Jacopo Maltauro: “È tempo del primo Bilancio”

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Jacopo Maltauro, capogruppo Lega a Vicenza
Jacopo Maltauro, capogruppo Lega a Vicenza

(Articolo di Jacopo Maltauro da Vicenza Più Viva n. 4, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Cari lettori, siamo giunti al primo bilancio dell’amministrazione Possamai. Per
Bilancio si intende quello vero, l’approvazione del documento di Bilancio previsionale 2024 2026 addobbato dal DUP e dal Piano Triennale delle opere pubbliche. In poche parole la carta d’identità di un’amministrazione comunale, il cuore pulsante della sua visione politica e la cartina al tornasole delle sue promesse elettorali. Così come il manager di un’azienda viene valutato in base ai numeri del bilancio aziendale, il Sindaco di una città viene valutato in base alla visione offerta dal bilancio comunale e la valutazione che emerge da questo primo Bilancio è quella di una carta d’identità piuttosto sbiadita rispetto al biglietto da visita con cui il centrosinistra cittadino si era proposto in campagna elettorale. Per i temerari che hanno tempo e volontà di immergersi tra le centinaia di pagine del Bilancio di previsione non risulterà infatti così difficile notare una certa discrepanza tra la fantasia del programma elettorale e la realtà del bilancio fattuale. Dagli asili nido gratuiti per tutti, misura peraltro discutibile in termini di equità sociale, alla previsione delle rete tagliate del solo 20% per il primo semestre 2024 (taglio già previsto negli anni precedenti dal centrodestra) e del 40% nel secondo semestre. Completamente assente la gratuità del trasporto pubblico locale per gli under 30 e il biglietto a 9 euro per gli altri utenti che si scontrano con i 2 milioni di passivo della Società vicentina trasporti, accumulatisi nel periodo pandemico. “Dimezzeremo le immissioni in 5 anni” recitava il programma elettorale , ma il Bilancio
recita gran poco in termini di investimenti innovativi sul tema, con la progettualità sull’efficentamento energetico degli edifici comunali che non avanza. Clausola di dignità per i contratti con i fornitori del comune di Vicenza e flessibilità oraria nella struttura comunale, promesse che stridono rispetto al clima sindacale a dir poco “de boio” creatosi attorno alle proposte di trattamento rivolte ai dipendenti comunali. Il dimezzamento delle liste d’attesa per l’Edilizia Residenziale Pubblica, senza significative previsioni finanziarie e con l’allargamento della graduatoria a tutti i “richiedenti”, superando la legge regionale che prevede come requisito cardine la residenza o il lavoro da almeno 5 anni in Veneto. Non c’è traccia poi della previsione di uno psicologo per ogni quartiere. Una dissonanza significativa tra promesse e realtà che non si riscontra solo su quello che in questo Bilancio “non c’è” ma anche su quello che “c’è”. Sul piano degli investimenti e delle opere pubbliche, pur sforzandosi a individuare qualcosa di nuovo e di forte come prospettato in campagna, gli stanziamenti si rivolgono principalmente a strade e marciapiedi, per circa 3 milioni di euro, cimiteri per più di 650000 euro e chiese per più di 400000 euro, togliendo nel contempo 2 milioni e mezzo dedicati ad una nuova grande Biblioteca Bertoliana all’ex Tribunale di Santa Corona. Praticamente al posto di guardare “avanti”, si guarda “per terra”. Per carità, la manutenzione ordinaria è una precondizione indiscutibile per chi amministra ma per una città capoluogo come Vicenza a me sembra un po’ poco e di certo non sufficiente a perseguire le grandi sfide che Vicenza si presta ad affrontare tra opere pubbliche, sviluppo universitario e slancio turistico- commerciale. Qualcuno dirà “troppo presto” a me ,dopo 7 mesi di amministrazione , viene da dire: “troppo poco.”