Agricoltura, Cisl Vicenza: “6.000 lavoratori vicentini con il contratto provinciale scaduto”

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È un inverno particolarmente “caldo” per l’agricoltura: dopo le ripetute contestazioni a livello europeo e nazionale, anche nel Vicentino il settore è chiamato ad affrontare alcune questioni urgenti, a partire dal rinnovo del contratto provinciale che coinvolge i circa 6.000 lavoratori vicentini del settore e risulta scaduto ormai da diversi mesi.

“È un bene che il Governo abbia aperto alle richieste delle imprese, anche sul fronte fiscale – sottolinea Maurizio De Zorzi, segretario provinciale di FAI Cisl Vicenza, perché solo con la giusta remunerazione delle imprese agricole si possono salvaguardare le retribuzioni di tutti coloro che lavorano nel comparto. Oggi i lavoratori pagano sulla propria pelle gli scarsi guadagni che a volte hanno le imprese, però ora occorre far sì che i benefici delle misure annunciate dal Governo siano trasferiti anche ai lavoratori e per questo motivo come FAI Cisl Vicenza chiediamo di riprendere con urgenza la contrattazione per il contratto provinciale della categoria, che è ormai scaduto

Per il settore agricolo, oltre al contratto nazionale, è previsto infatti anche un contratto provinciale di primo livello che regola alcuni temi fondamentali, tra cui anche una quota del salario: “Dobbiamo rafforzare il reddito dei lavoratori in agricoltura, che stanno pagando a caro prezzo i forti rincari degli ultimi due anni. Per questo come organizzazioni sindacali di categoria chiediamo un aumento del 6,5% e ritengo che sia nell’interesse delle imprese, ma vorrei direi di tutti, sostenere il reddito dei lavoratori agricoli”.

Il rischio, altrimenti, è quello di una inevitabile desertificazione, prima professionale e quindi agricola: “Le imprese fanno sempre più fatica a trovare manodopera – conclude De Zorzi – e l’unico modo per invertire la tendenza è rendere il lavoro in agricoltura più attrattivo.

In questo senso un salario più adeguato è il primo e fondamentale passo, ma occorre lavorare anche su altri fronti, perché tipicamente le aziende agricole sono poco sindacalizzate e questo rende più difficile tutelare i lavoratori. Senza un lavoro di qualità però non può esserci un prodotto di qualità: valorizzare i lavoratori significa valorizzare una filiera essenziale”.