Crisi imprese, Il Sole 24 Ore: “in Piemonte e Marche perse 54mila aziende”

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54mila imprese in crisi hanno chiuso battenti tra il 2013 e il 2023 in Piemonte e nelle Marche. Il dato relativo alle due regioni italiane è fornito da Infocamere, ripreso da Il Sole 24 Ore in edicola oggi, per proseguire la sua tendenza ad analizzare sui numeri i fenomeni che riguardano l’imprenditoria italiana.

Ma perché l’attenzione è caduta proprio su queste due regioni? “I territori delle due regioni, con la sola eccezione di Torino e Novara, sono tra i venti più colpiti dallo spopolamento imprenditoriale nell’ultimo decennio”, scrivono su S24 Marta Casadei e Michela Finizio. E ancora: “Nella loro evoluzione i numeri, analizzati per settore e per provincia, scattano la fotografia di come è cambiato il tessuto imprenditoriale italiano dagli anni subito dopo la crisi finanziaria scatenata dal collasso del sistema subprime fino al post pandemia, con i primi effetti del caro-prezzi sulla tenuta delle attività produttive”. 

Il quotidiano economico chiarisce che il numero di aziende risulta in forte calo anche a Mantova, Gorizia, Rovigo, Ravenna, Sondrio, Belluno, Udine e Cremona.

Mentre la crisi delle imprese (chiusura delle imprese) fa registrare una sostanziale stabilità in Italia in generale, nel periodo di dieci anni preso in considerazione dall’analisi, sono i territori del Centro Nord, a subire le più pesanti conseguenze. “A Biella il saldo negativo è di oltre 3mila imprese scomparse rispetto al 2013 (-15,9%), il 31% nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio. Simili i trend di Vercelli dove all’appello mancano 2.325 attività (-13,5%), e di Cuneo (-9,4%), con 6.733 attività in meno rispetto al 2013, per il 35% scomparse nel commercio”.

Si tratta di indicatori che traggono in qualche modo origine dalla crisi dei consumatori stessi, ovvero territori nei quali i numeri dei residenti hanno subito drastici cali, per diversi motivi. A risentirne di più sono vendita al dettaglio e costruzioni, allevamenti e coltivazioni agricole.

L’altro lato della medaglia è che, sempre nello stesso periodo 2013-2023, e sempre secondo i dati di Infocamere, è il Sud l’area geografica italiana a mostrare incrementi nel numero di nuove imprese.

Le prime venti province per aumento di imprese registrate sono quasi tutte del Mezzogiorno, con un particolare incremento – superiore all’13% – a Nuoro e Napoli. Seguono Caserta, Taranto e Crotone. Nella città metropolitana di Napoli va rilevato che il saldo positivo di 35.931 nuove imprese iscritte è per il 17,5% concentrato nel settore delle costruzioni e per il 16% nel settore dei servizi di alloggio e ristorazione.

Le uniche realtà non del Meridione a chiudere il decennio in positivo sono Milano (+7,7%), Bolzano (+6,2%) e Frosinone (+4,4%). Nel capoluogo lombardo, in particolare, su 27.513 imprese in più iscritte al Registro, oltre 9.200 sono attività professionali, scientifiche e tecniche, 5.500 sono del comparto finanziario e assicurativo, 3.700 dei servizi di alloggio e ricettivi, e così via. I servizi e il terziario, insomma, hanno conquistato la città metropolitana, affiancate da un incremento dello stock di imprese anche nelle costruzioni (+2.979), mentre le attività manifatturiere lasciavano libero il territorio: rispetto alle 36.470 industrie registrate al 31 dicembre 2013 nel milanese, oggi se ne contano 5.149 in meno”.

Fonte: Il Sole 24 Ore