Deposito Svt all’Ex Lanerossi di Vicenza, Corriere del Veneto: “Piano in salita, mancano milioni”

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deposito svt Lanerossi

Stenta a decollare l’idea di un deposito di Società Vicentina Trasporti (SVT) nell’ex Lanerossi di Vicenza, nel quartiere Ferrovieri. A ostacolare il piano lanciato dal presidente della Provincia di Vicenza, Andrea Nardin, ci sarebbero questioni economiche e burocratiche.

È quanto riferisce Federico Murzio su Il Corriere del veneto, oggi nella sua edizione in edicola. Un freno al progetto sarebbe costituito dal fatto che IricavDue avrebbe prospettato un risarcimento minore delle aspettative per l’esproprio, nell’ambito dei lavori della Tav, della porzione di terreno provinciale in Viale Milano. Ovvero dell’area in parte occupata dalla sede di Svt.

Da IricavDue – riferisce CdV -, da quanto emerge, arriverebbero «solo» tra i 4 e i 5 milioni, una cifra decisamente bassa per operare nello stabilimento abbandonato dal 1994. Per sovrappiù il Comune, cui spetterebbe una variante urbanistica, porrebbe come condizione importante: il parco verde deve rimanere intonso. Di conseguenza le chance di sviluppo dell’area resterebbero limitate nonostante ci sia ancora la possibilità di costruire 120 mila metri cubi di residenziale suscettibili di perequazione concessi con il Piano Interventi del 2012.

Sono questi i temi all’ordine del giorno del vertice previsto lunedì a Palazzo Trissino. Intendiamoci: i punti interrogativi, fin dall’inizio, sono stati molti anche sotto il profilo della sostenibilità economica-finanziaria dell’idea. Ma l’incontro in agenda da qui a pochi giorni sarà prodromico anche alla possibilità che la Provincia acquisti l’area di 67.800 metri quadri. Contatti tra Palazzo Nievo e il curatore di Aree Urbane, la società proprietaria in liquidazione, ci sono già stati. Dopo due aste deserte, da oltre un milione di euro il prezzo dell’area è sceso a 600 mila. Un appartamento in centro storico con garage, per dire, costa di più. Svt e il suo presidente Simone Vicentini sono alla finestra”.

Fonte: Il Corriere del Veneto