Occhi sul mondo: Next Generation EU, una possibilità per l’Italia di affiancare Germania e Francia per il rilancio dell’Europa

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Next Generation EU: il Presidente francese Macron ed il Cancelliere tedesco Sholz, amici - avversari
Next Generation EU: il Presidente francese Macron ed il Cancelliere tedesco Sholz, amici - avversari

Nonostante il governo francese e quello tedesco con la Next Generation Eu non si riescano a mettere d’accordo, una coalizione tra Italia, Francia e Germania potrebbe essere propizia per il futuro.

La Next Generation Eu, mega programma per la conversione energetica europea con l’obiettivo di diventare il primo continente ad emissione zero entro il 2050, sta creando conflitti sulla strategia da percorrere: da una parte la Francia, maggior sponsor europeo dell’energia nucleare; dall’altra la Germania che non vuole rinunciare ai motori a combustione.

Prima con il covid, poi con l’aggressione russa dell’Ucraina l’Europa si è resa conto di quanto fosse dipendente da fattori esterni, quali il gas russo. Inoltre il vecchio continente si trova nel mezzo di una sfida geopolitica tra due giganti dell’economia, la Cina e gli Stati Uniti. Per questo l’obiettivo è quello di intraprendere una transizione verde, ma anche digitale.

Politica economica UE

Nonostante le diversità tra l’economia tedesca e quella francese, Germania e Francia sono i primi due paesi europei nella classifica mondiale per il PIL. La Germania si posiziona al quarto posto grazie all’industria manifatturiera mentre la Francia è al settimo posto puntando sul settore terziario. Nonostante la concomitanza del circolo vizioso tra crisi dei debiti sovrani e settore bancario durante le fasi negative degli anni ’10, l’allineamento dei tassi di interesse tra Germania e Francia non ne è stato influenzato nonostante le disparità nei tassi di inflazione e nelle strategie economiche adottate dai due Paesi. Con le attuali strategie non è possibile pensare di far crescere il mercato internazionale e quello europeo. Di fatto bisognerebbe pianificare una politica economica centrale per tutta l’Unione Europea, concentrandosi sulla produzione di beni pubblici europei (Bpe) per la transizione verde e tecnologica, ma anche per la difesa e la sicurezza. Ciò perché la crisi pandemica e la guerra in Ucraina hanno rimescolato gli equilibri dell’Ue.

Problemi in Germania, i pilastri di Macron, il ruolo dell’Italia

Una possibile soluzione potrebbe essere quella di includere anche l’Italia nell’asse Parigi-Berlino. Di fatto, Roma si classifica ottava nella classifica mondiale per il PIL e con un’alleanza si potrebbe definire una strategia economica capace di far crescere il vecchio continente. Ma attualmente, sia il Cancelliere tedesco sia il Presidente francese hanno dei problemi interni da risolvere. Olaf Scholz è invischiato in una coalizione a tre, la prima di questo tipo a governare nella storia tedesca, ma con continue tensioni interne. A ciò si somma anche il problema dei rifugiati ucraini e dei richiedenti asilo in aumento.

Macron deve, invece, rilanciare la coesione nazionale che si è sgretolata per via delle varie proteste avvenute. L’11 aprile 2023 il Presidente francese ha tenuto un discorso all’Aia, dove esponeva i suoi cinque pilastri per la sicurezza economica: 1) competitività e maggiore integrazione del mercato europeo; 2) politiche industriali specialmente nell’energia; 3) protezione degli interessi europei; 4) reciprocità con un commercio equo e sostenibile; 5) cooperazione fondamentale per la promozione dell’agenda europea e la promozione del multilateralismo.

Un’Europa competitiva grazie al triangolo Berlino-Roma-Parigi?

Con idee così diverse il mercato europeo rimarrà frammentato, impedendone la crescita. Per questo se si riuscisse a trovare un accordo, magari con l’Italia a fare da apripista, pur se oggi non favorita da certe “incomprensioni” con Macron del governo Meloni, l’Europa potrebbe diventare competitiva nel mercato mondiale. Soprattutto tenendo conto che, nel periodo compreso tra il 2019 e il 2022, l’Italia è riuscita a mantenere la sua quota di partecipazione sul totale delle esportazioni all’interno dell’Europa, a differenza di quanto avvenuto per Germania e Francia, che hanno registrato una diminuzione del 2,4% e dello 0,8% rispettivamente. 


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