Poche cose potevano rendere più triste ed orribile il femminicidio di Giulia Cecchettin, ad opera del “classico bravo ragazzo”, che si è poi rivelato un mostro. Una di queste si chiama Stefano Valdegamberi, ed è un consigliere della Regione Veneto – eletto con la lista personale del governatore Zaia – che ha visto bene di prendersela con Elena, la sorella di Giulia, rea di aver rilasciato un’intervista in cui attaccava il patriarcato e la cultura dello stupro.
Intelligenza, prudenza e compassione imporrebbero il silenzio, di fronte ad una ragazza che ha appena perso la sorella in un modo così atroce, anche e forse soprattutto se non si condivide il suo pensiero. Invece il prode Valdigamberi, con sprezzo delle virtù cardinali e del ridicolo, ha pensato bene di attaccarla sulla propria pagina facebook, inanellando, una dietro l’altra, una tale serie di stronzate, da poterci concimare mezza Lessinia. Basti solo dire che, oltre ad usare termini come fredda ed apatica, oltre ad aver definito una recita ed un messaggio ideologico le dichiarazioni di Elena, ha pure farneticato di satanismo (a causa di una felpa indossata da Elena, del noto marchio Thrasher), per finire con un invito alla magistratura ad indagare, partendo da questa intervista, la quale dice molto.
Troppo, persino per i palati non proprio fini della maggioranza consiliare Veneta. La Lega lo ha subito scaricato e lo stesso Zaia ha rilasciato una dichiarazione piuttosto netta: “Prima le stupidaggini si dicevano davanti al banco del bar, oggi qualcuno riesce a metterle nero su bianco, molto spesso in un italiano zoppicante, si sente premio Nobel e ha il suo momento di gloria”.
Eppure, caro Zaia, non era così difficile farsi un’idea di chi fosse questo personaggione. Ex democristiano, poi Leghista, anti ambientalista, anti animalista, omofobo, contrario all’eutanasia, pro-Russia, per non dire Putiniano, rappresenta a pieno coloro che orgogliosamente si definiscono “la pancia del Paese“. Forse non considerando che con la pancia si digerisce, non si pensa.
Ecco, sarebbe stato il caso che Luca Zaia invece ci avesse pensato, e pensato bene, prima di regalare a questo tizio potere e visibilità con annessa un’indennità dorata da 11.000 euro al mese.
Ora è tardi per accorgersi che uno così, più che in consiglio regionale, dovrebbe parlare al bancone di un bar… ma una richiesta di dimissioni non sarebbe proprio il minimo sindacale? In attesa che Giornaloni più titolati di noi pongano la questione al Governatore, nel nostro piccolo lanciamo il sasso. E non nascondiamo la mano.