Giustizia tecnologica, ma non abbastanza

339
L'avv. Marco Ellero
L'avv. Marco Ellero

(Articolo dell’avv. Marco Ellero da TecnologicaMente n. 1 supplemento di Vicenza Più Viva, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

L’evoluzione tecnologica degli ultimi anni ha avuto un impatto profondo nelle nostre vite, andando a modificare, in un tempo molto breve, abitudini, comportamenti e modi di essere che resistevano più o meno inalterati da decenni, se non da secoli, nella sfera privata – anche la più intima – come nella sfera pubblica di ciascuno di noi. Anche il “Comparto Giustizia”, il lavoro di avvocati, giudici, cancellieri ne sono risultati ovviamente fortemente influenzati. L’e-mail ha mandato in pensione il fax, la pec ha sostituito la raccomandata (quasi del tutto), i pagamenti digitali sono subentrati ai bolli acquistati dal tabaccaio sotto
casa. Ma, soprattutto, il processo civile telematico e la firma digitale hanno reso le cosiddette operazioni di cancelleria più veloci, immediate e dirette.
Ricordo, all’inizio della mia carriera, interminabili ore in interminabili file nei corridoi del vecchio tribunale, in attesa di poter depositare una memoria, una comparsa, un’iscrizione a ruolo e le ricerche, spesso a vuoto, di atti depositati dai colleghi di controparte o dai giudici.
Ora è tutto più veloce ed asettico: si inviano gli atti attraverso la rete e arrivano nel fascicolo telematico, il verbale di udienza ti arriva via pec in modo quasi istantaneo, sentenze ed ordinanze sono a portata di click, facendo risparmiare tempo ed energie.
A parte quando, per ragioni note solo ai più oscuri numi informatici, il sistema si blocca, il certificato digitale non viene letto, la pec non arriva e rimani lì a fissare lo schermo con un misto di costernazione e timore, come gli antichi al cospetto del fulmine. Poi, solitamente, tutto si risolve, non senza una buona dose di imprecazioni da parte dell’utente di turno.
Tutto più celere, sicuro ed economico, certo, e non tornerei mai indietro ai vecchi sistemi. Per quanto – sarà l’età che avanza anche per me – ma c’è un velo di nostalgia per quelle mattinate spese in coda a chiacchierare con i colleghi, a protestare per i tempi di attesa, a raccontarsi gli ultimi pettegolezzi da corridoio, anche a confrontarsi tecnicamente e a vivere, insomma, un tempo che non c’è più.

Avv. Marco Ellero