Di Luciano De Rugna. Il 15 gennaio scorso, con la giusta dose di solennità che si usa in queste occasioni, il sindaco di Vicenza Giacomo Possamai e RFI hanno annunciato che il passaggio dell’alta velocità (TAV TAC) per Vicenza sarà certificato dal sistema internazionale Envision, notizia poi rilanciata dalle agenzie di stampa: “Tav: istituto di Harvard certificherà opere su Vicenza” (per ulteriori approfondimenti con le domande all’ing. Nicoletta Antonias leggi VicenzaPiù Viva n. 5, da oggi online per gli abbonati (clicca qui) e il 27 nelle 115 edicole di Vicenza e dintorni, ndr).
Con la commissione territorio del 7 Febbraio si è cercato di capire in che modo tale certificazione possa influire sulla progettazione e realizzazione di un’opera che, nel bene o nel male, sarà cruciale nello sviluppo della nostra città.
La presentazione è stata introdotta dall’ing. Nicoletta Antonias che ha spiegato come Envision sia un sistema di rating che valuta la progettazione e la realizzazione delle infrastrutture in termini di sostenibilità ambientale. La relatrice ha proseguito illustrando come siano definiti i criteri di valutazione del sistema Envision (64 crediti in 5 categorie).
Riassumiamo le 5 categorie che dovranno essere misurate secondo i criteri di valutazione di questo sistema di certificazione.
La categoria 1 “Quality of Life” analizza gli impatti che il progetto avrà sulle comunità, sia in relazione alla salute e al benessere di singoli individui e lavoratori, sia relativamente alla fase di realizzazione e poi di esercizio dell’opera.
La categoria 2 “Leadership” misura comunicazione e collaborazione tra il committente, il team di progetto e tutti i soggetti coinvolti – gli “stakeholder” – che in sostanza siamo tutti noi cittadini, insieme a istituzioni, amministrazioni territoriali, associazioni di categoria , imprese, fornitori etc..
La categoria 3 “Resource Allocation” valuta l’uso sostenibile delle risorse tramite la minimizzazione della quantità totale di materiali utilizzati per la costruzione, attraverso il contenimento nell’uso di risorse naturali, l’utilizzo di materiali preferibilmente riciclati e la valutazione della possibilità del materiale stesso di essere riutilizzato alla fine del ciclo di vita.
La categoria 4 “Natural world” analizza gli impatti che il progetto ha sul contesto naturale e sugli ecosistemi durante la fase di realizzazione ed esercizio dell’opera.
La categoria 5 “Climate and resilience” misura gli obiettivi di riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti e gas serra e la capacità dell’opera di adattarsi alle eventuali mutazioni climatiche, operative o socio economiche.
La complessità del tema appare subito evidente: il sistema di misurazione può essere efficace se costringe il costruttore ad adottare misure adeguate a raggiungere gli obiettivi indicati, altrimenti si rivelerebbe un semplice termometro che misura la febbre e non fa nulla per abbassarla.
Con gli interventi dei consiglieri comunali è quindi emersa la difficoltà di capire come l’applicazione di questi criteri possa poi concretizzarsi, si spera positivamente, sulla realizzazione dell’opera nella nostra città.
Si è potuto chiarire che non sarà Harward a certificare l’opera ma ICMQ. una società italiana che è l’unica nel nostro paese ad essere autorizzata dall’istituto americano ad emettere questo tipo di certificazioni. ICMQ è anche la stessa società che fornisce a RFI le consulenze necessarie per il raggiungimento degli obiettivi di certificazione. Pur comprendendo bene che allo stato attuale non ci sono alternative, rileviamo l’assenza dell’elemento di “terzietà” nel giudizio.
Grazie agli interventi del consigliere Mattia Pilan si è avviata una lunga discussione sul tema del monitoraggio ambientale e l’uso sostenibile delle risorse, cercando di capire come l’applicazione del protocollo Envision possa fornire maggiori tutele rispetto a quello che prevedono le norme vigenti.
In questo senso è stato garantito che saranno messi in opera tutti i dispositivi di controllo previsti e che verranno forniti strumenti e supporto informativo per l’accesso ai dati per i cittadini.
Un po’ di sconcerto ha lasciato invece la dichiarazione dell’ing. De Amicis quando ha affermato che verrà certificato l’intero progetto e che per la stazione di viale Roma non è previsto un intervento di riqualificazione in quanto “(…) la stazione di viale Roma è intesa dal punto di vista ferroviario: cioè ci saranno 4 banchine che ospiteranno 2 binari di corsa e 2 di precedenza dedicati all’alta velocità e un link sotterraneo per collegare il parcheggio”
Uno scenario che prefigura per la nostra stazione un ruolo di attraversamento dei treni AV/AC piuttosto che di nodo ferroviario, e che evidenzia anche lo storico e sostanziale disinteresse di RFI alla valorizzazione urbanistica dell’area della stazione, tanto che lo stesso De Amicis ha voluto puntualizzare che le richieste dell’attuale Sindaco Possamai in tal senso nè faranno parte del secondo lotto funzionale, nè saranno oggetto di certificazione.
Maturiamo l’idea che ricadute benefiche sul territorio possano essere ottenute solo quando la certificazione Envision viene prevista già in fase di progettazione, per cui i criteri di sostenibilità da raggiungere emergono allo stadio di ideazione e disegno dell’infrastruttura, momento in cui si può definire in che modo mitigare gli impatti sulla comunità e rivedere la progettazione in collaborazione con i portatori di interesse del territorio; non sembra che questo sia il nostro caso.
Questa criticità è emersa quando l’ing. Nicoletta Antonias ha affermato che l’elemento principale che permetterà il raggiungimento della certificazione è dato dal fatto che questo intervento porta alla realizzazione di sistemi di trasporto che riducono l’inquinamento del traffico su gomma, trasferendo la circolazione di persone e merci sul ferro (binari). Obiettivo sostenuto fortemente dalla Comunità Europea con il principio “Do No Significant Harm” (DNSH). Purtroppo (ma questa è una nostra considerazione) per l’attraversamento di Vicenza, nell’ambito dello stesso progetto che posa 6 km di rotaie, è prevista la realizzazione una quantità ben superiore di strade, viadotti, ponti e parcheggi che, al contrario, incentivano in modo irreversibile il trasporto su gomma privato. Pure per il trasporto pubblico locale si è preferito puntare su mezzi gommati, anche se elettrici, ignorando completamente la possibilità di realizzare una metropolitana di superficie utilizzando i binari della linea storica.
Che la certificazione Envision possa cambiare questo scenario ci sembra improbabile, ma si è capito che una forte interazione di RFI con i soggetti interessati (i famosi stakeholder) può aprire scenari del tutto inaspettati fino ad oggi, in particolare se si prevede il coinvolgimento della cittadinanza attiva la cui partecipazione per ora è stata completamente trascurata se non addirittura osteggiata.
Proprio per questo ci sentiamo di chiedere all’Amministrazione ed agli esperti, che costituiscono la Task Force attivata dal sindaco, di osservare il processo di certificazione con spirito critico e di valutare attentamente i postulati di RFI che sembrano orientati soprattutto all’ottenimento del timbro e di spingere il più possibile per l’adeguamento del progetto attuale ai criteri che il sistema di certificazione richiede.
In questo senso il nostro giornale ha iniziato con l’ufficio stampa di RFI una interlocuzione per avere delle risposte ad una serie di quesiti con lo scopo di chiarire meglio gli aspetti specifici legati all’intervento di Vicenza; il risultato di questa intervista lo trovate come scritto prima sul n. 5 di VicenzaPiù Viva.
Detto questo è sicuramente da apprezzare lo sforzo del sindaco Possamai e del suo gruppo di lavoro nello spingere RFI all’adozione del protocollo Envision per il secondo lotto (Attraversamento di Vicenza). Questo segna una forte discontinuità rispetto a quanto svolto dall’amministrazione precedente, che, per voce dell’ex Sindaco Rucco, ha sempre sostenuto l’impossibilità di intervenire sul progetto definitivo depositato nell’agosto del 2022.
Riuscire a vincolare il costruttore a fissare degli obiettivi e rispettare gli impegni definiti nel protocollo sui temi di economia circolare, tutela ambientale e riduzione di emissione di sostanze inquinanti sarebbe già un buon risultato che porterebbe un valore reale agli indicatori di sostenibilità misurati da Envision di Harvard.