“È fatta. Il primo voto “pesante” è arrivato. Via l’abuso d’ufficio dal codice penale di Mussolini. Che un governo pieno di nostalgici cancella”. Liliana Milella, dalle pagine de La Repubblica oggi in edicola inizia così l’analisi del voto di ieri, al Senato, sul ddl Nordio, il primo e finora unico passo della riforma penale promessa dal ministro della Giustizia.
Con 99 voti a favore, quelli della maggioranza più Azione e Italia viva, cinquanta contrari tra cui Pd, Movimento 5 stelle e Verdi-Sinistra e otto astenuti, è stato approvato l’articolo 1 del provvedimento, cioè l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio previsto dall’articolo 323 del codice penale.
Come è noto, il dibattito politico verte sopratutto sul fatto che questa modificia rischia di creare spazi di impunità e di porsi in contrasto con il diritto europeo e sovranazionale.
Dal quotidiano nazionale leggiamo: “Non ce la faranno oggi a votare i 9 articoli, uno peggiore dell’altro, con il primo assaggio di bavaglio per la stampa, il divieto di pubblicare le intercettazioni se non sono negli atti. Battaglia durissima di Pd, M5S e Avs che fa breccia sui tempi, Nordio deve aspettare martedì. Quando pure il bavaglio di Enrico Costa sull’ordinanza di custodia passerà. L’opposizione fa fronte comune anche se Forza Italia, Lega e Iv provano a dividerli. Ecco il passaparola su 20 voti di differenza su un emendamento dell’ex pm Roberto Scarpinato, oggi senatore di M5S. I 50 voti dell’opposizione diventano 32, ed è caccia al “traditore”. Primo sospettato il Pd. Ne è convinto il forzista Pierantonio Zanettin. Ma il capogruppo dem Francesco Boccia dice che «è falso, perché avevamo già detto di no»”.
Poi la ricostruzione degli interventi in Aula: “Tocca a Giulia Bongiorno assumersi la responsabilità di aver dato il via libera sull’abuso d’ufficio che pure il suo maestro Franco Coppi ha criticato. «Rischi di veder contestati reati più gravi ce ne sono, ma esiste una nuova idea di abuso? C’è un tecnico che ci dà la formula vincente? Se nessuno ha l’idea geniale, è corretto eliminare una norma che non va». Una dozzina di interventi di Scarpinato insistono sulla «paura della firma» dei sindaci, cui contrappone un reato «che riguarda magistrati, medici, poliziotti, migliaia di amministratori » che la faranno franca. Lo chiedono i dem Anna Rossomando, Alfredo Bazoli e Dario Parrini, ma resta silente il vice ministro forzista Francesco Paolo Sisto.
Si guadagna il palcoscenico Matteo Renzi, «ero nel Pd quando i nostri sindaci chiedevano di cancellare l’abuso d’ufficio, ora che il Pd appoggia Scarpinato mi costringe a dire peccato che la risposta arriva da un’altra parte politica». Sottoscrive la riduzione del traffico d’influenze e al mormorio che si solleva replica che nei suoi molteplici processi «non me l’hanno contestato, a Grillo sì».
«C’è sempre tempo », gli dice il presidente del Senato Ignazio La Russa in vena di battute. Boccia contesta Renzi, nel siparietto s’infila Maurizio Gasparri pronto a leggere le frasi anti abuso del sindaco dem di Pesaro Ricci. Parte la reazione del Pd, La Russa non vede la mano alzata di Bazoli e gli dice «lo sa che alzarla può essere pericoloso?». E lui: «Ho alzato il pugno…». Finisce ai voti e vince Nordio“.
Fonte: La Repubblica