Pfas Veneto: la Lanzarin difende l’operato della Regione, minoranze restano critiche

602
medici di base Ambiti territoriali sociali pfas veneto casa di comunità schio
Manuela Lanzarin

L’assessore alla Sanità della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, è intervenuta oggi in Consiglio regionale per rispondere con un’ampia relazione a un’interrogazione rivolta alla Giunta veneta in materia di inquinamento da Pfas.

“Pur nell’ambito di una sacrosanta dialettica che si è dipanata in questo periodo – ha detto – ringrazio il Consiglio per l’attenzione rivolta a questo problema di salute pubblica e per l’approccio a un tema così delicato. Come Regione abbiamo attivato una complessa serie di indagini epidemiologiche per valutare l’impatto delle esposizione sulla salute della popolazione, attraverso la valutazione dell’esposizione e dei suoi determinanti, l’analisi del profilo di salute della popolazione esposta e l’approfondimento sull’associazione tra esposizione ed esiti di salute. Il tutto sempre nella massima trasparenza, pubblicando i risultati sul sito della Regione e in pubblicazioni scientifiche.

In questo quadro – prosegue Lanzarin – la sfida dei Pfas deve continuare, perché purtroppo, in Veneto come altrove in Italia, non è ancora del tutto vinta. Per cui porteremo avanti tutti gli ulteriori approfondimenti epidemiologici che si dovessero ritenere di attuare, su indicazione dell’ISS o del Ministero della Salute”.

L’assessore ha citato alcune attività svolte: Biomonitoraggio umano, studio coordinato dall’Istituto superiore di Sanità negli anni 2015-2016; Piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta e sui lavoratori della ditta RIMAR-MITENI; studio di biomonitoraggio sul comune di Trissino; Studi sul profilo di salute della popolazione esposta in relazione a mortalità, prevalenza di patologie cronico-degenerative, incidenza di tumori, esiti materno-infantili; Studio di coorte occupazionale sui lavoratori della ditta RIMAR-MITENI; Studio sull’associazione tra concentrazioni sieriche di PFAS e biomarcatori, basato sui dati raccolti attraverso il Piano di sorveglianza sanitaria regionale.

“Ora – ha aggiunto – l’Istituto Superiore di Sanità ha sottolineato l’utilità di programmare ulteriori indagini per ampliare le conoscenze a livello locale e internazionale a fronte di nuove conoscenze scientifiche e di nuove molecole della stessa famiglia, con l’evidente intento di aggiornare le analisi parallelamente al continuo evolversi delle conoscenze scientifiche. Proprio per questo motivo la Regione ha incaricato Azienda Zero di coordinare con l’istituto gli ulteriori approfondimenti”, ha concluso.

Alle parole della Lanzarin si registrano dure reazioni da parte dei consiglieri regionali Cristina Guarda di Europa Verde, Andrea Zanoni, Francesca Zottis, Chiara Luisetto e Anna Maria Bigon del Partito Democratico.

“Dalla risposta alle nostre interrogazioni riguardo lo stop allo studio epidemiologico sui PFAS nelle aree contaminate, finalmente emerge un’ammissione di responsabilità da parte della Regione del Veneto. Ad aver spinto a bloccare questo studio motivazioni legate a valutazioni economico-finanziarie.

In questi anni – precisano i consiglieri – la Regione Veneto ha investito in alcuni studi, ma nessuno utile a fornire la certezza della correlazione tra contaminazione da PFAS e l’insorgenza di specifiche patologie, non solo ipotesi.

Nel frattempo, il processo a carico della ex-Miteni ha preso avvio, ma la possibilità di vedere riconosciuti i danni alla salute dei cittadini sembra ridotta e le ripercussioni economico-sanitarie sulla collettività persistono. Infatti, la mancanza di uno studio epidemiologico – sottolineano e concludono i consiglieri – non consentirà di stabilire oggettivamente l’entità di un giusto indennizzo”.