Fine vita, Il Corriere della Sera: “Il richiamo della Consulta” a politica e giudici

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Il giudice Augusto Barbera, presidente della Corte costituzionale

Il presidente della Corte costituzionale Augusto Barbera ha richiamato il Parlamento a legiferare su sue competenze, tra cui il Fine vita. Lo ha fatto nella relazione annuale sull’attività del 2023, al cospetto del capo dello Stato, Sergio Mattarella, e alle più alte cariche istituzionali, tra cui il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e la vicepresidente del Senato, Anna Rossomando.

Sul fine vita, ma anche sui figli delle coppie dello stesso sesso, Il Corriere della Sera scrive: c’è “l’auspicio di un «intervento del legislatore che dia seguito alla sentenza della Consulta», la cosiddetta «sentenza Cappato» sulla non punibilità dell’aiuto al suicidio. Prima della scadenza fissata: a giugno la Corte si dovrà pronunciare sull’ordinanza del Tribunale di Firenze relativa a un malato di Sla che non assume farmaci salvavita e decidere se sono incostituzionali le norme che puniscono chi aiuta a morire. L’attesa è per una legge, ma, ha spiegato Barbera, la Corte non può restare appesa a una sorta di «aspettando Godot» di una norma che non arriva. Idem sui figli delle coppie dello stesso sesso”.

Barbera, nel suo intervento, ha evidenziato una situazione confusionaria a livello comunale e le iniziative “a supplenza” delle regioni italiane, tra cui il Veneto, dove una proposta di legge su iniziativa popolare ha registrato un passaggio, negativo, in Consiglio.

Sul tema, il quotidiano raccoglie le reazioni, come la preoccupazione del capo della Conferenza Episcopale Italiana, Matteo Zuppi che ha richiamato la legge sulle cure palliative, mentre Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscion, ha lodato le “parole chiar”» di Barbera.

Nella relazione – prosegue l’articolo di Virginia Piccolillo sul Corsera – Barbera sottolinea che la Costituzione è patrimonio di tutti e non va usata «per letture divisive ma come il tessuto che attraverso la condivisione dei suoi principi regge e unifica la Repubblica». Un testo «eclettico, inclusivo a virtualità multiple». Con Barbera che riconosce il ruolo delle Camere quando ricorda che «al rigoroso rispetto delle decisioni delle magistrature deve corrispondere l’altrettanto rilevante rispetto delle decisioni delle sedi parlamentari». Per questo la Carta è «tuttora robusta». Non è separata ma parte di un più ampio ordinamento costituzionale in continua evoluzione”.

Il presidente della Corte costituzionale ha poi fatto riferimento al ruolo interpretativo dei giudici, che deve essere rispettoso dei valori costituzionali: “«Si può comprendere (non giustificare) che il giudice avverta l’esigenza di approntare una risposta rapida a fronte di assetti normativi in contrasto con la Costituzione» per offrire «tutela ai diritti inviolabili». Ma invita i magistrati a rimanere nel proprio ruolo allontanandolo da «quegli “eccessi valoriali” da cui talvolta non pochi di essi si sentono pervasi». Le interpretazioni non «diano luogo a soluzioni contrastanti». Meglio richiedere il giudizio di legittimità costituzionale”.

Fonte: Il Corriere della Sera