Sarà di soli 50 agenti, 23 donne e 27 uomini, l’incremento complessivo stabilito per i dieci istituti carcerari del Veneto: numero notevolmente inferiore rispetto alla reale necessità di nuovi agenti – è scritto in un comunicato FNS (Federazione nazionale sicurezza) Cisl Veneto che ora valuta un’ampia e diffusa mobilitazione sulle carceri – È davvero profondo il malcontento della categoria, che rappresenta e tutela i lavoratori e le lavoratrici della Polizia penitenziaria, in seguito all’incontro odierno con il provveditore del Triveneto Maria Milano Franco d’Aragona.
L’obiettivo era appunto di discutere quanto definito dal DAP (Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria), che per tutti i sedici istituti del Triveneto, in aggiornamento al decreto ministeriale del 2017, ha nei giorni scorsi assegnato un incremento di risorse pari a 96 agenti.
«La situazione già critica è ulteriormente esasperata dal perdurante atteggiamento antisindacale emerso anche da quest’ultimo incontro – commenta Giuseppe Terracciano, segretario regionale aggiunto di FNS Cisl Veneto –. Da parte nostra è ampia l’insoddisfazione, e riguarda la proposta nella sua globalità. Anzitutto per i numeri in sé, perché largamente insufficienti a colmare il gap tra la dotazione e le effettive necessità. Ma ancor di più perché è proprio una politica di assunzioni straordinarie a mancare, ossia una visione di prospettiva. Fatto grave anche in vista dei cospicui pensionamenti attesi nel prossimo triennio».
Carceri affollate di gran lunga rispetto alla capacità di accoglienza, episodi frequenti di aggressione verso gli agenti, carenza di direttori e funzionari con l’inevitabile impatto a livello di efficienza organizzativa, e non da ultimo un numero sempre maggiore di detenuti in disagio psichico per la cui gestione mancano risorse umane, strumenti e protocolli. Sono elementi di criticità comuni a tutti i dieci istituti carcerari del Veneto – terza regione per indice di sovrappopolamento dopo Puglia e Lombardia –, che fanno conti pesanti con un organico nel complesso fortemente sottodimensionato, sia per la Polizia penitenziaria che per gli operatori sociosanitari nelle Carceri.
Una situazione ormai cronica, come del resto accade per l’intero sistema carcerario italiano, evidenziata con forza da FNS Cisl Veneto per gli istituti detentivi della regione. Per i lavoratori e le lavoratrici rappresentati da lungo tempo si lamentano, infatti, diritti contrattuali non rispettati, sovraccarichi di impegni e mansioni, a partire dal frequente prolungamento degli orari di lavoro, ferie non godute, nonché gravi lacune organizzative e problemi di sicurezza nei luoghi di lavoro. Insomma condizioni quotidiane di lavoro insostenibili.
«Ancora una volta le promesse di soluzione dei problemi non sono mantenute – continua Terracciano –. Di fronte all’ennesimo “muro”, siamo decisi a intraprendere un’ampia azione di protesta finché le richieste degli uomini e delle donne della Polizia penitenziaria non saranno recepite dall’amministrazione e dalle istituzioni tutte. Una mobilitazione che toccherà tutto il territorio, e per cui auspichiamo la partecipazione delle altre sigle sindacali, con presidio costante di fronte al Provveditorato, a Padova, e sit-in dinanzi a ogni istituto della regione».