Con l’approvazione della legge delega per la riforma fiscale il governo prosegue sulla strada, già percorsa dai governi precedenti, del totale smantellamento della progressività prevista dalla Costituzione. Già nel 2022 eravamo il paese in cui oltre il 90% del gettito Irpef gravava sulle spalle di lavoratori dipendenti e pensionati conseguenza di anni di misure a vantaggio dei redditi da capitale, d’impresa e da lavoro autonomo a discapito di quelli da lavoro dipendente e pensione
Ciò è stato possibile grazie a due processi paralleli. Il primo è stata la continua riduzione del numero di scaglioni ed eliminazione delle aliquote alte con conseguente spostamento del prelievo verso i redditi più bassi; si è passati dai 32 scaglioni del 1970, con aliquote dal 10 al 72%, a 4 scaglioni con l’aliquota massima per redditi sopra 50 mila euro solo del 43%
Il secondo è quello che ha prodotto la riduzione progressiva della quota di reddito soggetta all’Irpef con deroghe e regimi speciali tra cui: cedolare affitti liberi al 21%, cedolare su vendite immobiliari al 20%, tasse su titoli e dividendi del 26 e 12,5%, partite Iva del 20% fino a 65 mila euro, imposte sul reddito d’impresa 24%.
Agevolazioni, di cui beneficiano ben 28 milioni di contribuenti, motivate come mezzo per ridurre l’evasione e aumentare il gettito e che invece, come mostrano i dati sulla cedolare degli affitti, producono l’effetto contrario.
A tutto ciò va aggiunta la tolleranza sull’evasione dell’Iva da parte di imprese e lavoro autonomo
Con la legge delega, mentre derubano i poveri con l’abolizione del reddito di cittadinanza, le destre al governo, per favorire l’insaziabile voracità della loro base sociale si apprestano ad estendere le flat tax, incentivano l’evasione fiscale estendendo i già numerosi condoni e premiano l’infedeltà fiscale.
Solo un odio di classe senza uguali può spiegare queste scelte che ridurranno le entrate dello stato proprio mentre il governo si appresta a varare una finanziaria lacrime e sangue che colpirà i ceti popolari tagliando la spesa pubblica soprattutto per Sanità, Welfare e stipendi ai pubblici dipendenti; Persino il giornale di Confindustria, ragionando su dati di Bankitalia, prefigura una austerità che farà impallidire quella del governo Monti.
La guerra dichiarata dalle destre ai lavoratori e ai poveri può essere contrastata solo con la messa in campo di un percorso di mobilitazione generalizzata a tutte/i le/i lavoratrici/lavoratori e ai ceti popolari che porti a un vero sciopero generale di popolo: per un fisco giusto, per la ricostruzione del welfare, per il salario minimo e aumenti generalizzati di tutti i salari e delle pensioni, per un vero reddito di cittadinanza.
Antonello Patta, responsabile nazionale lavoro
Partito della Rifondazione Comunista/Sinistra Europea