Nella notte di mercoledì 26 luglio è stato spodestato il Presidente del Niger Mohamed Bazoum, diminuendo l’influenza francese nella regione. Ad annunciarlo in diretta televisiva è stato il Colonnello Maggiore Amadou Abdramane in qualità di “Presidente del consiglio nazionale per la salvaguardia della patria”. Il ministro degli esteri francese Catherine Colonna ha dichiarato che il Presidente nigerino deposto riporta di essere in buona salute e che l’atto per il governo francese non è ancora definito come golpe. Rimane però un chiaro segnale della perdita di influenza della Francia in Africa.
Il Colonnello maggiore Amadou Abdramane ha dichiarato la sospensione di tutte le Istituzioni, la chiusura delle frontiere e l’imposizione del coprifuoco dalle 22 alle 5, giustificando il golpe con il “continuo degradare della situazione della sicurezza e della cattiva gestione economica e sociale del Paese”. Ad aggravare la situazione, nella giornata di giovedì 27 luglio, il corpo militare si è dichiarato favorevole al golpe per preservare l’unità ed evitare spargimenti di sangue tra le varie fazioni.
Divisione del popolo
Il popolo nigerino per ora si è diviso tra i supporter del golpe e quelli del Presidente Bazoum: i primi hanno bruciato la sede del “Partito Nigerino per la Democrazia e il Socialismo” di Namey; invece i secondi sono scesi nelle strade a protestare, ma sono stati dispersi a colpi d’arma da fuoco che hanno ferito uno di loro. Il colpo di stato è riuscito a trovare sostenitori anche grazie al malcontento generale della popolazione, infatti, dei 10 milioni di abitanti, circa la metà è sotto la soglia di povertà nonostante i vari investimenti esteri. Nel 2020 il governo aveva ottenuto 640 milioni dall’Alleanza Sahel, ovvero la banca africana per lo sviluppo, l’Unione Europea e l’Agenzia francese per lo sviluppo, con l’obiettivo di sviluppare una rete elettrica in tutto il paese, quando solo il 20% circa aveva accesso all’elettricità.
Cosa comporta?
Lo stato del Niger è un partner molto importante per l’occidente, ma anche per l’Italia: «Per i migranti il Niger era un Paese di transito con cui avevamo stabilito dei rapporti fruttuosi» – ha detto Mario Giro, esponente della Comunità di Sant’Egidio ed ex viceministro degli Esteri.
Inoltre, per la Francia e per tutta la lotta contro il terrorismo della Jihad sarebbe un duro colpo, avendo sul territorio 1500 soldati. Soprattutto dopo la rottura con il Mali e il Burkina Faso, 2 dei 7 colpi di stato sono avvenuti dal 2020 nella regione. Ma per il momento il governo francese lo considera come un tentativo, non ancora definitivo.
Nel frattempo chi ne beneficia sono i russi, i quali sono soppiantato l’influenza francese in Burkina Faso e Mali grazie anche alla presenza del gruppo Wagner che aiutava gli eserciti locali e grazie al potere acquisito, si appropriava delle risorse economiche del paese. Inoltre con il vertice Russia-Africa di San Pietroburgo, Putin sta promettendo di inviare 50 tonnellate di grano russo a Burkina Faso, Zimbabwe, Mali, Somalia, Eritrea e Repubblica Centrafricana nei prossimi tre o quattro mesi, tutto ciò incolpando l’Occidente del fallimento dell’accordo sui cereali del Mar Nero.