I prezzi del petrolio sono in lieve discesa nonostante le tensioni mondiali dovute ai conflitti, soprattutto nella zona del Medioriente. Ad analizzare la situazione, riportando l’andamento discendente del prezzo al barile è Il Sole 24 Ore, oggi in edicola.
“In generale, sembrano al momento prevalere nel mercato le preoccupazioni per la domanda e l’indebolimento della ripresa a livello globale“, scrive il quotidiano economico.
La situazione – viene illustrato – influisce ancora in minima parte sui prezzi dei carburanti, per i quali negli ultimi giorni si sono registrati però dei lievi aumenti, in particolare per alcuni operatori.
“Secondo l’elaborazione di Lab24 – ancora dal S24 -, il prezzo medio della benzina al self service praticato sulla rete stradale ieri è stato di 1,771 euro al litro, mentre la rilevazione precedente era a 1,770 (per il gasolio 1,729 dopo 1,728). Sulle autostrade il prezzo medio si è attestato a 1,858 euro, stabile. Il prezzo medio settimanale nazionale della benzina calcolato dal ministero dell’Ambiente era ieri ancora a 1,774 euro al litro, più alto di quello del periodo precedente: è un valore che tuttavia verrà aggiornato oggi nella consueta rilevazione settimanale. Ricordiamo che il prezzo più alto della benzina è stato registrato il 14 marzo 2022, in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, e ha toccato i 2,184 euro al litro. La soglia dei 2 euro è stata superata anche a giugno 2022 e a inizio settembre 2023″.
Questo, in conclusione, il quadro tratteggiato per le previsioni dell’anno appena cominciato: “Per l’associazione delle aziende italiane che operano nel settore petrolifero le previsioni per il 2024, al netto di picchi legati al rapido evolversi di situazioni geopolitiche internazionali – come potrebbe essere la crisi nel Mar Rosso in seguito a quella che continua in Israele – vedono prezzi del Brent mediamente tra i 75 e gli 85 dollari al barile. Nel 2023, dopo i primi mesi in questa forchetta di prezzo, il Brent ha superato i 95 dollari al barile, per poi imboccare, a partire da novembre, una parabola calante ‘con prezzi che hanno ricominciato a scendere fino ai 74 dollari al barile di inizio dicembre, per l’indebolimento del contesto macroeconomico che, secondo molti analisti, proseguirà anche nel 2024’, scrive sempre Unem nel Preconsuntivo.
Al momento, la consapevolezza di come l’offerta di petrolio non sia stata influenzata negativamente dalle tensioni nel Mar Rosso sta portando i rialzisti della scorsa settimana a realizzare profitti contribuendo al ribasso del prezzo del greggio. Sarà da valutare poi l’impatto dei ritardi causati dai cambi di rotta delle petroliere che sempre più numerose evitano lo stretto di Suez optando per la circumnavigazione dell’Africa”.
Fonte: Il Sole 24 Ore