Asquini dopo Polidori, il razzismo di certi leghisti: ascoltino la “negra” Billie Holiday

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Sto leggendo qualcosa sulle ultime esibizioni di esponenti della Lega: c’è il vicesindaco di Trieste che butta via coperte e vestiti di un “senzatetto” (tanto è un clochard, “chi se ne frega”) e poi c’è quell’altro leghista di Monfalcone, come si può leggere su ansa.it, Asquini dopo Polidori.

Ansa

Dopo il gesto del vicesindaco leghista di Trieste, Paolo Polidori, che ieri via social aveva annunciato di avere gettato ‘con soddisfazione nel cassonetto’ le coperte di un clochard come avrebbe fatto ‘un normale cittadino che ha a cuore il decoro della sua città’, scoppia un altro caso, questa volta a Monfalcone (Gorizia). A pubblicare sempre su Facebook, nelle stesse ore, una filastrocca che denigra i migranti, riferisce Il Piccolo, è l’assessore comunale alla Sicurezza di Monfalcone, Massimo Asquini“.

La filastrocca

“Il migrante vien di notte con le scarpe tutte rotte; vien dall’Africa il barcone per rubarvi la pensione; nell’hotel la vita è bella nel frattempo ti accoltella; poi verrà forse arrestato e l’indomani rilasciato’ posta Asquini come riferisce l’Ansa che così prosegue: “Parole che hanno provocato la reazione dell’opposizione, che chiede le dimissioni dell’esponente leghista e ‘la convocazione di un Consiglio comunale urgente, con la presenza del Questore e del Prefetto’. Mentre l’interessato si difende: ‘è quello che tutti gli italiani pensano’…”

Uomini al comando

Il problema è che questi (non so come definirli) sono sempre di più e occupano posti di comando e di potere. E ancora più problematiche (direi oscene) sono le dichiarazioni. Dovrebbe essere inconcepibile che questi (non so come definirli) dichiarino che quella filastrocca “è uno scherzo” e che non si voleva offendere nessuno (evidentemente per questi i migranti, i “negri” sono nessuno). Inconcepibile certo, ma così non è nell’Italia del 2019.

La calunnia

Quando poi afferma che “è quello che tutti pensano” si sfiora la calunnia. Perché deve sapere il “caro signor” Asquini che io non la penso come lui. E che, come me, sono in tanti, tantissimi a pensare che il razzismo si nasconde in quello che lui pensa e tanti, tantissimi sanno che le sue non sono frasi “scherzose” ma parole pericolose che non devono e non possono avere cittadinanza in un paese civile quale ci ostiniamo a considerare ancora il nostro.

La “negra” Billie Holiday

Come antidoto al virus che alberga nelle menti di tali personaggi, ascoltiamo questa canzone (Strange Fruit) cantata da Billie Holiday (per il “caro signor” Asquini e per chi la pensa come lui, una “negra”) nel 1939. In pochi minuti si esprime tutto il marcio che alberga nella testa dei razzisti.

Adesso mi sorge un dubbio … ma i “signori” ai quali piacciono quelle “filastrocche” potranno capire il significato di queste parole?

Gli alberi del sud hanno uno strano frutto,
Sangue sulle foglie e sangue alle radici,
Corpi neri oscillano nella brezza del sud,
Uno strano frutto appeso dagli alberi di pioppo.
Scena pastorale del prode sud,
Gli occhi sporgenti e le bocche contorte,
Profumo di magnolia, dolce e fresco,
Nell’improvviso odore di carne che brucia.
Ecco il frutto che i corvi beccano,
Che la pioggia coglie, che il vento succhia,
Che il sole fa marcire, che gli alberi fanno cadere,
Ecco un raccolto strano e amaro. 

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Giorgio Langella
Giorgio Langella è nato il 12 dicembre 1954 a Vicenza. Figlio e nipote di partigiani, ha vissuto l'infanzia tra Cosenza, Catanzaro e Trieste. Nel 1968 il padre Antonio, funzionario di banca, fu trasferito a Lima e lì trascorse l'adolescenza con la famiglia. Nell'ottobre del 1968 un colpo di stato instaurò un governo militare, rivoluzionario e progressista presieduto dal generale Juan Velasco Alvarado. La nazionalizzazione dei pozzi petroliferi (che erano sfruttati da aziende nordamericane), la legge di riforma agraria, la legge di riforma dell'industria, così come il devastante terremoto del maggio 1970, furono tappe fondamentali nella sua formazione umana, ideale e politica. Tornato in Italia, a Padova negli anni della contestazione si iscrisse alla sezione Portello del PCI seguendo una logica evoluzione delle proprie convinzioni ideali. È stato eletto nel consiglio provinciale di Vicenza nel 2002 con la lista del PdCI. È laureato in ingegneria elettronica e lavora nel settore informatico. Sposato e padre di due figlie oggi vive a Creazzo (Vicenza). Ha scritto per Vicenza Papers, la collana di VicenzaPiù, "Marlane Marzotto. Un silenzio soffocante" e ha curato "Quirino Traforti. Il partigiano dei lavoratori". Ha mantenuto i suoi ideali e la passione politica ed è ancora "ostinatamente e coerentemente un militante del PCI" di cui è segretario regionale del Veneto oltre che una cultore della musica e del bello.