Il 2019 inizia come è stato il 2018: nei luoghi di lavoro si muore, continua una carneficina, una guerra che miete sempre più vittime e nella quale i carnefici sono sempre impuniti. A ieri sono già 6 i morti sul lavoro dopo 704 nel 2018 (oltre il 10% in più rispetto al 2017). A nessuno di chi occupa governo (e parlamento) importa qualcosa. Siamo a discutere se 49 “poveracci” possono sbarcare nei nostri porti o se devono restare in mare perché ci portano via chissà che cosa (ci tolgono il lavoro? Vi rubano i soldi?) e sono un pericolo per la “sicurezza del paese”.
Siamo governati da un fantasma (Conte), da un “ministro delle interiora” (Salvini) che è tutto il giorno sui social e il cui partito deve allo Stato 49 milioni di euro (e lo farà in oltre 70 anni grazie a una rateizzazione che i comuni mortali si sognano), da un “ministro del lavoro” (Di Maio) che non ha mai lavorato seriamente in vita sua ma, evidentemente, sa tutto e di più. Povera Patria (come direbbe Battiato).
Si va al lavoro, infatti, e non si torna a casa, ma a nessuno sembra importare questa carneficina. Tanto meno ai governanti del nostro Paese, umiliato e martoriato, che fanno dell’odio verso gli sfruttati, i “diversi”, chi dissente, chi arriva nel nostro paese sperando in un futuro migliore, il segno distintivo della loro politica. È così, deviando l’attenzione e indicando un nemico inesistente e facile da odiare, che prospera e trionfa l’indifferenza verso i veri problemi del nostro paese. E il primo problema è il lavoro che, ormai, non è né garantito, né giustamente retribuito, né (tantomeno) sicuro.
Ricordate, non sono gli immigrati a “portarci via il lavoro” o a renderlo reso meno sicuro, peggio retribuito e più precario, non sono i giovani e i meno giovani costretti ad accettare condizioni di lavoro indecenti per poter sopravvivere a essere i colpevoli. I responsabili sono i padroni e i loro servitori, quelli che occupano governo e parlamento, che hanno cancellato i diritti fondamentali della Costituzione e che stanno creando una società di diseguali, sempre più precaria dove trionfa la miseria di troppi e il privilegio di pochissimi che, con lo sfruttamento di uomini e territorio, diventano sempre più ricchi. Non bisogna essere buonisti e tantomeno compassionevoli.
È giusto, come scriveva Gramsci, odiare gli indifferenti. È necessario combattere contro lo sfruttamento. Ed è indispensabile tornare a studiare e istruirsi, per sapere, per conoscere, per riconquistare quella coscienza che abbiamo perduta. In breve è nostro dovere essere ribelli e lottare. Con la necessaria determinazione e, perché no, la giusta rabbia.
Nota sulla carneficina
Sono già 6 i morti per infortunio sui luoghi di lavoro nel 2019 (rif. Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro)
E queste sono le notizie di 4 (dei 6) morti sul lavoro che sono riuscito a trovare in internet:
www.ilgiorno.it (3 gennaio 2019)
Pegognaga (Mantova) – Tragico infortunio sul lavoro questo pomeriggio in un’azienda agricola di Pegognaga, nel Mantovano. Un agricoltore 60enne è morto schiacciato sotto il trattore che stava guidando. L’uomo è deceduto sul colpo; inutili i soccorsi arrivati subito sul posto.
www.ilgazzettino.it (Giovedì 3 Gennaio 2019, 19:51)
CHIAMPO – E’ di un morto e di un ferito grave il bilancio di un tragico incidente sul lavoro avvenuto nel tardo pomeriggio di oggi a Chiampo, in via Zonati (video servizio di Antenna 3, ndr). Secondo una prima ricostruzione un trattore che era stato parcheggiato in cima ad un terreno in pendenza, sopra una scarpata, si è mosso improvvisamente e nella discesa ha travolto due persone, impegnate assieme nel taglio di alcune piante e nella pulizia della zona boschiva.
La vittima è un uomo di 72 anni, Mariano Santi, uno dei componenti dell’omonima famiglia proprietaria dell’area e residente nella stessa contrada, che è stato colpito in pieno ed è morto sul colpo, mentre il ferito è un suo cugino, che ha riportato ferite serie, ma non sarebbe in pericolo di vita.
www.siciliatv.org (3 Gennaio 2019)
Tragico incidente sul lavoro, ieri, alla zona industriale di Agrigento. Un 28enne, Massimo Aliseo, originario di Canicattì ma residente ad Agrigento, ha perso la vita a seguito dello scoppio di una bombola di ossigeno. Il fatto è avvenuto all’interno di un capannone di una impresa che si occupa della ricarica delle bombole. Pare che il giovane stesse avendo a che fare proprio con una di queste bombole, per ricaricarla di ossigeno, quando questa sarebbe improvvisamente esplosa, uccidendolo.
Sempre nell’agrigentino ha perso la vita anche un agricoltore Girolomo Gibilaro che è stato travolto dalla motozappa con la quale stava lavorando la terra.