Fine vita, la proposta arriva in Consiglio Regionale e provoca reazioni opposte di Sinistra Italiana e Valdegamberi

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Suicidio medicalmente assistito, per Ostanel ci vuole una legge

Arriverà domani 16 gennaio in Consiglio Regionale Veneto la proposta di legge sul fine vita per la regolamentazione dei tempi e delle procedure del suicidio medicalmente assistito. La proposta, di iniziativa popolare, è un passaggio necessario a concretizzare un diritto già esistente ma per il quale non esistono ancora le modalità e i tempi perché diventi effettivamente fruibile da parte delle persone.

Sinistra Italiana del Veneto: una scelta di civiltà

Il Gruppo Sinistra Italiana del Veneto caldeggia l’approvazione della proposta per evitare che anche in Veneto capiti, come già in altre regioni, che la mancanza di una procedura ben definita riguardo ruoli e competenze blocchi le richieste dei malati. La legislazione in materia di fine vita esiste già, sta ora alla regione far sì che possa essere attuabile rispettando la dignità di chi soffre in modo indicibile e senza prospettive di una accettabile qualità di vita.

Secondo i consiglieri di Sinistra Italiana Veneto è importante che la proposta di legge venga approvata, come scelta di civiltà.

Alle obiezioni dei movimenti “pro vita” – che inseriranno in una “lista di proscrizione” i consiglieri che voteranno la proposta – Sinistra Italiana ribatte che garantire la scelta nel fine vita a chi ne fa richiesta nulla toglie ai diritti di chi non vuole esercitare il diritto al suicidio assistito.

Qualora la proposta fosse approvata, il Veneto sarebbe la prima regione italiana a dotarsi di una normativa che regolamenta l’applicazione della legge sul fine vita.

Valdegamberi: “nessuno si interessa alla legge pro-vita”

Di tutt’altro tenore il parere del consigliere regionale del Gruppo Misto Stefano Valdegamberi, che punta il dito sul fatto che mentre la legge sul fine vita sta per essere votata, il progetto di legge sul sostegno al malato, sulla terapia antalgica, sulle cure palliative, sull’aiuto a chi si prende cura di chi soffre, non è stato ancora preso in considerazione.

Secondo Valdegamberi sarebbe stato importante discutere i due progetti contemporaneamente, invece in questo modo “la cultura della morte prevale sulla cultura della vita”.

Valdegamberi ha sottolineato anche il diverso impatto mediatico avuto dalle due proposte, in particolare come “Per la legge pro-vita nessuno si è interessato” se non per creare polemiche in grado di “farla affossare sul nascere”.

Il consigliere ha, poi, aggiunto che in altri paesi le leggi sul fine vita hanno avuto un’evoluzione inquietante, aprendo la porta all’eutanasia anche per casi di depressione, di disabilità, di povertà. Poiché, obietta ancora Valdegamberi, gli ultimi quattro anni di vita di una persona sono quelli che più incidono sulla spesa socio-sanitaria per cui sottesa alla proposta di legge ci sarebbe il concetto che  “promuovere l’eutanasia fa anche bene alle casse dello Stato”. Secondo Valdegamberi quando si comincia a dire sì all’eutanasia, non è mai solo per casi limite e per questo ha preannunciato che voterà no alla proposta.