Cittadini o sudditi? Riflessioni per ogni amministrazione e anche per Rucco

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Cittadini o sudditi
Cittadini o sudditi

Il disprezzo della nostra qualità di cittadini e la certezza del nostro stato di sudditi non ci vengono tanto da soggetti privati: dal vicino di casa, col quale nutriamo sentimenti ambigui a seconda degli interessi e perciò della simpatia; o dal casolin, che ci tratta con cortesia, almeno con deferenza, a seconda della nostra capacità di spesa; o meno ancora dai colleghi di lavoro, con i quali conduciamo una guerra quotidiana per la divisione del lavoro, per lo stipendio e le gratifiche, per la carriera…

No. La cittadinanza ci viene infirmata dallo Stato: incapace di trasferire i principi democratici nella pratica politica e amministrativa. Una delle innumerevoli prove di questa tesi è l’infrazione al codice della strada.

La miriade di cartelli piantata al lato delle strade piene di buche non indica la direzione da prendere (località, autostrade, centro cittadino), i numerosi cartelli di divieto stanno solo a copertura della multa che riceverai a casa una volta superati. Ogni duecento metri varia il limite di velocità, i divieti di accesso e di transito non sono posti più all’ingresso delle strade, ma a mo’ di vero e proprio agguato lungo la carreggiata e abbondantemente dopo il suo imbocco, i divieti di sosta – giorni pari giorni dispari, dalle ore alle ore, giorni festivi? – sempre più imperscrutabili.

Così, senza saperlo, ci si trova ad infrangere il codice, e a pagare salato. Le pubbliche amministrazioni non hanno nessun interesse a difendere l’incolumità degli utenti, né risolvere la congestione del traffico cittadino, e neppure alleggerire l’inquinamento del centro storico: a loro interessa solo quanto possono spremere da chi per qualsiasi ragione viaggia in macchina.

E così, una svista verso il crepuscolo, un cartello seminascosto dalla vegetazione o malamente orientato, ti costa almeno una giornata di lavoro. E’ inutile essere attenti: diminuisce solo l’incidenza della grassazione, ma non la si elimina. E dire che su pochi euro di tasse si costruiscono le politiche e i consensi popolari, quando invece le rapine di torvi “covolari”, anonimi e intoccabili, ci portano via in un colpo solo molto più di quanto ci viene concesso in una manovra finanziaria “del popolo”.

Se alle amministrazioni stesse a cuore l’interesse dei cittadini, sarebbero chiare nell’indicare i divieti, metterebbero la nostra velocità sui display luminosi, farebbero passaggi a livello per le zone a traffico limitato, con passi per gli autorizzati. Ma il traffico serve solo a portare denaro nelle casse pubbliche, non a produrre ricchezza. Ecco la filosofia dello Stato che occupa le nostre vite come un esercito straniero.

E di chi, come direbbe Quasimodo, è “il piede straniero sopra il cuore”, e aggiungiamo noi con le mani nel portafogli? Se si equipara colui che ha un reddito quotidiano 20 volte superiore alla multa che riceve, a quello che invece non arriva nemmeno alla metà, non si ha intenzione di educare l’utenza, ma di selezionarla.

Se al contrario, si esige una contribuzione forzosa che non sia proporzionale al reddito, si fa solo la gioia del SUV parcheggiato sul marciapiede, o che ostruisce il passaggio di una viuzza comunale. L’atto giudiziario che ti viene notificato mesi e mesi dopo l’infrazione, quando almanacchiamo sul come ci potevamo trovare colà nel giorno e nell’ora citata, contiene tutte le norme, le agevolazioni e le minacce che si userebbero con un detenuto al carcere duro, dove, solo per beffa, viene anche menzionata la possibilità e la procedura per fare opposizione, i termini, gli indirizzi, le alternative. Inutili.

Data l’irrevocabilità della sanzione, e coscienti del rancore che si alleva nei cittadini che non possono in alcun modo ribellarsi all’estorsione, non mi sorprenderebbe sapere che ogni amministrazione stabilisca sottobanco direttive a sfavore dei non residenti, invece che dei propri elettori. Ma di questo non ho prove.

Non ne ho bisogno per convincermi di appartenere ad una società dove lo Stato si manifesta solo nella facies oppressiva e punitiva, invece che in quella che assicura i diritti, e agevola le difficoltà individuali; non ne ho bisogno, governo ladro! Non ho bisogno d’altro per capire che la dimensione privata, schiava dei dominanti, è pronta solo ad essere finanziata dai sottomessi, ma concede loro incerte e sparute briciole di benefici.

Riflessioni solo mie o buone anche per ogni amministrazione quella di Francesco Rucco inclusa?