Le morti in prigione, sia pure in calo, hanno raggiunto finora nel 2023 quota 100: 47 suicidi e 53 per altre cause. Il sovraffollamento dei detenuti non è l’unico problema e dalla testimonianza di ex carcerata si capisce che la stagione più dura è l’estate.
Associazione Antigone
Patrizio Gonnella, giurista e presidente dell’Associazione Antigone, si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario. In un’intervista per Radio Vaticana-Vatican News, Gonnella esprime le sue preoccupazioni per la situazione carceraria italiana. Oltre al sovraffollamento, che conta quasi 10 mila detenuti in più della capienza massima, ci sono anche i problemi legati alla monotonia della vita in cella.
“È necessario superare la visione stigmatizzante della pena e prendersi cura della realtà del carcerato e dell’immigrato” dichiara il presidente dell’Associazione Antigone, la quale si occupa di promozione e tutela dei diritti delle persone private della libertà, nonché di sensibilizzazione culturale e politica in ambito penale e penitenziario.
L’eccessivo sovraffollamento non soltanto restringe gli spazi fisici disponibili, ma limita anche le opportunità di impiego e di partecipazione ad attività che potrebbero rompere la monotonia della vita all’interno delle strutture carcerarie. Questa monotonia diventa un terreno fertile per l’insorgere di profonde sensazioni di depressione, le quali sono strettamente correlate all’aumento dei casi di suicidio e di autolesionismo, particolarmente evidenti durante i mesi estivi. Inoltre, permettendo solo 10 minuti di chiamate telefoniche a settimana, si può notare come sia un sistema che non va incontro al prigioniero.
Azzurra e Susan, altre due morti sulla coscienza dello Stato
Secondo la testimonianza di un ex carcerata, riportata da SkyTg24, le celle sono fatiscenti e degradate e spesso vi si rifugiano scarafaggi, nonostante le pulizie. Inoltre nei mesi estivi, per via delle sbarre e delle reti di ferro alle finestre, aria e luce fanno fatica a passare. L’intervistata era rinchiusa nel carcere Le Vallette, a Torino, dove l’11 agosto sono morte due detenute.
Azzurra Campari si è suicidata a 28 anni nella sua cella d’isolamento dove stava scontando la pena per piccoli furti legati alla tossicodipendenza, mentre Susan John, nigeriana di 43 anni, è morta stremata dalla fame. La donna stava scontando una pena per reati legati alla tratta e all’immigrazione clandestina che l’avrebbe privata della libertà fino al 2030. Rifiutava acqua, cibo e cure mediche, probabilmente perché non le lasciavano vedere il figlio.