Più di 300 mila famiglie sull’orlo del baratro: è il dato che emerge mettendo in fila le crisi industriali, da Nord a Sud, del Paese. Molte le persone che rischiano di rimanere senza lavoro o finire in cassa integrazione, scivolando verso una situazione economica sempre più difficile, se non la povertà. Una bomba sociale che rischia di scoppiare nei prossimi mesi.
Un quadro a tinte fosche, tratteggiato da La Repubblica, oggi in edicola.
La situazione industriale italiana è in forte difficoltà. Oltre 183 mila lavoratori sono coinvolti in crisi industriali, ma per la Cgil, bisogna considerare altre 121 mila persone che lavorano in aziende alle prese con una complessa transizione. Il settore più colpito è quello dell’automotive, dove sono 70 mila gli addetti in pericolo, seguito dalla siderurgia (25 mila).
Le ragioni delle crisi industriali sono diverse, dalla crisi di mercato al fallimento manageriale e le responsabilità della politica. Non c’è settore che si salvi. Pure un marchio storico della lingerie, come La Perla, è finito nelle secche.
Al ministero delle Imprese sono circa 60 i tavoli aperti, 37 quelli attivi e convocati periodicamente. In primis, l’ex Ilva di Taranto, con circa 10 mila lavoratori diretti tra tutti gli stabilimenti, 20.000 con l’indotto.
La situazione potrebbe aggravarsi nei prossimi mesi, a causa di fattori come la guerra in Ucraina e la crisi dei prezzi delle materie prime. È necessario un intervento urgente da parte del governo per scongiurare una nuova emergenza sociale.
Fonte: La Repubblica