non so insomma se il partito sapesse del suo intento“.

Pedrazzoli a Il Fatto Quotidiano ha detto che le richieste erano relative ai moduli di tesseramento del partito e non alla raccolta delle firme per presentare la sua lista. Cosa ne pensa? Beh, che quanto meno i tempi erano sospetti! È una scusa banale, ridicola. Non si spiega l’urgenza di averle per i tesseramenti a quattro giorni dal termine utile per la presentazione della lista“.

Dopo l’uscita della notizia ha avuto modo di sentire Pedrazzoli, Giovine o Rucco? Non ho sentito né loro né altri, ma non li ho neanche contattati perché sono convinto di non dovermi giustificare. A essere sincero mi aspettavo la telefonata di Rucco, ma credo abbia sposato la linea del lasciar decantare la questione. Magari mi chiamerà domani. E non ho sentito nemmeno nessuno dei tanti giornalisti di Vicenza, voi esclusi. Non che io lo volessi, sia chiaro, ma non capisco lo scarso interesse su questa vicenda, tutto qui“.


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